Banca del Rispamio

Utili consigli per risparmiare in banca!

13/05/19

Aumento costi del conto corrente - le migliori alternative

Negli ultimi mesi le banche italiane hanno alzato costantemente i costi dei conti correnti e degli altri prodotti bancari. E dal loro punto di vista fanno certamente bene visto che la stragrande maggioranza dei clienti non si lamenta e rimane fedele, pur essendoci offerte migliori sul mercato.
Oltre un anno fa diverse banche, come Unicredit, Ubi Banca, Banco Popolare, hanno addirittura scaricato sui clienti i costi dei salvataggi bancari (situazione da cui comunque hanno tratto benefici grazie agli aiuti Bce e della CdP dello Stato).

Difficile star dietro alle notizie sugli aumenti. Secondo un recente articolo del Corriere, solo nell’ultimo inizio anno è aumentato del 3,7% (142 euro l’anno) l’Indicatore sintetico di costo annuo (Isc) dei migliori conti correnti allo sportello per le famiglie con uso medio della banca.
Tutte le banche, anche quelle online, hanno aumentato i costi anche se rimane la convenienza di quest’ultime rispetto alle banche tradizionali: si spende l’82% in meno, in media 25,63 euro l’anno invece di 142 (escludendo l’imposta di bollo di 34,20 euro).

conto bnl ubi banca

conto corrente intesa unicredit


Ormai depositare i soldi in banca è un costo. I rendimenti dei soldi depositati si sono azzerati, il che può starci considerando la situazione dei tassi di interesse sul mercato. Ma è paradossale che se si va in rosso mediamente si paga il 14% (quando un Btp decennale, nonostante la crisi dello spread, rende poco più del 2%).

Aumenti di listino e manovre unilaterali

Le banche ricorrono a due tipi di aumenti. Il primo tocca il listino prezzi e quindi vale solo per i nuovi clienti o i nuovi rapporti aperti. E’ quello che hanno fatto a inizio anno Le Poste.

costi conti correnti

Il secondo invece tocca i contratti già in corso. E’ un evento in genere più raro ma che negli ultimi tempi invece è diventato molto più frequente. E per un’ovvia ragione: aumentare di un’euro il costo di tutti i conti correnti aperti comporta un aumento di ricavi notevole e sicuramente ben maggiore rispetto ad aumentarlo solo per i nuovi rapporti.

Le banche non sono libere di applicare aumenti indiscriminati. Le norme sulla Trasparenza (dall’art.118 del TUB) consentono agli intermediari di modificare le condizioni contrattuali con la clientela solo se questa facoltà è stata prevista nel contratto e sempre che esista un “giustificato motivo”. Le banche devono inoltre dare un preavviso di almeno due mesi, periodo entro cui il cliente può decidere se continuare il rapporto o recedere dal contratto senza penalità.

Le norme quindi ci sono (anche se abusate), ma è il cliente che “non c’è” nel senso che non reagisce pur essendo avvertito e avendo due mesi per farlo.

Le banche sono sempre più affamate di ricavi e non a caso negli ultimi mesi hanno posto in essere una serie di manovre unilaterali di aumento dei costi per il cliente. Alcune banche come Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca, ne hanno fatte almeno 4-5 in poco più di un anno. Colpendo tutto, dal conto corrente, alle carte fino ai finanziamenti.
Ubi Banca ha alzato le commissioni di incasso rata sui mutui da 1 a 2,9 euro, seguita da Credit Agricole che l’ha portata addirittura a 4 euro.

Cito le commissioni di incasso rata sui mutui perché rappresentano il caso esemplare degli aumenti assurdi posti in essere dalle banche. E’ del tutto evidente che alle banche l’incasso rata non costa praticamente nulla visto che è un semplice addebito automatico sul conto corrente. Tutto automatico quindi con le stesse procedure che si usano da anni. Eppure si è trovata la scusa per aumentare le commissioni. Un aumento poi significativo, addirittura superiore al 100%.

Teoricamente (in base alle disposizioni di Banca d’Italia) un aumento dei costi per il cliente dovrebbe esser giustificabile con un aumento dei costi per la banca collegato a quel rapporto. Le banche hanno però gioco facile a forzare questo collegamento e metter sul piatto aumenti di costo generici. Come detto in passato hanno giustificato gli aumenti a causa dei costi per il salvataggio delle banche. Ma addirittura hanno trovato giustificazioni negli obblighi normativi o nei costi per l’innovazione.

Ma il vero paradosso lo troviamo leggendo i bilanci delle banche. Da anni le banche stanno tagliando i costi. Se leggi le notizie di questi ultimi giorni in merito alla pubblicazione dei dati di bilancio del primo trimestre 2019, noterai utili oltre le attese e costi sempre più ridotti. Per coerenza quindi viene da chiedesi come sia possibile che di fronte al calo dei costi le banche possano giustificare gli aumenti ai clienti.

Le alternative per pagare meno ci sono

Il problema vero comunque, lo ribadisco, sono i clienti italiani. Abbiamo addirittura la fortuna di avere le banche più economiche al mondo, diverse banche online sono infatti all’avanguardia sia per i servizi che offrono che per i costi. In nessun paese europeo è possibile far trading azionario a costi inferiori. E difficilmente si trovano banche che offrono conti a zero spese con diversi servizi (solo l’avvento delle fintech, come Banca N26, sta portando questo fenomeno anche all’estero).

La concorrenza in Italia c’è. Eppure la maggioranza dei clienti italiani non la sfrutta. Le statistiche dimostrano come siano i clienti più fedeli alla propria banca tradizionale i più tartassati (da una parte fregati con i costi, dall’altra con consigli di investimento interessati che portano minori rendimenti rispetto al mercato).

Ci sono sul mercato diverse proposte di banche online a costo zero o contenuto. WeBank o YouBanking (gruppo BancoBPM) offrono un conto con bancomat tutto a zero spese. Sono conti completi, inoltre il secondo permette di operare anche tramite le filiali del Gruppo Banco BPM, un’ottima soluzione quindi per chi vuole aver ogni tanto il supporto dello sportello.

Una soluzione simile è quella di Che Banca, dove puoi scegliere tra un conto Digital totalmente gratuito se fai operazioni online (ma pagando 3 euro per ogni operazione in filiale) e un conto Yellow con tutto incluso per 2 euro al mese (azzerabile però con eventi quali l’accredito dello stipendio, investimenti sul dossier titoli, rate mutuo o finanziamento Compass).

Ci sono poi Ing Conto Corrente Arancio (che però al momento ha sospeso le aperture di nuovi conti), Widiba e Fineco, quest’ultima all’avanguardia per chi vuole far trading (l’alternativa è Binck che però non è un vero conto corrente infatti necessita di una banca di supporto).

Con queste banche si può risparmiare non solo sul conto, ma anche sui servizi accessori come le carte di credito e sugli investimenti. E’ incredibile come le banche tradizionali possano ancora permettersi, come 20 anni fa, di far pagare onerosi costi di custodia titoli ai clienti quando da tempo ci sono tante banche che nemmeno si sognano di applicarle. Non solo: i costi di compravendita nelle banche tradizionali sono da 2 a 4 volte più alti rispetto a quelli delle banche online come Binck, Fineco, Webank, tutte ottime scelte da questo punto di vista.

Ci sono oggi infine anche le fintech (le nuove società finanziarie tecnologiche) che consentono di risparmiare, cito tra questi Banca N26 (sorta di carta conto) e per chi vuole una carta di pagamento:, Carta Revolut e Carta Hype. 

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