In un’Italia che invecchia e con un sistema pensionistico pubblico sempre più sotto pressione, i fondi pensione rappresentano un’opportunità spesso trascurata. Secondo l’Osservatorio Italian Welfare, scegliere di non aderire a un fondo pensione – o di limitarsi al solo conferimento del TFR – può comportare una perdita economica significativa: tra i 34.000 e i 54.000 euro nel corso della vita lavorativa, a seconda della retribuzione annua lorda.
Il costo dell’inazione
Il calcolo si basa sul mancato contributo del datore di lavoro e sui rendimenti potenziali che questi versamenti avrebbero generato nel tempo. Con una retribuzione annua lorda (RAL) di 35mila euro, ad esempio, il solo contributo aziendale annuo potrebbe valere 700 euro, che sommati e capitalizzati in 30 anni arrivano a superare i 34mila euro. Con una RAL di 55mila euro, il montante potrebbe invece sfiorare i 54mila euro.
Il contributo aziendale: una risorsa spesso ignorata
I fondi pensione negoziali, nati da accordi tra imprese e sindacati, prevedono due modalità di adesione: solo con il TFR o con un contributo personale aggiuntivo. Quest’ultimo, anche se minimo (ad esempio 450 euro l’anno), permette di attivare il contributo aziendale, altrimenti inutilizzato. Una piccola spesa che si traduce in un beneficio moltiplicato nel tempo – senza contare che è completamente deducibile fiscalmente.
Una scelta ancora troppo rara
Nonostante la convenienza, solo un italiano su tre aderisce a un fondo pensione. La media è ben al di sotto di quella europea, e il divario è ancora più marcato nelle piccole imprese: l’84% dei lavoratori in aziende con meno di 50 dipendenti non ha un fondo pensione attivo o vi versa solo il TFR. Nelle realtà più grandi, questa percentuale si riduce al 53%, ma resta comunque elevata.
Giovani e previdenza: un’alleanza da costruire
Secondo le stime dell’Osservatorio, le pensioni pubbliche future copriranno solo il 60% dell’ultima retribuzione, lasciando scoperta una parte rilevante del reddito necessario per mantenere un tenore di vita dignitoso. Per questo motivo, la previdenza complementare rappresenta uno strumento fondamentale, soprattutto per i giovani, per i quali il tempo è un alleato strategico: anche contributi minimi, investiti con costanza, possono generare rendimenti significativi grazie all’effetto della capitalizzazione composta.
La
previdenza complementare non è più un’opzione per pochi, ma una necessitÃ
concreta per chiunque voglia costruirsi una pensione dignitosa e affrontare
con maggiore serenità il futuro. Più tempo si ha davanti, minore è lo sforzo
richiesto oggi per garantirsi un domani stabile. Ecco perché, oggi più che
mai, investire nella propria pensione è un atto di responsabilità verso se
stessi. Partite valutando il fondo di categoria della vostra azienda, sfruttando così il contributo aziendale.
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