Nel precedente articolo su "Come investire nel 2023" ho consigliato di tornare a acquistare i titoli di Stato, specie Btp e Btp Italia con scadenze entro i 3 anni (ma anche oltre nel corso dell'anno se le previsioni su aumenti dei tassi rallenteranno). Alcuni hanno sollevato lo spauracchio delle Cac, ma si tratta appunto più di un timore teorico che reale. Non solo per il momento, in quanto non vedo all'orizzonte grossi problemi nella tenuta del bilancio pubblico, ma anche in generale. Riporto un articolo che spiega storia e conseguenze di queste clausole.
Sono trascorsi esattamente 10 anni ed è tempo di bilanci. Si tratta dell’introduzione delle Clausole di azione collettiva (Cac), le misure previste dal Trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) ed entrate in vigore nel 2013 per regolare le procedure di ristrutturazione del debito dell’area euro. Dal 2013, infatti, tutti i titoli di nuova emissione con scadenza superiore a un anno sono accompagnatati da queste clausole.
Esattamente 10 anni fa l’Europa stava attraversando una fase molto complessa per la crisi che aveva colpito il debito, soprattutto, dei paesi periferici (Grecia e Italia in primis) con lo spread alle stelle e il rischio default che spaventava gli investitori. C’era stato il “whatever it takes” di Mario Draghi nel luglio del 2012 per rassicurare i mercati e l’anno successivo entrarono in vigore le Cac per i titoli emessi nell’area euro. Dal gennaio 2013, quindi, anche in Italia le emissioni di titoli di Stato sopra i 12 mesi (con l’esclusione dei BoT che hanno una durata standard media di tre, sei e 12 mesi) si portano dietro l’impianto delle Clausole di azione collettiva.
Si tratta di una procedura sostanzialmente a favore dei bondholder, anche se alcune interpretazione hanno associato il processo a favore dell’emittente. In pratica in caso di stress estremo sul debito si può mettere mano con una ristrutturazione in maniera ordinata e con una tempistica ragionevole, invece, che con un processo disordinato con condizioni disallineate tra i possessori. A 10 anni di distanza dall’introduzione i titoli senza Cac sono minoritari. Tutti i CcT sono compresi dalle clausole e anche i BTp Italia. I BTp ordinari sono all’80% coperti da Cac e gli inflation linked al 60 per cento. Il loro peso andrà ulteriormente ad aumentare nel tempo e i titoli senza Cac decresceranno progressivamente nel tempo, hanno sostanzialmente maturity lunghe fino al 2041.
Inizialmente si temeva che la presenza di queste clausole potesse avere ricadute creando una sorta di doppio binario tra le due tipologie di titoli. Ma nella sostanza il mercato non ha mai creato una segmentazione tra le due tipologie di strumenti. Le Cac prevedono una procedura “double limb”, per essere attivate occorre avere la maggioranza dei titolari sia a livello di serie singola di titoli sia a livello di tutte le serie soggette alla ristrutturazione.
La riforma
del Mes che deve essere ratificata
in Italia introduce una novità per
le Cac, ovvero da dual a single limb.
Si tratta di un processo di semplificazione
per arrivare a un’ipotesi di
ristrutturazione del debito in tempi
celeri in linea di massima con una
sola votazione. Questo
non va inteso come una maggiore
probabilità di arrivare a una ristrutturazione,
ma semplicemente
come procedure più snelle nel caso
dovesse avvenire. Non mi preoccuperei troppo quindi della presenza di queste clausole. Come già indicato, i Btp al momento sono tornati a offrire una buona opportunità . Investire su Btp a 1-3 anni ti consente di ottener tassi superiori anche ai conti di deposito senza subire troppe fluttuazioni in caso di aumento dei tassi da parte della BCE o tensioni geopolitiche.
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