Il meccanismo di questa frode, come illustrato dal caso segnalato dal lettore G.G., segue uno schema ben preciso. La vittima viene contattata tramite messaggi (spesso via Whatsapp) da un numero di telefono sconosciuto, presentandosi come un congiunto (figlio, nipote, ecc.) che lamenta di aver smarrito il proprio smartphone o di aver subito un altro incidente.
La truffa gioca immediatamente sulla leva emotiva, allarmando la vittima e inducendo uno stato di ansia e urgenza. Il truffatore, fingendosi in difficoltà, preme sulla necessità di risolvere urgentemente il problema, magari inventando scuse plausibili come l'impossibilità di accedere ai propri conti o di contattare altri familiari.
Mettendo la vittima "all'angolo", in una sorta di coazione ad agire, il truffatore fornisce l'Iban di una carta prepagata e richiede il versamento di una somma di denaro (nel caso specifico, poco meno di duemila euro), promettendo che una volta effettuato il pagamento, la situazione si risolverà miracolosamente.
La frode si consuma in un lasso di tempo molto breve, e altrettanto rapidamente la vittima realizza di essere caduta nel tranello. Questo porta quasi inevitabilmente a un processo di autocolpevolizzazione che può minare l'autostima della persona truffata. Paolo Legrenzi, professore emerito di psicologia comportamentale, sottolinea come la truffa che va a segno sia paradossalmente indicatore di un meccanismo di reazione sano nella vittima: la solidarietà e l'empatia. Il fatto che questi sentimenti vengano sfruttati è odioso ma, in un certo senso, secondario rispetto alla positività della reazione umana.
Dal punto di vista legale, quando la vittima sporge denuncia alla Polizia Postale, spesso si scopre che l'Iban su cui è confluito il denaro sottratto è intestato a una carta prepagata di un primario operatore nazionale, associata al nome di un VIP completamente estraneo ai fatti. Su questi Iban, gli inquirenti spesso individuano numerosi movimenti in entrata e in uscita, presumibilmente proventi di altre frodi.
Un aspetto problematico evidenziato nell'inchiesta riguarda la revocabilità dei bonifici. Mentre un bonifico ordinario può essere bloccato dalla banca in caso di errore o frode, un bonifico istantaneo, divenuto obbligatorio per le banche dal 9 gennaio scorso allo stesso costo degli ordinari, non è revocabile. Questo rende ancora più difficile il recupero delle somme sottratte.
Tuttavia, l'intermediario finanziario ha il dovere di segnalare operazioni sospette all'Unità di Informazione Finanziaria (Uif). Potrebbe configurarsi un profilo di corresponsabilità o di omesso controllo nel comportamento dell'operatore qualora non avesse rilevato e segnalato transazioni anomale.
Per contrastare il fenomeno delle frodi sui bonifici istantanei, a livello europeo si sta lavorando alla "verifica del beneficiario", che entrerà in vigore dal prossimo ottobre e permetterà di controllare la corrispondenza tra nome e cognome del destinatario dei fondi e il suo Iban. Si pensa anche alla creazione di una "black list" degli Iban utilizzati per frodi, che le banche dovranno aggiornare per bloccare eventuali transazioni sospette.
Nonostante queste misure, la prevenzione rimane fondamentale. La scarsa consapevolezza del fenomeno, soprattutto tra i giovani (solo il 52% dichiara di averne sentito parlare secondo una ricerca Ing e YouGov Italia), rende cruciale l'informazione sui segnali di pericolo, come richieste di denaro per emergenze improvvise e la creazione di storie drammatiche per suscitare empatia.
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