Banca del Rispamio

Utili consigli per risparmiare in banca

giugno 17, 2024

Consulenza in banca a pagamento

Ho richiamato spesso l'attenzione sul fatto che i risparmiatori italiani si affidano ai consigli del gestore bancario ritenendo erroneamente che questi faccia consulenza per lui. L'ovvia realtà è che il dipendente bancario segue solo le direttive della banca, cercando al massimo di adattarle alle esigenze e richieste del cliente. Ma se il cliente chiede un prodotto sicuro, verrà proposto un certificato o una polizza con garanzia del capitale o un fondo di investimento obbligazionario a breve termine. Se si accetta il rischio la proposta saranno sempre fondi o comunque prodotti della banca stessa con alte commissioni.

L'errore qui è del risparmiatore. E' vero che si è abituati a ricevere consigli quando si va a comprare qualcosa ma al contempo si deve esser consapevoli del conflitto di interessi. E in banca questo è massimo perché se tu acquisti un Btp o un Etf, la banca ottiene solo una magra commissione di negoziazione iniziale e poi nulla. Mediamente lo 0,19% una tantum contro 2-4% una tantum o addirittura un 1-2% annuo. 

 

Negli ultimi anni le banche, anche spinte dalla direttiva Mifid, propongono anche contratti di consulenza evoluta. Il cliente accetta di pagare una certa somma annua sul patrimonio per ricever consulenza. Occorre dire che spesso i consigli non migliorano sostanzialmente, in genere infatti il guadagno sta nel risparmiare una parte delle commissioni su fondi e certificati in cambio del costo della consulenza. 

La consulenza è un servizio a richiesta anche se non sono mancate le spinte della banca nel far sottoscrivere questi contratti. In consulenza infatti diviene poi paradossalmente più facile vendere i prodotti bancari senza i freni di alcune norme Mifid. 


La consulenza di Deutsche Bank

Ci sono poi casi più estremi come si intuisce da una lettera di un risparmiatore pubblicata sull'ultimo numero del Sole Plus. Di fatto questo risparmiatore si è ritrovato a pagare ben 419 euro di commissione trimestrale di consulenza (in pratica quasi 1.300 euro annui). Si tratta evidentemente di un cliente private con un patrimonio importante. Ma ciò che stupisce non è solo la cifra ma anche il fatto che questi afferma di non aver mai sottoscritto e ricevuto alcun servizio di consulenza, anche perché sufficientemente esperto per operare da solo. Insomma un costo assurdo per nulla.

E qui si scopre che nel marzo 2023 Deutsche Bank aveva fatto una comunicazione di modifica unilaterale del contratto in cui rendeva la consulenza di base a pagamento per tutti i clienti private e wealth (quelli con patrimoni più ingenti, indicativamente da mezzo milione in su).  

 

Il caso Intesa Sanpaolo

La modifica unilaterale del contratto è il mezzo con cui la banca comunica al cliente una modifica del contratto fatta di sua iniziativa. Il cliente può recedere entro 60 giorni altrimenti accetta passivamente le nuove condizioni. Il problema è che spesso queste comunicazioni sono sempre più "nascoste". Caso eclatante quello di Intesa Sanpaolo che aveva comunicato a centinaia di migliaia di clienti il passaggio a Isybank tramite una comunicazione caricata sull'home banking. Nessuna lettera e nessuna mail o messaggio per avvisare, quindi in molti (la maggioranza non guarda le comunicazioni caricate, spesso sono i banali estratti conti periodici o addirittura le comunicazioni di ogni bonifico eseguito) si sono trovati migrati senza saperlo. 


C'è da dire che proprio il caso Intesa insegna come il cliente rimanga spesso passivo anche in questi casi. La maggioranza dei clienti infatti ha accettato il trasferimento e non ha reclamato. Il caso è giunto sui giornali perché oltre a esser stata una decisione molto forte (esser migrati a altra banca non è cosa da poco) pochi hanno fatto reclamo. Pochi ma su qualche centinaia di migliaia di clienti sufficienti per far emerger la notizia. Guarda caso poi per gli altri clienti (Intesa doveva migrare tra i 3-4 milioni di clienti) è stato adottato un sistema diverso: era il cliente che doveva accettare lo spostamento. E nonostante Intesa abbia cercato di incentivarlo con promo e condizioni migliori, in pochi hanno accettato. Può sembrare una buona notizia ma in realtà conferma come i clienti bancari siano estremamente passivi.

Se in banca ci si comportasse come con le tariffe telefoniche, dove in molti confrontano e cambiano operatore per pochi euro, anche i costi bancari si ridurrebbero. Invece stiamo a guardare i due euro mensili sulla bolletta telefonica e paghiamo molto di più alla banca perché non abbiamo voglia di cercar banche con conti a costo zero e costi di commissione sulla negoziazione titoli ridotte.

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