In un precedente articolo ti ho spiegato come i certificati di investimento, soprattutto quelli a capitale protetto, siano esplosi negli ultimi anni grazie alla spinta delle banche che riescono a limitare la concorrenza dei titoli di stato su cui guadagnano ben poco.
In questo articolo ti illustro i punti a cui prestare attenzione, in un prossimo articolo vedremo il problema dei costi, che come già spiegato, rappresentano il forte limite di questi prodotti (se acquistati in collocamento in banca o dal promotore).
Questi certificates uniscono due caratteristiche molto appetibili per il piccolo risparmiatore: la protezione del capitale e il pagamento di cedole periodiche.
Rischi e punti di attenzione sui certificates
Conoscere questi strumenti è comunque importante, premesso che spesso i tecnicismi non sono semplici. Controllare attentamente l’ammontare della protezione del capitale che non è sempre totale e pari al 100%. Occorre poi ricordare che la protezione avviene solo al momento della scadenza mentre durante la vita del certificato la sua quotazione può deprezzarsi anche in modo sensibile.
Per questo è importante verificare che la scadenza sia compatibile con il proprio orizzonte temporale. Sotto questo aspetto occorre valutare anche la liquidità sul secondario. Questi strumenti sono molto meno scambiati rispetto ai Btp pertanto può esser più lungo e difficile vendere, dovendo magari svender forzatamente pur di trovar una acquirente in caso di urgenza.
Altro rischio da valutare è l’emittente. E lo si è visto recentemente con i problemi di Cirdan. Ricorda che l’emittente non è sempre la banca che ti colloca il prodotto. In generale poi vale la regola della diversificazione del rischio.
La maggioranza di questi strumenti a capitale protetto è di tipo “digital”: possono pagare delle cedole periodiche al verificarsi di determinate condizioni. Non sono quindi cedole certe come per i Btp (cosa spesso non chiara) e in virtù di questo non si può stabilire a priori il loro rendimento: dipende dall’evoluzione dei sottostanti a cui sono agganciati (azioni, indici, etc).
Un tema molto importante è quello dei costi che come già spiegato sono impliciti e quindi nascosti. Ma soprattutto alti visto che superano l’1% annuo ma sono pagati tutti in fase di sottoscrizione (es. un certificato di 4 anni avrà commissioni implicite mediamente superiori al 4%).
Il rischio principale dei costi impliciti è di pagare allo sportello 100 per poi ritrovarsi poco dopo il titolo sul mercato secondario ben sotto questo valore. Da ciò deriva anche l’opportunità di poter acquistare dopo sul mercato secondario a condizioni interessanti.
In un prossimo articolo spiegherò il tema dei costi. Ti invito a non acquistare prodotti che non comprendi. Se sei interessato leggi un libro,
- I certificati di investimento. Come Giovanni Borsi sceglie i migliori - Giovanni è sicuramente il maggior esperto italiano in questo ambito
- Investire con i certificati di Gabriele Belelli. Gabriele è un consulente finanziario, molto noto per la sua presenza online e spesso parla anche di certificati
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