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15/05/23

I Btp sono un investimento sicuro?

A inizio marzo, in particolare con la mini crisi delle banche partita dalla sconosciuta Silicon Valley Bank, i rendimenti dei titoli di stato biennali statunitensi sono scesi di oltre un punto percentuale. Non solo in America: i Bund tedeschi biennali hanno ridotto gli interessi pagati agli investitori di 51 punti base e i BTp italiani di 93 nel giro di poche settimane.

Questo perché i titoli di Stato, in un contesto di turbolenza, assumono il ruolo di beni rifugio: tutti li vogliono e questo fa salire i prezzi e scendere i rendimenti. Questo ci fa capire come anche i nostri Btp nel contesto attuale siano ritenuti un investimento sicuro.

Dopo questo calo dei rendimenti possiamo ancora definire questi titoli dei “beni rifugio” o semplicemente investimenti convenienti? E quali alternative ci sono?

In un Paese dove la propensione al rischio è notoriamente molto bassa, queste sono domande chiave.

Proteggersi con i titoli di Stato oggi ha senso per almeno due ragioni. Ma è altrettanto vero che ora è più rischioso, sempre per almeno un paio di altre ragioni.

A favore dei titoli di Stato c’è il fatto che, pur scesi i rendimenti dai massimi di periodo, restano ben più elevati di un tempo. Abbiamo passato anni coi rendimenti a zero o negativi, mentre ora sono tornati positivi e abbondanti. Sono dunque tornati un’alternativa.

Il secondo motivo per cui possono essere ancora considerati beni rifugio è che i titoli di Stato sono tornati ad essere “decorrelati” dalle azioni. Cioè: quando le Borse scendono, i titoli di Stato attirano acquisti (i prezzi salgono e i rendimenti scendono). Nelle ultime settimane è accaduto proprio questo: di fronte a Borse in forte calo sui titoli di Stato si è riversata una valanga di acquisti. Hanno insomma funzionato come protezione.

Guardando al futuro, però, ci possono essere due punti interrogativi: inflazione e tassi. I rendimenti dei titoli di Stato sono scesi ultimamente anche perché i mercati hanno due aspettative.

Uno: credono che la crisi bancaria causerà un rallentamento dell’economia e dunque dell’inflazione.

Due: sono convinti che le banche centrali per evitare il peggioramento della crisi bancaria e per il calo ”naturale” dell’inflazione di fronte al rientro della crisi energetica, non saranno costrette ad alzare i tassi ancora a lungo. Anzi: il mercato scommette che la Fed taglierà i tassi già quest’anno.

Questo è il punto: se non fosse così (la Bce per esempio non sta dando grandi segnali in tal senso, pur moderando i toni) i titoli di Stato potrebbero restare spiazzati. Dunque i prezzi potrebbero scendere e i rendimenti salire. Soprattutto quelli a lunga scadenza. Ecco perché tanti considerano ”beni rifugio” solo i titoli brevi.

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