Banca del Rispamio

Utili consigli per risparmiare in banca

settembre 14, 2023

Investimenti in PAC: rata costante o variabile?

Ai piccoli investitori spesso è suggerito l'investimento tramite Pac. I Pac, o piani di accumulo, possono esser considerati una sorta di investimento a rate, vale a dire si investe periodicamente (ogni mese, trimestre etc.) un piccolo capitale su fondi o etf. Le banche per prime spingono questa soluzione per chi non dispone di capitali. Es. guadagni X e riesci a risparmiare Y ogni mese, vale la pena investire Y o parte di essa per costruirsi un capitale per il futuro. La soluzione è quindi corretta ma come detto la prima attenzione è ai costi. Se a ogni acquisto paghi una commissione questa può influire pesantemente sul piccolo capitale investito. 

Prima regola quindi accertarsi dei costi altrimenti vale la pena investire con periodicità più ampia quando si ha a disposizione un piccolo capitale su cui la commissione incide meno (e ovviamente rimane il consiglio di cambiare banca, almeno per gli investimenti, soprattutto se operi con le banche tradizionali).

Fatto questo si deve valutare la strategia di investimento. Es. il pac potrebbe riguardare un unico strumento come un Etf azionario mondiale o più strumenti. Altro aspetto da valutare è un tecnicismo meno noto ai risparmiatori sulla modalità di versamento delle rate. 


Pac a rate costanti o variabili?

In realtà infatti la costruzione di un Pac può rispondere a diverse regole. In primis se mettere in campo una strategia a rate costanti a o rate variabili. Si tratta di due approcci che in un lasso di tempo breve non differiscono molto nei risultati mentre se andiamo su orizzonti molto lunghi, esempio 20 anni, possono fornire delle differenze anche significative.

Non esiste una soluzione migliore a prescindere. Ogni approccio ha i suoi svantaggi e vantaggi: è opportuno conoscerli per muoversi con cognizione di causa e scegliere la formula più congeniale ai propri obiettivi e alle proprie disponibilità finanziarie.

L’approccio a rate costanti  in inglese si definisce cost averaging mentre quello a rate variabili ha l’appellativo di value averaging ed è stato formalizzato una trentina di anni fa da un professore americano. Questo approccio si basa su dei target periodici. Ad esempio, il primo mese verso 100 euro. Il secondo mese mi pongo invece come target 100 euro più l’1%, vale a dire 101 euro. Il secondo versamento è variabile e dipende anche dalla performance del primo. L’obiettivo è arrivare al secondo mese con 201 euro e, se durante il primo mese ci fosse stato un guadagno del 10% portando la somma della prima rata versata quota a 110, il secondo mese dovrò versare solo 91 euro per arrivare al mio target prefissato.

Nel breve termine le differenze sono piccole ma su orizzonti di 10 anni o 20 diventano significative. Il value averaging si può anche applicare su rate trimestrali o semestrali. Più il tempo si dilata, maggiori devono essere gli incrementi percentuali del target, in modo da rendere più efficace tutta l'operazione.

Il primo vantaggio di questo approccio è di tipo psicologico, ovvero permette di versare di più quando i mercati scendono molto. È un approccio tipicamente contrarian e quindi fornisce i suo massimi benefici in orizzonti di medio e lungo termine. Il risvolto della medaglia di questa strategia è che serve una buona dose di liquidità per sostenere l’impegno nel lungo termine, soprattutto se dopo molti anni di Pac arriva una profonda e violenta correzione. A mio avviso, l’orizzonte temporale minimo è di 5/10 anni.

È stata realizzata una simulazione dal 2009 al 2022 con un Etfsull’Msci World, ipotizzando vari piani di accumulo rolling, sia a rate costanti sia variabili (senza vendite intermedie) con una rata di 300 euro mensili fissa solo per la prima versione. Quello che emerge  è che per avere al 100% un Pac positivo a rate costanti occorre aver atteso 72 mesi con un rendimento medio del 39 per cento. Nella versione a rate variabili, con un obiettivo mensile di incremento di ogni rata dello 0,5%, il 100% dei Pac positivi è stato raggiunto già con piani a 60 mesi, con un rendimento medio di quasi il 35%. Il rendimento è stato calcolato sull’intera liquidità in campo. Per effetto dei rialzi borsistici, infatti, in un Pac value averaging ci saranno state probabilmente delle rate non versate ogni volta che il target del mese successivo era già stato raggiunto.

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