Un contesto macro favorevole sostiene questa ripresa: il dollaro debole agevola le economie fortemente indebitate in valuta americana, mentre il ciclo di tagli dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali — incluse quelle dei Paesi emergenti — fornisce un potente stimolo a crescita e investimenti.
Asia al centro del nuovo ciclo
La Cina resta il principale motore dell’area e continua a trainare l’indice complessivo dei mercati emergenti. Le Borse di Shanghai e Shenzhen hanno guadagnato terreno dall’inizio dell’anno, ma la novità più interessante è l’emergere di altri poli di sviluppo, pronti a offrire nuove opportunità d’investimento con valutazioni ancora attraenti e un rischio diversificato rispetto a quello cinese. L’Asia nel suo complesso resta l’area più promettente, grazie alla spinta della tecnologia. Taiwan, Corea del Sud e Hong Kong rappresentano la culla dell’innovazione nel campo dei semiconduttori, componente chiave dell’intelligenza artificiale e dell’elettronica avanzata.
Secondo Jennifer Martin, portfolio specialist di T. Rowe Price, “sebbene il ciclo dell’intelligenza artificiale sia trainato dalle aziende statunitensi, la rete di collaborazione globale — in particolare con i produttori asiatici di chip e apparecchiature — crea un contesto d’investimento ideale”. Le intese tra società coreane e americane nel settore dei semiconduttori mostrano infatti come la catena del valore tecnologico si stia rafforzando a livello globale, generando benefici anche per gli investitori nei mercati emergenti.
Condizioni di crescita credibili
Affinché i mercati emergenti continuino a performare, servono due elementi: credibilità nella crescita economica e premio di crescita rispetto ai Paesi sviluppati. Lo sottolinea Alessia Berardi, Head of Emerging Macro Strategy di Amundi Investment Institute, che rileva come “il premio di crescita attuale sia superiore alla media storica, anche se in progressiva riduzione”. In questo scenario, India e Brasile spiccano tra i mercati più interessanti: economie trainate dalla domanda interna, meno esposte ai rischi geopolitici, ai dazi o al rallentamento globale.
India, la nuova locomotiva dell’Asia
L’India si distingue per la solidità della sua economia domestica. Il governo ha avviato politiche mirate a sostenere la produzione e i consumi interni, riducendo le tasse sui beni di consumo e favorendo una classe media in espansione, sempre più digitalizzata e propensa alla spesa. Tra i settori più promettenti figurano quelli legati ai consumi di base, ma anche ai beni di fascia medio-alta, sostenuti da una popolazione giovane e da un rapido sviluppo tecnologico. L’indice di Mumbai ne riflette la forza, con un andamento in costante crescita da inizio anno.
Brasile: tassi elevati e prospettive di cambio politico
Anche il Brasile è tornato sotto i riflettori. L’indice Bovespa ha registrato un +24% da gennaio, sostenuto da una politica monetaria che ora potrebbe virare verso l’allentamento. Come spiega Fabrizio Santin, senior investment manager di Pictet Asset Management, “i tassi d’interesse nominali al 15% e reali tra il 7% e l’8% rappresentano un margine ampio per futuri tagli. La loro riduzione sarebbe un forte volano per le valutazioni azionarie”. Inoltre, le elezioni del 2026 potrebbero aprire scenari favorevoli qualora emergesse una leadership più orientata al mercato rispetto all’attuale governo di Lula.
Infrastrutture: la spina dorsale dello sviluppo
Un altro pilastro della crescita dei mercati emergenti è rappresentato dalle infrastrutture. Strade, porti, reti elettriche e ferrovie costituiscono l’ossatura su cui si costruisce la modernizzazione economica e sociale. Secondo Robert Gilhooly, senior economist di abrdn, “entro il 2050 il fabbisogno infrastrutturale globale dei Paesi emergenti raggiungerà i 43 mila miliardi di dollari. Ogni dollaro investito in infrastrutture pubbliche può generare ritorni economici significativamente superiori”. Dalle reti energetiche rinnovabili alle infrastrutture logistiche, gli investimenti in questo settore restano cruciali per sostenere la crescita e l’integrazione nelle catene globali del valore. Paesi come Perù, Vietnam e Filippine mostrano un potenziale ancora largamente inespresso, specie nel comparto portuale e ferroviario.
Un futuro di opportunità (ma anche di selezione)
Nonostante le tensioni geopolitiche e le spinte verso la deglobalizzazione, i Paesi emergenti continuano a integrarsi nel commercio mondiale, offrendo un mix di crescita e rendimento difficilmente replicabile altrove. Tuttavia, la parola chiave resta selezione: puntare su economie solide, politiche stabili e settori strategici — come tecnologia, infrastrutture ed energia pulita — può fare la differenza tra cavalcare la ripresa o restarne ai margini.
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