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04/11/19

Perché e chi acquista titoli a tasso negativo?

Tra le mail e i commenti ricevuti sul blog, ho trovato interessante quello di Gago che mi chiede “perché gli investitori acquistano titoli di stato a tassi negativi?”. 
Effettivamente può apparire paradossale che ci sia chi è disposto ad investire in titoli sapendo che ci perderà, a prescindere da tasse, costi e inflazione. Una situazione fuori dalla logica.

Eppure oggi ci sono circa 15 mila miliardi di obbligazioni (il 30% dell’indice Bloomberg Barclays Global Aggregate Bond, l’indice che include i principali bond mondiali) con rendimenti negativi. Non sono solo i titoli degli Stati più solidi. Anche i titoli di Stato italiani, sicuramente non un paese tra i più sicuri dal punto di vista del debito pubblico, presentano tassi negativi su scadenze fino a 3-4 anni. Tra i titoli con tassi negativi ci sono oltre 700 miliardi di dollari di debito corporate (debito emesso da società private), un quarto di tutti i bond investment grade in euro ma addirittura il 2% del mercato più speculativo, quello degli high yield.

I tassi negativi sono un fattore che spinge molti piccoli investitori a mantenere i soldi fermi sul conto corrente, altri a prendere a volte più rischi del necessario. Ma se si può capire chi sta fermo o chi assume maggiori rischi pur di prendere un rendimento “normale”, è difficile comprendere chi compra sapendo che oltre al rischio si accolla pure gli interessi. Fino a qualche anno fa sarebbe stato inconcepibile anche solo pensarlo, eppure questa è la realtà odierna.

Esaminiamo quindi i possibili motivi per cui una persona/azienda razionale può decidere di acquistare Btp o altri titoli a tasso negativo.

1. Speculazione

Paradossalmente si può guadagnare anche sui titoli a rendimento negativo: se i tassi calano ulteriormente, i prezzi dei titoli salgono. Chi acquista questi titoli quindi lo fa nella speranza che i tassi scendano ulteriormente ed in effetti è quanto si è verificato quest’anno, con i rendimenti che sono calati per effetto delle nuove politiche espansive delle banche centrali.

2. Tasso BCE

Attualmente il tasso di deposito della BCE è -0,50%. Ciò significa che le banche che lasciano i soldi presso una banca europea hanno un costo annualizzato del -0,50%. Quindi può aver senso acquistare asset con rendimento negativo, se tale rendimento è comunque meno negativo di quello offerto dalla BCE.

3 QE della BCE

Collegato strettamente ai punti precedenti c'è il nuovo Quantitative Easing lanciato dalla BCE.  In pratica significa che la Banca Centrale Europea compra sul mercato titoli governativi europei senza guardare ai prezzi. Chiunque acquisti questi titoli all’asta spera che la BCE continuerà a comprare tali obbligazioni a prezzi addirittura superiori, senza tenere conto del ritorno economico legato all’operazione.

4 Sicurezza di rimborso

I bund tedeschi e altri titoli emessi da stati "forti" vengono visti oggi come un bene rifugio. Comprando questi titoli si ha un’alta probabilità di vedersi rimborsare i propri soldi, anche se per un importo leggermente inferiore a quello investito inizialmente. Addirittura questa è stata, nel periodo di maggiore incertezza, la motivazione più probabile per cui gli investitori acquistavano queste obbligazioni. E’ però difficile spiegare con tale motivazione il perché anche i Btp abbiano rendimenti sottozero.

5. Deflazione e protezione del capitale

In una situazione di deflazione, vale a dire prezzi decrescenti, 100 euro fra 10 anni hanno un potere d’acquisto superiore agli stessi 100 euro oggi. Difficile comunque pensare che la deflazione possa durare per 10 anni. Ma si può pensare che i rendimenti negativi degli asset acquistati possano fornire protezione contro crolli più significativi di altri asset o beni.

6. Obblighi normativi e di portafoglio

La normativa finanziaria europea e non, continua a favorire l’acquisto di titoli di Stato rispetto ad altri asset. Alcune società devono comprare i titoli a tassi negativi. Il "devono" deriva sia da obblighi normativi che da vincoli di investimento.
Si pensi ai fondi pensione o alle compagnie assicurative che devono comporre portafogli equilibrati e con una certa quota di investimenti “sicuri”. Non possono quindi esimersi dall’acquistare per esempio titoli di Stato, anche se con rendimenti negativi.

Lo stesso dicasi per i fondi obbligazionari e monetari. Quest'ultimi per esempio devono acquistare prevalentemente titoli a breve termine (scadenze di 12-18 mesi) dove è difficile se non impossibile trovare rendimenti positivi. Lo stesso discorso vale ovviamente per gli Etf obbligazionari che replicano semplicemente degli indici all’interno dei quali sono comprese obbligazioni a rendimento negativo.


Come si vede ci sono ragioni tecniche e finanziarie per cui gli investitori acquistano i titoli con rendimento negativo. Tali investitori, salvo qualche speculatore privato, sono per lo più istituzionali (banche, SGR dei fondi, compagnie assicurative, fondi pensione). I piccoli lasciano piuttosto i soldi sul conto corrente (ma come ti ho spiegato negli ultimi articoli, anche questa è una mossa perdente considerando costi, tasse e inflazione. Leggi per esempio dove investire con i tassi negativi). Non c'è dubbio comunque che siamo in una situazione "drogata" dalle banche centrali, una situazione che porta lentamente al depaupaperimento dei risparmiatori o all'assunzione di maggiori rischi. Da quanto scritto per esempio è evidente che chi ha fondi pensione investiti nelle forme più prudenti, potrebbe guadagnare poco o nulla. Una prospettiva non così esaltante per le pensioni integrative di domani se il fenomento tassi negativi dura a lungo.

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