A chi è stato coinvolto nel crack di Ftx, segnalo che si sono aperte le procedure per il recupero dei capitali depositati. Non sarà facile per gli investitori recuperare i propri soldi, ma qualcosa si muove.
Riporto di seguito le novità pubblicate sul Sole 24 Ore di qualche settimana fa.
Ftx, uno dei più grandi exchange per le cripto valute a livello internazionale, ha iniziato nel novembre 2022 una procedura “concordataria” ai sensi del Chapter 11 del Bankruptcy Act presso la Corte Federale del Delaware, che potrebbe sfociare in una procedura di fallimento ai sensi del più temibile Chapter 7. Il nuovo management è comunque al lavoro per trovare nuovi partner e investitori per riprendere l’attività.
Dopo il crack è stata accertata una voragine di circa 9 miliardi di dollari che avrebbe interessato un milione di potenziali creditori nel mondo. Ad oggi Ftx ha recuperato circa 7 miliardi di dollari in asset e le operazioni sono destinate ovviamente a proseguire in un ginepraio contabile dove appare difficile districarsi: è quanto contenuto nella seconda relazione intermedia dei debitori di Ftx, pubblicata alla fine di giugno. Tuttavia, la commistione di fondi complica gli sforzi.
Attualmente i debitori di Ftx stimano in 8,7 miliardi di dollari l’ammontare degli asset sottratti ai clienti. La maggior parte di questo denaro, circa 6,4 miliardi di dollari, era in fiat e stablecoin, che Ftx non ha differenziato nella sua contabilità. Il lavoro per venire incontro alle richieste delle vittime del crack appare complesso.
«C’è un sito (https://claims. ftx.com) della società ufficiale Ftx, la capogruppo americana - spiega Giuseppe D’Orta, analista finanziario - dove si accede con le credenziali del conto, dove si verificano le proprie posizioni e se tutto corrisponde l’utente può dare l’ok. Se non va bene si possono produrre documenti per dimostrare che i dati non corrispondono all’effettività del tuo conto. La pratica viene elaborata e dopo arriva l’ok finale. Con questa procedura all’utente viene riconosciuto il credito ai fini della procedura fallimentare». Per sapere effettivamente quanti saranno i rimborsi servirà molto tempo. Tutte le attività cripto orbitano intorno agli sviluppi giudiziari Usa.
«C’è – agtogiunge D’Orta - anche una divisione europea, Ftx Europe, che aveva ottenuto la licenza a Cipro (non per le criptovalute) solo pochi mesi prima del crack. La procedura è più avanti ma il grosso dei clienti italiani nel settore cripto è legato alle attività della capogruppo Usa. Intanto in Giappone Ftx Japan ha chiuso la procedura a febbraio rimborsando tutti in pieno per circa 50 milioni di dollari perché in Giappone c’è la legge che i depositi cripto devono essere coperti da garanzie con valute fiat e quindi sono scattati i rimborsi». La vicenda di Ftx e di altri crack legati alle cripto getta un’ombra sull’assenza di regole in questo mondo esploso negli ultimi anni.
In Europa qualcosa si sta muovendo. «In questo senso – sottolinea Marco Boldini, Partner & head of regulatorydepartment (Italy) di Orrick - l’Unione europea ha adottato il Regolamento UE 2023/1114 “Market in crypto-assets” conosciuto anche con l’acronimo di Micar, al fine di stabilire precisi requisiti (di governance, di trasparenza, di rapporto con le autorità di vigilanza, di trattamento delle informazioni privilegiate) per gli emittenti e gli operatori del settore. Un simile intervento normativo non è invece, per il momento, stato adottato negli Stati Uniti».
La vicenda di Ftx rappresenta un campanello di allarme significativo in merito alla necessità che il cosiddetto “far west” dei criptoasset trovi quanto prima una cornice regolamentare ben definita al fine di scongiurare ulteriori comportamenti fraudolenti da parte degli operatori del settore e tutelare pertanto gli investitori, in un quadro di assenza di regole che ha caratterizzato i cripto-asset praticamente dal loro ingresso nel mondo finanziario.
«In questo senso – conclude Boldini - l’Europa ha posto le basi per la tutela dei propri investitori, conscia del fatto che la stagione del wait and see rispetto al fenomeno della finanza digitale è ormai giunta al termine e che, sebbene attraverso nuovi paradigmi regolamentari, che saranno necessari in forza delle nuove tempistiche evolutive che caratterizzano il settore della finanza digitale, la necessità di regolamentare il settore dei criptoasset è ormai improrogabile».
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