Nella guida "Mutuo per la tua casa" avevo indicato alcuni criteri nella scelta del tipo tasso. Francamente negli ultimi 2-3 anni, pre aumento Bce, non c’erano motivi per scegliere il variabile anche se ci si poteva far ingolosire dal tasso (quasi) zero. Ma il tasso fisso che girava intorno all’1% era un’occasione unica.
Politica BCE e tassi mutui
Dopo l’aumento annunciato dello 0,5%, ora rimane più incerto il quadro per il futuro. Le vicende Svb e Credit Suisse, infatti, hanno cambiato le aspettative dei mercati, che ora scommettono su aumenti più contenuti dei tassi nei prossimi mesi e sulla possibilità che la Bce rallenti, se non addirittura interrompa, il trend rialzista. Gli stessi contratti Futures sugli Euribor(il parametro usato per indicizzare i finanziamenti a tasso variabile), ora prevedono picchi meno alti.
Secondo le simulazioni se l’Euribor seguisse il trend previsto dal futures, la rata passerebbe dai 456 euro di gennaio 2022 (pre rialzi BCE) ai 693 euro nel secondo trimestre 2023. Una crescita del 52% preoccupante ma plausibile di cui devono tener conto coloro che hanno mutui a tasso variabile.
Le considerazioni vanno fatte ovviamente anche in funzione del debito e della durata residua oltre che della sostenibilità della rata. Passare a un tasso fisso ora può esser conveniente perché paradossalmente si può pagare una rata inferiore rispetto all’attuale variabile. Certo, se i tassi nel 2024 scendessero, non si godrà della riduzione. Il dilemma ora è alto, il problema è che se sei arrivato fino a qui hai aspettato troppo. Valuta come detto: durata, debito e sostenibilità della rata (considerando ulteriori aumenti) e fai due conti. La sicurezza è comunque la cosa più importante.
Per maggiori informazioni leggi la guida "Mutuo per la tua casa".
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