L’occasione è utile per far un’analisi veloce di questi prodotti per veder le tipiche modalità di marketing con cui vengono proposti e spinti dalla rete.
Caratteristiche dei fondi Eurizon Bilanciato
Come già deducibili dal nome sono due fondi bilanciati, vale a dire che uniscono una componente più rischiosa (in genere azionaria) a una meno rischiosa (obbligazionaria).
Non si tratta di un nuovo prodotto in assoluto. Intesa Sanpaolo infatti lo rilancia periodicamente modificando alcune caratteristiche e costi. Qui parliamo dell’edizione lanciata tra giugno – settembre 2024, in ogni caso le valutazioni sono valide anche per le altre edizioni.
Il prodotto è molto, e direi inutilmente (o meglio: un motivo c’è e lo spiego dopo), complesso.
 
I due fondi hanno una componente azionaria crescente nei primi 6 mesi, fino a una esposizione massima del 35% per il fondo Eurizon Bilanciato 25 e del 60% per il fondo Eurizon Bilanciato 50.
Successivamente e fino alla scadenza del ciclo di investimento consigliato (5 anni), l’esposizione azionaria massima sarà del 40% per il Bilanciato 25 e del 70% per il Bilanciato50. Da fine ciclo, vale a dire dopo i 5 anni, l’esposizione azionaria massima sarà rispettivamente del 35% e del 60%. All’interno delle due macrocategorie sono poi previste ulteriori regole per limitare l’esposizione massima su specifiche categorie (es. obbligazioni societarie, prodotti emergenti etc.).
Questi prodotti, come i bilanciati in genere, sono fatti per chi non si espone sui mercati azionari e vuole quindi approcciarli con gradualità attenuando le fluttuazioni con la componente obbligazionaria.
Come viene fatto questo mix? Semplicemente bilanciando i fondi sottostanti tra azionari e obbligazionari. Si tratta quindi nella sostanza di un fondo che investe per lo più in altri fondi specializzati su uno specifico target.
Nelle schede del prodotto viene indicato che la selezione dei fondi segue anche criteri ESG, vale a dire seleziona gli investimenti sulla base del rispetto ambientale e sociale.
Costi
Il costo di collocamento dei due prodotti è rispettivamente 1,75% e 2% , quota che viene distribuita sul fondo e trattenuta nei primi 3 anni.
Sono previste commissioni di gestione annuali crescenti: dallo 0,5% il primo anno all’1,20%/1,35% per gli ultimi due anni. La Commissioni di gestione e altri costi amministrativi o di esercizio è pari rispettivamente a 1,3% e 1,43%.
Ci sono le consuete e fastidiose commissioni di performance pari al 20% della performance i caso sia battuto il benchmark di riferimento (tema su cui tornerò più sotto).
Non solo, nel caso tu venda in anticipo nei primi due anni pagherai spese di rimborso paria la 2% primo anno e lo 0,67 il terzo (1,75% e 0,58% per la versione 25).
Opinione sul prodotto
La prima cosa che si nota, come già scritto, è che il fondo bilanciato di Eurizon (che ricordo è la SGR del gruppo Intesa) è estremamente e inutilmente complicato. Le esposizioni massime cambiano spesso e al loro interno sono ancora più incasinate.
Così facendo però ogni anno cambia il benchmark, vale a dire il valore di riferimento con cui vengono confrontati. Rendendo difficile sia il confronto sia più semplice ottenere la commissione di performance che ogni volta verrà ricalcolata (pertanto potresti pagarla pure se complessivamente sei sotto performance).
Come detto sono prodotti con cui si cerca di attirare investitori che non investono in fondi azionari, quelli più remunerativi per la banca. Si tratta quindi mediamente di investitori poco esperti e prudenti che vengono attirati con questa logica dell’equilibrio tra componente più e meno rischiosa. La complessità serve anche a far credere che ci sia chissà quale valore in tutta questa gestione. Quando il buon senso ci insegna che la prima regola deve esser la semplicità , ma ovviamente è più difficile far pagare la semplicità .
