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27/03/23

Deutsche Bank e la crisi delle banche europee. Cause e rischi

Le azioni della Deutsche Bank sono crollate a -13,4% venerdì scorso, dopo che un forte aumento dei CDS (una sorta di assicurazione contro il rischio di insolvenza) ha alimentato le preoccupazioni sulla stabilità generale delle banche europee. Le azioni della banca tedesca tra l'altro avevano già subito un forte ribasso questo mese.

I CDS, credit default swap, sono tornati sotto i riflettori come nella crisi bancaria del 2007 e la crisi susseguente (almeno in Europa dove la crisi bancaria fu ribaltata su Grecia e paesi PIIGS) dei debiti sovrani. Anche i credit default swap di altre banche europee sono cresciuti, con quelli di Intesa Sanpaolo e UniCredit. Quali sono i rischi?

Partiamo dall'origine di questa crisi. Origine che almeno in Europa si è cercata di nascondere con dichiarazioni di false rassicurazioni. L'origine della crisi non è il rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale. L'origine è il Quantitative Easing che ha fornito eccessiva liquidità al sistema bancario prima di tutti, e soprattutto la negligente gestione di questa liquidità da parte delle banche.

Il fenomeno è stato più chiaro e evidente in America. Il fallimento di SVB è strettamente collegato all'avidità dei manager. Paradossale che sono gli stessi manager che si riempivano la bocca con termini quali rispetto ambientale, inclusività, diritti sociali etc. a dimostrazione che quando si parla di business, meglio stare attenti a chi "copre" tutto con temi trendy. In cosa consiste questa avidità? Nel fatto che la banca prendeva soldi dalla Fed, la banca centrale americana, e lucrava investendo in titoli di Stato americani a lungo termine. Il problema, che qualunque gestore finanziario ben conosce, è che non puoi coprire un debito a breve con un credito a lungo. Non appena la Fed ha alzato i tassi, sono bastati alcuni prelievi da parte dei depositanti per mandar in crisi la liquidità della banca che ha dovuto vendere i titoli di stato in portafoglio. Vendere ovviamente in perdita, visto il forte aumento dei tassi di questi mesi.

In Europa le dichiarazioni sui media ci spiegavano come da noi fosse diverso. Non so dire se fingendo per rassicurare gli investitori o per esplicita ignoranza dell'origine del fenomeno. La banca americana è fallita per incompetenza e avidità, ma il fenomeno riguarda tutte le banche. 

In molti si chiedevano perché il QE della BCE non producesse effetti sull'inflazione, come da manuale scolastico. La risposta era semplice: la liquidità veniva fornita alle banche ma da queste non andava ai clienti. Semmai veniva reinvestita sul mercato finanziario. Per questo abbiamo avuto tassi zero e sotto zero: la grande liquidità delle banche veniva utilizzata per acquistare qualsiasi cosa sul mercato. 

Con la pandemia le cose cambiano. Tutti i governi finanziano direttamente l'economia reale con soldi a pioggia a consumatori e aziende. Giocoforza ora si rimette veramente in marcia l'inflazione, aiutata anche dalla guerra e dai colli di bottiglia nella filiera logistica. Di conseguenza le banche centrali ripartono a aumentare i tassi. Ma tutte le banche hanno più o meno investito buona parte della liquidità in obbligazioni che ora hanno perso valore. Perdite che però possono non esser contabilizzate se non si vendono i titoli, le banche possono infatti valutare queste obbligazioni al valore di carico se dichiarano che le manterranno fino a scadenza. Ovvio però che se fossero costrette a vendere a seguito di una fuga di depositi, il castello cadrebbe. Per recuperare liquidità dovrebbero vendere titoli e denunciare al mercato la perdita. 

Tutto questo il mercato lo ha capito benissimo. Credit Suisse è fallita per operazioni sbagliate che hanno comportato perdite pesanti. Ma è stata la fuga di capitali in corso da fine 2022 a portarla al tracollo abbinato all'aumento dei tassi. Come SVB, si è trovata a corto di liquidità e senza gli strumenti per coprirsi (vendita titoli). Non a caso ora si colpisce Deutsche Bank, altra banca aiutata da anni dal governo tedesco (in barba alle leggi europee).

In tutto questo le banche italiane sono paradossalmente più solide ma anche più fragili. La solidità è data dal fatto che le banche italiane hanno nel corso degli ultimi anni ridotto l'esposizione ai Btp e altri titoli. Certo, il problema lo hanno, ma rispetto alla media stanno meglio. Di contro però abbiamo visto più volte che quando ci sono gli interessi tedeschi o francesi in gioco, le Istituzioni Europee diventano un organismo franco-tedesco.

Era già successo con la crisi delle banche del 2007-08. Le banche più colpite, quelle che avevano abusato di prodotti derivati, erano quelle tedesche e francesi. Ma furono salvate con denaro pubblico e soprattutto ribaltando la crisi sulla Grecia e a ruota sugli altri paesi europei più deboli. 

Del resto lo abbiamo visto giusto in questi giorni come funziona la politica europea. Si decide di bloccare la vendita di auto non elettriche. Alcuni paesi si oppongono tra cui la Germania. Alla fine si trova un accordo. Ma non fra maggioranza e i paesi oppositori. Solo con la Germania, il resto non conta. 

In sintesi tutto questo come può influire sui tuoi risparmi? Paradossalmente la crisi bancaria per ora ha ridotto i tassi di interesse sui titoli di stato e le obbligazioni in genere. Il mercato ora crede che la politica monetaria sarà più morbida. Francamente non ne sono così convinto. L'inflazione rimane e le banche centrali invece di preferire una politica di stabilità mantenendo gli attuali tassi, comunque alti, sembrano voler spinger ulteriormente. Certo la crisi di Deutsche Bank, per i motivi citati prima, ora potrebbe far riflettere proprio i tedeschi, maggiori sostenitori dell'aumento dei tassi. E' quindi quasi più salutare questa crisi che quella di Credit Suisse o delle banche americane, che in Europa sarebbe passata in sordina sotto il solito motto "da noi è diverso".  Occorre quindi valutare ora le mosse della BCE, ma soprattutto se ci sarà un cambio nelle dichiarazioni dei tedeschi. La politica europea di fatto è la politica tedesca ormai, e di questo un investitore deve prenderne consapevolezza. Una politica più morbida stabilizzerà sia i corsi dei  bond che delle azioni. Una mancata reazione al mercato da parte delle autorità europee invece aumenterà le turbolenze e le incertezze. L'investitore prudente al momento deve star attento a prender posizione, specie su titoli rischiosi (anche se a prezzi allettanti) come le obbligazioni subordinate delle banche o i titoli di stato a lungo termine. 

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