La risalita dei tassi a fronte dell'inflazione offre al risparmiatore diverse opportunità . Finalmente dopo anni di tassi zero, si può tornare a investire in obbligazioni, a partire dai nostrani Btp.
Il quadro di riferimento
- il rialzo dei tassi dovrebbe finire entro l'estate, massimo settembre
- il grosso del rialzo è già avvenuto, ma attenzione alla durata a cui verranno mantenuti i tassi al livello attuale o massimo
- l'inflazione ha toccato il picco
Subito una precisazione. Non significa che i tassi non saliranno ancora o che l'inflazione sia sparita. Semplicemente i tassi non saliranno più così tanto come fatto finora e l'inflazione tenderà a calare ma ci accompagnerà ancora a lungo. I tempi dei tassi zero sono finiti.
L’attenzione deve essere rivolta alla qualità sia sui governativi
che sui corporate bond investment grade perché è possibile ricavare
buoni rendimenti senza rischi eccessivi. Qualcuno potrebbe eccepire in proposito che i titoli di stato italiani non sono il massimo della qualità . Certo, ma rimangono investment grade e soprattutto non ci sono al momento presupposti per temere tempeste finanziarie.
Per tale ragione ritengo che anche un investitotre prudente oggi debba acquistare Btp oltre a altri titoli obbligazionari governativi, partendo nel caso con scadenze brevi di 2-3 anni. Si può poi aumentare gradualmente la scadenza arrivando fino ai 10 anni su titoli europei in euro.
Altra osservazione fondamentale: l'investitore non è un trader, non deve cercare il punto di svolta dei tassi. Perché tanto nessuno lo sa, figurarsi lui. Al momento siamo ormai al 4%, c'è chi aspetta il 5%. Ma un investitore con il trend di questo ultimo periodo dovrebbe già iniziare a puntare qualcosa sul lungo, poi al massimo aumenta. E senza dispiacersi se i prezzi sono scesi, si sono aperte nuove occasioni, intanto lui porta a casa il rendimento.
Altrimenti si rischia di fare come chi a fine 2022 non ha investito aspettando appunto il 5% che poi non è arrivato. Per poi affrettarsi dopo a investire o rimanere fermo con soldi a zero o al massimo parcheggiati su qualche deposito a tassi ben inferiori. Va bene attendere, va bene suddividere le scadenze, ma non restare completamente fermo cercando di prendere i prezzi minimi. Al limite si può attendere la seduta della Bce, la prossima è il 16 marzo.
Altra nota importante a proposito della politica monetaria della Bce. Il 16 marzo è già previsto un aumento dei tassi dello 0,5%. Leggo tanti commenti di chi dice di aspettare perché ci sarà un altro aumento e quindi poi i tassi andranno su. Questo è totalmente sbagliato. Il mercato ha già valutato questo aumento, perché il mercato si muove sulle notizie non quando i fatti si concretizzano. La prossima riunione è comunque importante perché ora c'è massima incertezza su come si muoverà poi la Banca Centrale. Saranno quindi più importanti le parole sul futuro della Lagarde che l'aumento dello 0,5%.
L'inflazione è in calo ma resterà a lungo. Inoltre per il piccolo risparmiatore è più importante avere un tasso reale positivo (rendimento superiore all'inflazione) che un rendimento alto se questo è sotto il valore dell'aumento dei prezzi. Ecco perché è utile includere anche qualche inflation linked come il Btp Italia. A parte la nuova emissione 2028 di cui ho parlato in un recente articolo, meglio ora star più corti, es. sul 2025-2026.
Ma a proposito di indicizzazione, con i tassi in rialzo, tornano appetibili le obbligazioni a tasso variabile. In Italia abbiamo il Cct indicizzato all'euribor a 6 mesi che si sta avvicinando al 3,5%. Mentre i tassi a lungo (quelli dei Btp) sono meno influenzati dall'aumento se si sconta un futuro calo, l'euribor invece riflette tali incrementi. Si può infatti notare come ormai tra tassi a 2 anni e quelli a 10 non ci sia grande differenza (in America sono addirittura invertiti). Non entro troppo nello spiegare le logiche sottostanti. Quello che ritengo utile è sfruttare l'alto rendimento dei tassi a breve con i Cct sempre su scadenze brevi 2024-2025.
E' insomma utile ora più che mai diversificare le fonti di reddito tra emissioni a cedola fissa e variabile, spingendosi nel caso su durate più lunghe con il tasso fisso.
Ultimo appunto sulle minusvalenze. Con l'aumento dei tassi molti titoli sono tornati a quotare sotto 100. Questo apre un'altra opportunità : sfruttare questi titoli per recuperare le minusvalenze pregresse senza troppi problemi e senza acquistare strumenti rischiosi come i certificate. In un prossimo articolo indicherò precisamente quali sono i titoli (sia governativi che corporate) più utili allo scopo.
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