A questa tecnica di marketing, aggiungo la solita spruzzata di ESG, soprattutto di logiche ambientaliste, di cui ormai si riempie la bocca il settore della finanza. Nella sostanza poi spesso ESG è utilizzato in modo molto ampio, tanto che alcune ricerche hanno individuato come la maggioranza dei fondi ESG non lo sia effettivamente. Del resto un investitore non è in grado di verificare nemmeno come funzioni il fondo, figurarsi se segua logiche ESG.
Anche i costi sono strutturati in maniera complessa e non c’è bisogno di dirlo, molto alti. Costringendoti poi quasi a rimanere per almeno 3 anni visto i costi di rimborso che possiamo considerare una sorta di penale di estinzione.
E’ interessante evidenziare come quasi il 90% della commissione di collocamento e il 77% di quella di gestione viene retrocessa alla banca. Questo evidenzia come ciò che paghi, anzi strapaghi, sia dovuto alle assurde retrocessioni al venditore. Immagina di investire in un prodotto, per la vendita il bancario ci mette un’ora e poi basta, mentre si presume invece che il gestore del fondo operi attivamente tutti i mesi. Eppure il venditore si becca una fetta del 90-77% delle commissioni come se avesse fatto chissà che lavoro. E’ evidente quindi che tu non paghi la gestione del fondo ma la marchetta al venditore di turno.
Confronto con un ETF
Può esser infine utile un confronto con un altro fondo, nello specifico l’ETF LifeStrategy di Vanguard. Prendiamo per esempio il “Vanguard LifeStrategy 40% Equity UCITS ETF”.
Risalta subito la sua semplicità . E’ un ETF (fondo passivo) bilanciato che investe massimo il 40% in equity (azioni). Questa percentuale, a differenza dei fondi Eurizon, non cambia nel tempo. Notare poi che è ben espressa e chiara già nel nome del prodotto, mentre per l’Eurizon Bilanciato i numeri 25 e 50 non hanno alcun nesso contribuendo ad aumentare la confusione.
L’etf di Vanguard ha un TER (total expense ratio) dello 0.25%. Il TER include tutti i costi del prodotto, eccetto il costo di acquisto (negoziazione) che dipende dalla tua banca (si paga la stessa commissione che paghi per l’acquisto di un’azione, mediamente lo 0,19% una tantum ma anche meno se scegli banche online).
Il confronto è chiaramente impari, il Vanguard costa nettamente meno dei fondi di Intesa. Del resto non c’è bisogno di remunerare il venditore che come visto si prende la fetta più grossa.
Altro vantaggio: sei libero di vendere in ogni momento pagando ancora una volta la sola commissione di negoziazione. O volendo puoi incrementare la posizione, per es. versando periodicamente una somma.
Qui ti ho parlato della versione 40 del LifeStrategy, ma ci sono anche la 20,60,80 che indicano come detto la componente azionaria. La 20 quindi è adatta a investitori più prudenti, viceversa la 80.
Il confronto sembra chiaramente insensato. Da una parte un prodotto complesso e costoso che ti blinda per almeno 3 anni, dall’altro un prodotto semplice e economico che ti lascia libero di investire o disinvestire in ogni momento. Perché quindi in molti investono nei fondi bilanciati Eurizon proposti da Intesa Sanpaolo? E’ una domanda ovviamente retorica, ancora una volta la passività e la scarsa conoscenza finanziaria dei clienti bancari li porta a accettare la proposta del gestore bancario senza far ulteriori analisi e ricerche. E questo alla lunga costa. Poi certo, finché i mercati guadagnano, si esce comunque contenti anche se si è guadagnato il 5 invece del 10. Ed è la fortuna di molti fondi attuali che nascondono la loro inefficienza e onerosità grazie alle performance dei mercati finanziari. Ovviamente questo non potrà durare, ma a prescindere, perché scegliere un fondo di investimento bilanciato in banca quando hai un ETF ben più efficiente e conveniente?



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