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12/12/23

Btp Italia – mantenere, vendere o acquistare?

obbligazioni indicizzate inflazione

L’inflazione in Europa e ancor più in Italia sembra in rapida discesa dopo il boom di circa un anno fa. Secondo le stime Istat, a novembre l’indice Nic con tabacchi registra una diminuzione dello 0,4% su base mensile e un aumento dello 0,8% su base annua (minimo da marzo 2021). Uno dei dati più bassi in Europa dove l’inflazione seppur in ampio calo si ferma per ora al 2,4%.

 

Il rallentamento della crescita dei prezzi è in se una notizia positiva ma ovviamente chi detiene obbligazioni indicizzate all’inflazione come i Btp Italia ora si sta domandando se conviene ancora tenerli o meglio venderli. Vediamo un’analisi della situazione attuale.

Il calo dell’indice dei prezzi ha aumentato le probabilità che non solo i tassi abbiano raggiunto il massimo ma che nel 2024 ci sarà, forse già nel primo semestre, l’inizio dei tagli da parte delle Banche Centrali. 

 

Su queste basi nelle ultime settimane i prezzi delle obbligazioni sono saliti parecchio e di conseguenza sono calati i rendimenti. Questo trend ha riguardato tutti i titoli, anche il Btp Italia che si è un po’ ripreso dai minimi di ottobre. Ma la loro risalita è stata nettamente inferiore rispetto ai Btp.

Il motivo è che anche i Btp Italia da una parte beneficiano del calo dei tassi di interesse, ma dall’altra risentono delle aspettative sull’inflazione futura. Non a caso la maggior parte delle emissioni di questo tipo quota ancora ampiamente sotto cento. 

 

Che cosa fare con i Btp Italia?

Che cosa fare quindi con i Btp e in generale le obbligazioni indicizzate all’inflazione? In linea generale aver anche questi titoli nel portafoglio è utile sia per una questione di diversificazione sia per l’effetto assicurazione, nel senso che proteggono dall’aumento dei prezzi. 

 

Si potrebbe però giustamente pensare di ridurne la quota visto che sono molti gli italiani che nel momento del boom dei prezzi sono corsi a comprare questi titoli. Può esser una soluzione utile ma con alcune precisazioni.

 

Nelle ultime due settimane la differenza di rendimento tra un Btp classico e uno legato all’inflazione si è ridotta drasticamente. La tabella sotto, presa dal Sole 24 Ore, mostra come la differenza di prezzi tra un Btp indicizzato e un Btp a tasso fisso puro esprima oggi un’inflazione attesa implicita (ultima colonna) ridotta, addirittura sotto l’1% per i Btp Italia.

rendimenti btp italia


Come al solito, si deve vender prima, non quando i fatti sono già realtà. Ora è tardi e non si trarrebbero vantaggi dalla vendita per il riacquisto di titoli di pari scadenza, salvo ulteriori crolli dell’indice dei prezzi qualora si mantenga sotto lo 0,5%. Rimane però aperta la possibilità, soprattutto per chi detiene molti Btp Italia, di venderne una parte e acquistare Btp con durata più lunga. In tal caso riposizionandosi su scadenze più lontane si aumenterebbe il rendimento atteso. Certo anche questa manovra andava fatta prima ma in questo caso c’è ancora tempo vista l’alta probabilità che i tassi scendano nei prossimi 2-3 anni. Da notare che, ai livelli attuali, pure i conti deposito a 5 anni sono competitivi e offrono rendimenti ben superiori, si vedano le proposte migliori di dicembre.

 

Dall’analisi della tabella sorge anche un’ulteriore considerazione per chi invece non detiene titoli indicizzati. Visti gli attuali prezzi, a meno che ci si aspetti un ulteriore crollo o la deflazione, può convenire acquistarli in un’ottica di diversificazione di portafoglio.

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