- Le imprese (dalle grandi alla ditta personale) promuovono i loro servizi come eco sostenibili, lgbt friendly, inclusivi etc.
- Anche in ambito finanza e investimenti esplode il fenomeno degli influencer, vale a dire persone che all’interno di una nicchia più o meno ampia danno consigli alla massa di visitatori dei loro canali social
Ho già messo in guardia da questi due fenomeni che spesso celano solo politiche di marketing. Non a caso c’è una forte commistione tra i due trend. Le aziende cercano di pubblicizzarsi tramite influencer riconosciuti per certi valori per trasmetterli all’azienda stessa. Gli influencer, al pari delle aziende, mettono i temi di sostenibilità e inclusione etc. nei loro consigli.
Non sono per natura uno che pensa male e nemmeno un complottista o che vede chissà quali poteri dietro certi fenomeni. Ma dove sono competente, in finanza, posso dire che vedo molto marketing e spesso poca competenza.
Ho già scritto per es. di alcuni youtuber italiani, alcuni consulenti indipendenti, che sconsigliavano i Btp Italia con motivazioni poco sensate, con il sospetto di dare consigli tesi a portarsi a casa clienti o quanto meno far parlare di se e attirare l’attenzione. Non voglio e probabilmente non posso citar casi concreti. Non voglio perché non è lo scopo colpire qualcuno (è talmente di moda che oggi abbiamo importato un altro termine inglese che esprime il concetto: dissing) anche se esempi concreti sarebbero più facilmente comprensibili. Non posso proprio perché non voglio imbarcarmi in inutili discussioni e polemiche.
Mi rifaccio a qualche esempio americano. C’è da dire che proprio in America gli influencer hanno avuto un ruolo importante nel recente fallimento della banca Svb. E’ tramite i social che si sono diffuse news di prelievi fatti da startupper (che guarda caso spesso sono anche molto presenti sui social visto che la loro figura si mescola a quella del new guru e dell’influencer) che ha dato origine al fuggi fuggi generale dai conti della banca.
Sicuramente le colpe del fallimento sono da attribuirsi agli amministratori della banca, ma è inquietante veder come il mondo dei social possa influire sui corsi azionari (era già successo con GameStop) in un settore molto delicato come il mondo della finanza. Anche qui i financial influencer sono diventati ago di una bilancia spesso troppo fragile. Anche perché spesso questi influencer sono più fenomeni mediatici che consulenti o esperti finanziari.
Oggi su TikTok, Instagram, YouTube, Facebook, Telegram e Twitter, esistono account da milioni di follower che ogni giorno danno suggerimenti in ambito finanziario. E non sono seguiti solo da investitori della generazione Z. Oggi tutti credono di poter capire più della massa seguendo un influencer piuttosto che leggendo un classico sugli investimenti (qui i miei libri consigliati in proposito, molto più utile che seguire i social).
Il financial influencer è una professione del tutto legittima, non c’è alcuna legge che lo vieta, chiunque può condividere consigli finanziari sui social media. Ci sono però dei limiti. Anzitutto non si può promuovere una società dietro compenso. Non si possono nemmeno diffondere informazioni false o tendenziose che influisca sul valore delle azioni (aggiotaggio). E anche se più sfumato, c’è sempre il rischio di conflitto di interessi se si consiglia un titolo su cui si è già investito (soprattutto se non si chiarisce di aver tale conflitto di interessi).
Quello che mi ha colpito guardando alcuni guru della top ten americana è che sono individui nati dal nulla, non sono veri consulenti, spesso facevano altro e si sono improvvisati come esperti di finanza. Come al solito in questo mondo si comincia quasi per caso e poi se si hanno doti di comunicatore si può sfondare. Cosa ancora più facile in ambiti in cui la massa non può contraddirti perché ne sa meno di te.
Alcuni in realtà avrebbero competenze, come Humphrey Yang, un ex consulente finanziario che ora dà consigli con video su TikTok. Nel suo video più popolare spiega cosa significa vendere azioni allo scoperto con una storia in cui si vende un iPhone per riacquistarlo un anno dopo. Ciò che più mi preoccupa è che sui social trovano spazio soprattutto storie di tattiche estreme e rischiose. Del resto l’investimento classico è noioso: acquista un Etf e tienilo il più a lungo possibile. Fine della storia. Più eccitante parlare di operazioni short, criptovalute, forex e azioni di tendenza. Dove tutto sembra più una lotteria dove magari a pochissimi va bene (fortuna) e la massa guarda a questi pochi invece del 99,9% delle persone che ci ha perso.
Ci sono poi altri influencer che mi paiono di poca sostanza e come detto non hanno basi sottostanti. Come Delyanne the Money Coach, in precedenza avvocato o Delyanne Barros spuntata dal nulla.
Non che magari diano consigli anche giusti. A volte lo sono, semplice buon senso. Soprattutto quando si limitano a consigli su come risparmiare, come non finire indebitati etc. Ma, a parte evidenti marchette (prender soldi per pubblicizzare un servizio che probabilmente nemmeno tu usi e apprezzi) appena si espongono nel campo degli investimenti, sono giocoforza costretti a parlare dei temi caldi e con modalità clickbait. Perché appunto parlare di investimenti è noioso e non attira pubblico. E senza pubblico, addio soldi e attività da influencer. Un cane che si morde la coda. Così come fa ovviamente comodo metterci sempre una punta di sociale e green, anche se queste tematiche non andrebbero appunto banalizzate usandole come il prezzemolo che va su tutto.
E ovviamente il femminismo. Dasha Kennedy si definisce una attivista finanziaria: il suo obiettivo è aiutare le donne a diventare protagoniste della finanza. O Tiffany Aliche, che si concentra su donne e denaro.
Quando finanza e marketing vanno avanti a braccetto non è mai un bene per l’investitore. E come già detto, occorre investire valutando un business, non i comportamenti sociali dell’impresa che fa presto a mascherarli.
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