Se la somma finale porta a perdite per più di 2.000 euro, le puoi portare in detrazione. Attenzione, però, si generano plusvalenze solo quando si scambiano le criptovalute con euro, dollari, o altre valute cosiddette Fiat, oppure se si comprano beni o servizi, o anche criptoattività come gli Nft (l’esempio classico è un’opera d’arte numerata solo digitale), ma la legge spiega anche che non costituisce una fattispecie fiscalmente rilevante la permuta tra cripto-attività aventi eguali caratteristiche e funzioni. Ciò significa che lo scambio tra criptovalute fatto senza portarsi a casa un euro dovrebbe essere salvo. L’imposta da pagare è quella solita del 26%.
Il quadro del modello redditi da compilare per dichiarare le plusvalenze è il quadro RT. Il quadro da compilare ai fini del monitoraggio fiscale è il quadro RW. Attenzione: il quadro RW va compilato non solo ai fini del monitoraggio fiscale, ma anche per pagare l’Ivafe, sì, perché da quest'anno è previsto pure che le criptovalute paghino il bollo come un qualsiasi titolo posseduto all’estero. L’aliquota da applicare è lo 0,2%.
Per chi non avesse mai dichiarato le criptovalute prima del 31/12/21 è possibile sanare la posizione passata con una sanzione dello 0,5% per ciascun anno per il valore delle attività non dichiarate, se non hanno realizzato redditi nel periodo dell'omessa dichiarazione, altrimenti se hanno realizzato redditi oltre alla sanzione c'è un'imposta sostitutiva del 3,5%. I dettagli sempre nella legge 22/12/22 n° 197, articolo 1, commi 138 e seguenti.
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