La vittoria del Rassemblement National (RN) alle elezioni europee ha rafforzato la posizione del partito di estrema destra, guidato da Marine Le Pen. Tuttavia, il sistema elettorale francese a doppio turno potrebbe influenzare significativamente i risultati delle elezioni nazionali, rendendo incerto l'esito finale. La capacità di mobilitazione dei vari partiti sarà determinante, con la possibilità di una coabitazione tra il presidente Macron e un governo a guida RN o, meno probabilmente, una coalizione di sinistra.
In caso di assenza di una maggioranza assoluta nell'Assemblea Nazionale, il rischio di una paralisi politica è elevato. Questo scenario potrebbe portare alla formazione di un governo tecnico o di ordinaria amministrazione, rallentando ulteriormente il processo di consolidamento fiscale e riforme strutturali.
Le previsioni economiche per il 2024 e il 2025 mostrano una crescita del PIL rispettivamente dell'1% e dell'1,3%. Questo modesto tasso di crescita sarà principalmente trainato dai consumi privati, che hanno già superato i livelli pre-pandemici. Nonostante la crescita dei salari stia rallentando, essa dovrebbe rimanere superiore all'inflazione, sostenendo così il reddito disponibile delle famiglie.
Il settore immobiliare, tuttavia, continua a essere sotto pressione. Gli investimenti nelle costruzioni sono in calo da oltre due anni e non mostrano segnali di ripresa a breve termine. I tassi sui mutui, sebbene in lieve diminuzione, restano elevati, influenzando negativamente il mercato immobiliare. La flessione degli investimenti residenziali è prevista continuare fino alla fine del 2024, con una possibile stabilizzazione solo nel 2025.
Il nuovo governo dovrà affrontare sfide significative nella preparazione del budget per il 2025 e nelle negoziazioni con la Commissione Europea per il piano pluriennale di spesa. Dopo un 2023 caratterizzato da dati di finanza pubblica peggiori del previsto, il governo ha ridimensionato i suoi obiettivi di consolidamento fiscale, pur mantenendo l'impegno di ridurre il deficit sotto il 3% del PIL entro il 2027. Tuttavia, la frammentazione politica potrebbe mettere a rischio questo ambizioso programma di revisione della spesa da 20 miliardi di euro.
Anche se la riduzione del deficit nel 2024 non dovrebbe essere compromessa grazie alla fine delle misure di contrasto alla crisi energetica e ai tagli annunciati alla spesa pubblica, la discesa negli anni successivi sarà probabilmente modesta. Il debito pubblico potrebbe continuare a crescere, stabilizzandosi sopra il 113% del PIL fino al 2028, con rischi di aumento nel caso in cui il programma di riduzione della spesa non venga finalizzato.
A maggio, l'inflazione armonizzata è salita al 2,6%, mentre l'inflazione nazionale ha raggiunto il 2,3%. La differenza tra le due misure è dovuta principalmente ai rimborsi nel settore sanitario e al peso della componente energetica. Nei prossimi mesi, un effetto base positivo dovrebbe sostenere l'inflazione energetica, con un nuovo aumento delle tariffe elettriche previsto per luglio.
Le elezioni anticipate in Francia potrebbero portare a una significativa ridefinizione del panorama politico, con conseguenze importanti per la stabilità e la governabilità del paese ma anche dell'Europa. Sul fronte economico, sebbene la crescita sia prevista rimanere modesta, i rischi di un aumento del deficit e del debito pubblico sono elevati in caso di frammentazione politica. L'evoluzione della situazione politica e la capacità del nuovo governo di attuare riforme fiscali e strutturali saranno determinanti per il futuro economico della Francia.
L'esito più probabile è che non ci sia alcuna possibilità di un governo di maggioranza viste le distanze tra gli schieramenti. L'incertezza che si creerà non farà bene ai mercati. Da evidenziare come i mercati vedano negativamente gli estremi, ma mentre si parla molto di Rn, la prospettiva peggiore è in realtà una vittoria del Front Populair di sinistra. Che le elezioni non siano gradite e abbiano creato preoccupazione e sconcerto lo si vede dalle fluttuazioni dei mercati azionari europei ma ancor di più dall'andamento delle obbligazioni. I titoli di stato francese sono andati sotto pressione trascinando giù le quotazioni di tutti i titoli pubblici europei. Un trend che potrebbe anche ampliarsi in base all'esito elettorale. C'è in ogni caso da attendersi un aumento della volatilità dei mercati, buono per chi vuole speculare ma da evitare per il piccolo risparmiatore a cui è consigliabile rimanere in attesa.
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