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19/03/24

Meglio BTP Italia o BTP-i?

differenze btpi e btp italia
Che differenze ci sono fra Btpi e i Btp Italia? Solitamente si risponde: i primi sono indicizzati all'inflazione europea, i secondi a quella italiana. Corretto! Ma le differenze non finiscono qui e sono più complesse. Per spiegartelo prendo a prestito un pezzo del libro  "I nostri soldi e l'inflazione" di Beppe Scienza.

 

Differenze tra i due titoli indicizzati all'inflazione

Il mercato in qualche modo «funge da calmiere» o, con altra metafora, «livella» le quotazioni. Di rado è netta la convenienza di un titolo rispetto agli altri. Se uno rende di più, di regola c’è un aspetto negativo, e viceversa. Però qualcosa si può dire, soprattutto si possono mettere in luce le principali differenze.

Inflazioni diverse

I BTP-i sono indicizzati ai prezzi dell’eurozona, i BTP Italia a quelli italiani: rispettivamente all’indice CPTFEMU, ovvero all’indice armonizzato dei prezzi al consumo dell’eurozona (IPCA/HICP), e all’indice FOI. È imprevedibile quale delle due sarà l’inflazione più alta. In passato è stata a volte la prima e a volte la seconda. Difficile però che si discostino moltissimo, salvo in caso di uscita dell’Italia dall’euro.

 

Durata

Esistono BTP-i con rimborso nel 2051, mentre i BTP Italia più lunghi, almeno fino all’uscita del libro, scadono nel 2030. Un titolo più lungo permette di coprire il rischio inflazione per più anni a condizioni già note al momento dell’investimento. Con un titolo più breve invece bisognerebbe reinvestire il ricavato del rimborso; e in quel frangente i titoli più lunghi potrebbero rendere meno per una situazione di mercato meno favorevole agli investitori. O potrebbe essere il contrario. In ogni caso un titolo più lungo espone a rischi di maggiori discese del prezzo di mercato: vedi i BTP-i 0,15% 2051 saliti a 110 nell’ottobre 2021 e poi crollati a 56 già l’anno dopo. In compenso offre anche migliori chance di rivalutazione.

 

Capitalizzazione dell’inflazione. 

Essa non avviene coi BTP Italia che corrispondono nella cedola l’eventuale inflazione del semestre. C’è coi BTP-i e simili, per giunta al lordo dell’imposta, che sulle rivalutazioni viene applicata solo alla fine dell’investimento. Periodicamente essi corrispondono soltanto il tasso reale, irrisorio o significativo che sia, cioè per es. 0,10% o 3,1% annuo.

 

Un vantaggio dei BTP-i

A parità di inflazione e di tasso reale, è preferibile la struttura dei BTP-i. Perché il capitale investito non si riduca in potere d’acquisto, coi BTP Italia bisogna reinvestire almeno in parte le cedole incassate. A rigore basterebbe investire solo la componente «inflazione» e non la componente «tasso reale», salvo che le imposte complicano le cose. Ad esempio per la cedola del 7,23% lordo pagata il 28 dicembre 2022 dai BTP Italia 1,6% 28 giugno 2030, le due componenti erano 0,85% di tasso reale e 6,38% di rivalutazione del capitale.

 

Manipolazione degli indici dei prezzi

In situazioni molto critiche, si può pensare a interventi del governo sull’ISTAT per frenare l’indice FOI, benché molto improbabili. Si può però escludere del tutto che il governo italiano riesca a manipolare le misurazioni dell’inflazione degli altri Paesi dell’eurozona.

 

Uscita dall’euro

È certo molto improbabile, ma in tal caso i prezzi italiani si impennerebbero e sarebbero senz’altro meglio i BTP Italia, a essi agganciati.


Differenze fiscali

L’aliquota fiscale sugli interessi e sulle plusvalenze (o capital gain) è la stessa: 12,5%. Ma coi BTP-i è possibile compensare plusvalenze con minusvalenze già realizzate. Coi BTP Italia non è possibile o lo è in misura molto limitata. 

 

Come ho già avuto modo di scrivere nella recensione del libro di Beppe Scienza, si concentra molto nella spiegazione dei prodotti finanziari utili a proteggersi dall'inflazione, ti rimando quindi al libro  "I nostri soldi e l'inflazione" per tutti i dettagli e il resto delle spiegazioni. 

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