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08/08/23

Tassa sugli extraprofitti delle banche, perché è ragionevole

Sta facendo molto discutere la tassa sugli extraprofitti delle banche approvata nel Consiglio dei ministri di lunedì sera. Come al solito in questo paese non va mai bene nulla. Ora si può criticare la misura, ma molti che lo fanno sono palesemente incoerenti o seguono la filosofia del "chiagni e fotti" tipico di questo paese.

Vediamo perché la misura del Governo ha un senso. Anzitutto parliamo degli extraprofitti. Dall'anno scorso le banche stanno facendo utili record. Ciò non grazie ad una loro maggiore efficienza ma per via dell'aumento dei tassi che va a incrementare il margine di interessi. Le banche infatti alzano i tassi dei finanziamenti ma spesso non hanno toccato quelli della raccolta, in particolare sui conti correnti. Come detto altre volte, è una scelta lecita, sta ai clienti cercare alternative. E lo ripeto: chi ha tenuto i soldi sul conto corrente a interessi zero deve solo incolpare se stesso visto che con Btp e conti deposito si possono facilmente ottenere rendimenti del 4-5%. 

Resta il fatto che le banche si sono ritrovate in una posizione favorevole senza alcun merito. Ma giustamente si potrebbe dire che questo è il mercato. E fino a qui sono perfettamente d'accordo. Ci sono però alcuni elementi da precisare.

L'incoerenza dei critici

Chi critica questo intervento sulla base del mercato spesso lo fa perché in realtà ha qualche interesse, per es. azionista o dipendente di una banca. Per mio conto lo Stato non dovrebbe intervenire nelle logiche di mercato. Ma se questa è una linea di condotta deve valere sempre. Invece come al solito in sto paese si protesta solo quando si viene toccati.

Non ho visto lamentele per es. quando fu introdotta una tassa analoga sulle società energetiche. Il motivo è semplice, allora c'era un governo di ampia maggioranza e quindi non uscivano le critiche politiche perché (quasi) tutti erano coinvolti. Paradossalmente sento molti che si lamentano di questo intervento e poi però zitti e muti quando fu introdotta analoga tassa sulle utility. Così come basta poco per veder che spesso sono gli stessi che poi si lamentano dell'aumento della benzina o del costo dei voli chiedendo interventi. Ripeto: o si lascia sempre al libero mercato o si chiede sempre che questo intervenga. Mezze misure nascondono solo interessi di parte, in sintesi tanta ipocrisia.

Per le banche è diverso?

Premesso questo, ritengo che per le banche possa valere un discorso diverso. In molti sembrano essersi dimenticati che tra Mps, banche venete, Banca Marche, Etruria etc. lo Stato italiano, direttamente o indirettamente, ha investito alcune decine di miliardi. Ricordo anche le proteste di azionisti e obbligazionisti che ovviamente volevano il salvataggio dello Stato e i ristori. Guarda caso spesso sono ora gli azionisti di altre banche e si lamentano della tassa. Eppure un investitore dovrebbe esser ben consapevole che se negli ultimi anni ha portato a casa profitti è grazie all'intervento di Stato e Bce con logiche totalmente fuori dal mercato.

Idem per i dipendenti bancari. Siamo arrivati all'assurdo che ho sentito un paio di bancari di banche salvate con soldi pubblici che criticano l'intervento dello Stato contro il mercato libero. Il classico "chiagni e fotti" appunto. Se non era per lo Stato le loro banche sarebbero fallite e loro avrebbero avuto, come ogni lavoratore, i due anni di Naspi.  In alternativa poteva intervenire direttamente il sistema bancario. Ma come successo altrove, questo avrebbe significato che il salvataggio avrebbe azzerato per anni i premi e gli aumenti di tutta la categoria, avrebbe reso impossibile concedere i generosi "scivoli pensionistici" di cui hanno usufruito molti bancari. Anzi probabile che per diversi anni, per mantenere l'evidente esubero di personale, i bancari sarebbero stati soggetti a contratti di solidarietà: lavorare tutti con minore stipendio, vale a dire -20% o -25% come in altre realtà (in altri Stati è accaduto proprio ai bancari). 

Manca insomma in questo paese il concetto di responsabilità e la coerenza delle idee. Per questo io non sono così favorevole all'intervento dello Stato ma se proprio devo trovare un'eccezione non possono che esser le banche. Perché loro e i loro dipendenti negli ultimi 10 anni hanno goduto di condizioni sicuramente più favorevoli grazie allo Stato che ora accusano. Chiagni e fotti!

Si può invece magari criticare l'entità della tassa. C'è da dire che dalla lettura è facile capire che non sia nata in un giorno. E qui il Governo ha fatto molto bene perché giustamente le notizie sensibili non devono uscire prima. Dalla lettura si intuisce però anche che c'è l'accordo di alcune banche. Del resto l'amministratore delegato di Intesa già si era detto favorevole. E credo che almeno anche l'AD di Unicredit sia stato coinvolto prima. Ora resta da capire se rimarrà una tassazione del 40% dell'extraprofitto o sarà rimodulata. Ma la sostanza non cambia.

Ritengo invece, questo sì, discutibile uno degli utilizzi  di questa tassa, anche se ancora non è certo l'utilizzo. Mi riferisco alla protezione dei mutui a tasso variabile. Ora, chi ha fatto questa scelta è giusto che la paghi perché lo ha sottoscritto per contratto. Anche qui vige un po' la regola del chiagni e fotti, finché con il variabile si pagava meno tutti contenti e zitti, ora tutti a chieder l'intervento statale. Non sono appunto solo le aziende che privatizzano gli utili e statalizzano le perdite in sto paese. Poi certo, qualche intervento di mitigazione è possibile. Ed è giusto anche salvaguardare le famiglie veramente in difficoltà, anche perché ciò torna utile anche alle banche, che non vogliono certo aver mutui in sofferenza.

Ultimo punto. Alcune critiche si concentrano sul fatto che la tassa porterà aumenti dei costi delle banche. Francamente la trovo una giustificazione debole. Le banche non hanno aumentato i tassi sui conti correnti così come non  hanno ridotto i costi dei loro prodotti, a parte quanto era dovuto per legge per le PMU del passato. Ora come ora non si possono nemmeno permettere di aumentar molto i costi perché la concorrenza nel settore è buona sia per le banche online storiche e nuove, sia per la presenza delle cosiddette fintech. Chi legge Banca del Risparmio spero sia consapevole che è possibile aver conti a zero spese, spese di negoziazione titoli ridotte, tassi di interesse fino al 5% lordo. Se uno tiene il conto corrente con canone esoso e interesse zero, è tempo di guardarsi intorno.

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