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24/06/19

Cosa succede ai fondi H2O e qualche consiglio

fondi h2o
Molti risparmiatori italiani stanno seguendo le recenti vicende dei fondi H2O. Questi fondi hanno attirato l’interesse di molti investitori negli ultimi anni grazie a rendimenti ben sopra la media. Ma ora sono finiti nel polverone dopo che un articolo del Financial Times ha adombrato rischi dovuti a investimenti illiquidi e conflitti di interesse.
In particolare il Fondo Allegro (ma il discorso vale anche per gli altri fondi H2O) presenta una piccola quota investita in titoli illiquidi emessi da varie entità collegate al finanziere tedesco Lars Windhorst che ha un passato di cause legali e fallimenti.


Dopo la pubblicazione dell’articolo Morningstar ha deciso di mettere sotto revisione il giudizio di H2O Allegro sospendendone il rating: “In termini assoluti, si tratta di una piccola fetta e non pensiamo ci possano essere rischi immediati sulle performance del fondo; tuttavia il fatto che siano concentrati in aziende che fanno capo a un solo individuo ci preoccupa”. Inoltre: “Nel maggio 2019 l’amministratore delegato di H2O, Bruno Crastes, è diventato membro del comitato consultivo di Tennor Holding, la più recente delle società finanziarie di Windhorst, il che crea i presupposti per un possibile conflitto di interessi”.

Le vicende di questa società di gestione, sconosciuta ai più, interessa  molti risparmiatori italiani. I fondi H2O hanno riscosso molto interesse soprattutto nel nostro paese, tanto che circa un terzo della raccolta (10 miliardi su un totale di 31) arriva da investitori italiani.
La società di gestione ha accordi di distribuzione con oltre 30 intermediari italiani tra cui : Azimut, Banca Generali , Bper, Bnl Bnp Paribas, Fineco, CheBanca!, IWBank, Kairos, Mediolanum e Widiba. Ma anche molti piccoli risparmiatori, attratti dalle performance degli ultimi anni, in autonomia hanno sottoscritto questi fondi.


Rischi e ultimi sviluppi

Occorre rilevare come nelle schede informative inviate ogni mese ai clienti la società riportava le esposizioni dei singoli fondi alle obbligazioni societarie senza rating, con dettagli sulle singole emissioni, comprese quelle riconducibili a Lars Windhorst. Non siamo quindi, almeno al momento, di fronte a situazioni di truffa stile Madoff. Anzi, le quote investite sono oltre che dichiarate del tutto legittime. Come sottolineato dalla stessa Morningstar non ci sono rischi immediati sulle performance dovuti a questi investimenti illiquidi e concentrati.

Però la notizia e la sospensione del rating hanno generato ovviamente paura tra gli investitori istituzionali e retail tale da spingere molti a vendere i fondi. Anche in Italia alcune reti di promotori (Banca Generali, Bnl-Bnp Paribas, Mediolanum) stanno consigliando i clienti a ridurre l’esposizione su H2O.

ll problema principale è che questa serie di disinvestimenti potrebbe creare un potenziale effetto valanga tale da metter in difficoltà il gestore, fino al punto di sospendere i disinvestimenti o più semplicemente vendere le componenti del portafoglio più liquide aumentando di fatto la quota di titoli illiquidi e quindi il rischio del fondo.

Per questo H2O ha emesso subito una nota per fornire una serie di informazioni più dettagliate, cercando di rassicurare il mercato. Gli ordini di vendita sono stati tutti accettati, circostanza che ha placato i rumors sulla tenuta dei fondi. Merito degli asset più liquidi presenti nei portafogli, come i Btp italiani dei quali i fondi H2O sono importanti detentori. “Sottolineiamo ai nostri investitori che la liquidità non è un problema in questi fondi: le sottoscrizioni e i rimborsi vengono sempre regolati in tempo reale”.

Stamane poi la società ha comunicato di aver venduto parte dei propri bond non quotati e privi di rating, riducendo il loro valore di mercato aggregato a meno del 2% del patrimonio (4,5% per Allegro e circa 2,5% per Adagio). Queste vendite peseranno probabilmente in maniera negativa sul valore della quota (NAV) dei prossimi giorni (si parla di una svalutazione tra il 3 e il 7% sui 3 fondi Adagio, Multibond e Allegro, ma non ci sono notizie ufficiali).

Proprio per rimpinguare i fondi persi, la società ha azzerato le commissioni di sottoscrizione, commissioni molto alte (5%) che in passato non avevano frenato nuovi afflussi ma ora ovviamente non hanno più senso.

Cosa fare per chi detiene fondi H2O

Per i tanti investitori che negli ultimi giorni hanno disinvestito le quote dei fondi H2O non rimane che attendere l’esatta valorizzazione del prezzo di uscita dall’investimento. Visti gli ultimi sviluppi, sembra scongiurato il rischio del blocco dei riscatti.
Che fare invece per chi è ancora dentro?

Occorre premettere che molti risparmiatori hanno investito in questi fondi  non totalmente consci dei rischi o quanto meno della tipologia di investimento. Benché siano fondi obbligazionari e bilanciati, essi presentano caratteristiche che li accomunano a investimenti azionari aggressivi con forte utilizzo di derivati. E’ comunque evidente che con tassi di interesse negativi sui titoli di Stato i gestori sono costretti ad acquistare bond di qualità inferiore, soprattutto se si utilizzano future (derivati)  che hanno bisogno di margini per operare. Bassa qualità significa spesso illiquidità e talvolta il rischio di insolvenza, ma la piccola parte di questi titoli all'interno dei portafogli non rappresenta un problema.

D’altro canto non è mai stata intenzione di H2O nascondere questi investimenti e le forti oscillazioni dei fondi dovevano far capire la loro rischiosità, seppur le performance alla fine erano molto positive. Performance che occorre rilevare derivano da scelte rischiose e non comuni ma azzeccate.

Il problema di fatto non deriva dalla quota di titoli illiquidi, comunque sostenibili. I fondi H2O scontano errori di gestione e controllo (su tutti il conflitto di interesse e l’eccessiva concentrazione su un unico partner ritenuto non troppo raccomandabile nella comunità finanziaria) ma anche la cassa mediatica che ha fatto scattare il classico panic selling in assenza di notizie certe.

Per questo non ci si deve far trarre in inganno da quanto stanno facendo le reti di promotori. Tra i piccoli investitori infatti è uso pensare che se i “grandi” disinvestono è perché hanno notizie riservate. La banale realtà è che banche e Sim in queste situazioni si comportano nel modo più prudente possibile per limitare i rischi di compliance.

Per chi non si è ancora mosso quindi, in considerazione di quanto riportato in precedenza (in particolare la riduzione della quota di titoli illiquidi), conviene attendere visto che la perdita per lo “scandalo” si è ormai palesata (anche se la si vedrà nei prossimi giorni).

In ogni caso se sei dentro da un po’ (e quindi presumibilmente ancora in guadagno) ma non sai sopportare la tensione, è preferibile uscire. Significa semplicemente che hai acquistato un titolo troppo rischioso non adatto al tuo profilo.

Chi resta deve esser comunque conscio che la situazione va monitorata. Shock come questi possono esser superati tornando alla “normalità” ma potrebbero anche impattare negativamente sulla gestione del futuro. Inoltre rimane il rischio reputazionale, se il fondo perde credibilità, saranno ancora in molti ad uscire.  In linea generale cogli l'occasione per valutare se e come questo investimento si colloca all'interno del tuo portafoglio: se la quota è troppo grande, riducila a prescindere. 

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