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22/03/23

Promotori e consulenti che sconsigliano il Btp Italia

Il Btp Italia 2023-2028 appena collocato è stato sicuramente un successo con una domanda dai risparmiatori italiani di oltre 8 miliardi. Devo dire che mi ha stupito, e non positivamente, la reazione di tanti consulenti finanziari indipendenti di fronte a questo titolo.

Quando ho iniziato questo blog, ormai nel lontano 2009, erano pochi i consulenti online. Ora invece abbondano, anche troppo, specie su Youtube. Non giudico colleghi che si promuovono tramite Internet. Io ho fatto una scelta diversa per cui non volendo acquisire clienti tramite il blog (e non volendo neppure che ci sia questo sospetto) resto nell'anonimato. Il blog fin dall'inizio era e resta semplicemente un passatempo, ma benvengano i giovanissimi che devono anche acquisire clienti e fanno al contempo un po’ di educazione finanziaria.

Sul Btp Italia mi sono visto alcuni video in proposito. E come detto il mio giudizio complessivo è deludente.

Ci sono alcuni consulenti che sconsigliavano il Btp Italia spiegando che l’inflazione è in calo e quindi non così conveniente. Nel descriver il titolo è evidente non conoscano esattamente il funzionamento del Btp Italia che guadagna a prescindere quando c’è inflazione, anche se in calo. Es. il nuovo Btp Italia offre una cedola reale del 2% più inflazione. Se quindi l’inflazione calasse al 4%, sarebbe sempre un rendimento del 6% di tutto rispetto e ben superiore al 4% dell’analoga scadenza del Btp.

Colgo quindi un po’ di ignoranza finanziaria che non è accettabile da un professionista. E a volte un’impostazione troppo scolastica e rigida in cui alla fine il consulente si limita a proporre un portafoglio in Etf partendo dai più banali lazy, senza la flessibilità di valutare anche singoli titoli. Soprattutto singole obbligazioni possono tranquillamente far parte di un portafoglio basato su Etf. Noto invece questa visione un po’ estrema e manichea per cui i singoli titoli non vanno bene a prescindere. Figlio un po’ della mentalità che ho spiegato in merito al Vanguard Life Strategy, per cui siccome la regola dice di tener una componente obbligazionaria in fondi , la si è tenuta anche quando il rapporto rischio- rendimento (per via dei tassi zero) la sconsigliava.

I lazy portfolio vanno bene e sono una buona soluzione ma un consulente dovrebbe riuscire ad andare oltre, altrimenti un risparmiatore potrebbe far tranquillamente da se. Invece noto che eventuali variazioni riguardano magari alcuni Etf, specie tematici, che non hanno invece senso perché significa cercare di indovinare il settore che andrà meglio che, dati alla mano, è ancora più difficile di individuare l'andamento dei tassi o l'azione che crescerà  (sconsiglio in generale gli Etf tematici, scriverò magari meglio le motivazioni in un prossimo articolo).

A volte purtroppo viene il sospetto che si sconsiglia il Btp Italia sia per attrarre visualizzazioni sia per convincere della necessità di un consulente, visto che il Btp Italia spesso è uno strumento che il risparmiatore compra da se. Invece è compito del consulente indipendente anche valutare singoli titoli da proporre all’interno di un portafoglio già diversificato. E siccome gli Etf legati all’inflazione non sono sempre ideali, il Btp Italia funge bene allo scopo di colmare questo limite dei portafogli lazy (no, a differenza di quando si dica, le azioni non coprono dall’inflazione nel breve e quando c’è inflazione alta storicamente hanno sotto performato). 

Promotori finanziari e Btp Italia

In proposito ho collegato questi ragionamenti a una dichiarazione dell’amministratore delegato di Eurizon (Sgr del gruppo Intesa Sanpaolo):

 “Ben vengano i rendimenti positivi sui titoli di Stato e il forte appetito per titoli come i BTp Italia. Si tratta di opportunità che per anni non erano più disponibili per i risparmiatori, a causa dei tassi a zero o negativi. Ma non bisogna dimenticare che, anche ora, il miglior modo per proteggere i risparmi dall’inflazione è avere portafogli gestiti ed equilibrati con anche una componente azionaria”.

Il quesito del Sole 24 Ore era “Il Btp fa concorrenza al risparmio gestito? In altri termini: se un risparmiatore ha il 4,5% da un BTp, perché dovrebbe affidarsi ai fondi che chiedono commissioni e non sempre stanno al passo dei benchmark?”

La risposta è stata che “Un fondo gestisce, per conto del cliente, il rischio di credito, la duration e l’equilibrio complessivo del portafoglio ... I BTp non possono sostituire il risparmio gestito, perché solo quest’ultimo permette a tutti di avere un portafoglio equilibrato tra azioni, bond e varie asset class”.

In se il ragionamento è corretto e almeno non sconsiglia tout court il singolo Btp. Ma di fondo c’è sempre un conflitto di interesse palese quando non si consigliano Etf analoghi e spesso migliori dei fondi di investimento della casa. La domanda del giornalista poi devo dire che era molto opportuna e intelligente e ha colto nel segno. La paura dei promotori e in generale dell'industria finanziaria italiana è che la grande quantità di liquidità sui conti correnti ora si riversi sui Btp e titoli di stato in genere e non sui fondi e sul risparmio gestito.

I consulenti in questo sono appunto più autonomi e infatti ricorrono in genere ai meno costosi Etf. Ma la differenza alla fine spesso la fa la persona, occorre sempre valutare la bontà del proprio consulente, anche se non bancario o promotore.

Per tale motivo è sempre opportuno aver conoscenze di base e ti consiglio la lettura di alcuni libri di finanza.

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