Banca del Rispamio

Utili consigli per risparmiare in banca!

03/06/20

Perché non acquistare i certificati in banca


certificati investimento banca

Da un paio di anni le banche spingono molto le proposte di certificati (o certificates) ai propri clienti. Si tratta di strumenti finanziaria piuttosto evoluti e pertanto non proponibili a tutti gli investitori, ma solo a coloro che dal questionario Mifid risultino avere determinate conoscenze e specifici obiettivi di investimento.

Anche nelle ultime settimane, seppur con le filiali a ranghi ridotti, molti risparmiatori italiani stanno ricevendo proposte relative a questi prodotti. Sfruttando l’effetto paura del momento, le banche spingono i certificati dietro al paravento delle parole magiche "capitale garantito" o comunque "protetto". Ma sono veramente buoni prodotti per te?


Cosa sono i certificates

I certificati o certificates sono strumenti finanziari complessi e non facili da descrivere unitariamente in quanto ne esistono molte tipologie. In genere consentono di prendere posizione su un’attività finanziaria sottostante (azioni, indici azionari, valute etc.) sfruttando i rialzi per ottenere cedole e/o guadagni in capitale e proteggendo il capitale in caso di ribassi del sottostante.

Sono strumenti utili se si sa maneggiarli all’interno del proprio portafoglio finanziario. Consentono infatti di aumentarne la diversificazione, costruire posizioni di copertura e gestire il rischio complessivo. Sono anche strumenti validi da un punto di vista fiscale in quanto le cedole possono compensare eventuali minusvalenze in scadenza a fine anno (attenzione, non tutte le banche applicano questa regola).

Rimangono però prodotti ad alto rischio per cui meglio evitarli se non ne comprende bene il funzionamento. Oltre al rischio emittente e di mercato, è da evidenziare il rischio liquidità (difficoltà di vendere senza strappi nei prezzi). Se ne sono resi conto molti investitori negli ultimi 3 mesi:  può diventare difficile venderli proprio nel momento del bisogno, vale a dire in fasi avverse come quelle che abbiamo appena passato.

Perché le banche propongono i certificati

Dal 2018 i Certificati sono fra i prodotti più collocati dalle banche. Perché? La risposta è scontata ed è sempre quella: commissioni, alte commissioni per loro.

Su questi prodotti infatti collocatore (es. la banca) e emittente (la società che ha costruito il prodotto e che poi ne cura la quotazione e la liquidità sul mercato secondario) si trattengono commissioni di collocamento che arrivano anche al 5 o 6%. In pratica paghi 100 qualcosa che vale 94 o 95.

I certificati collocati allo sportello saranno poi quotati sul mercato secondario (Sedex) dopo qualche settimana. E nell’ipotesi che le quotazioni dei prodotti sottostanti nel frattempo non cambino, ci si ritrova subito con una perdita potenziale.

Qualche venditore si difende sostenendo che il poter acquistare subito il titolo sia un plus. Motivazione molto opinabile, anzi semmai è un ulteriore svantaggio. Si sta infatti acquistando al buio. Primo perché quando compro un certificato in collocamento lo faccio prima del fixing, quindi prima di sapere quale sarà il valore di strike del sottostante.

Secondo perché poi dovrò attendere molti giorni prima di poterlo eventualmente rivendere o quanto meno vederne il valore di mercato. Nel frattempo però il valore dei sottostanti cambia.  Per fare un paragone con uno strumento più conosciuto, considera il Btp Italia che acquisti qualche giorno prima della sua quotazione, quindi con il potenziale rischio che nel frattempo lo spread cresca e il valore del titolo scenda senza che tu possa far nulla. Nel caso dei certificati i giorni sono molti di più e stiamo parlando di un prodotto molto più volatile e rischioso.

Che si riesca ad acquistare un certificato di nuova emissione sul mercato secondario a meno del valore di collocamento non è una regola che funziona al 100%, ma al 90% sì, pertanto evita di acquistare i certificati al collocamento in banca o dal tuo promotore.

Strano semmai che nessuno di questi ti proponga certificati già quotati, eppure ce ne sono moltissimi, spesso anche simili a quelli che ti stanno proponendo. Però su questi, zero commissione tranne quelle magre di negoziazione.

Anche sul secondario ci sono costi. Anzitutto la commissione di negoziazione, ma soprattutto se operi con banche online, pesa poco. Inoltre devi sempre considerare lo spread tra prezzo d’acquisto e vendita. Essendo titolo poco scambiati e liquidi, può esser alto, intorno all’1%.

In sintesi:
  • i certificati sono prodotti finanziari complessi e rischiosi che devono esser ben compresi prima di esser acquistati;
  • ci sono molti certificati sul mercato, quindi privilegia quelli già quotati su cui hai già tutti gli elementi per valutarli e su cui non ti peserà l’alta commissione implicita che pagheresti al collocamento.
Colgo infine l'occasione per segnalarti che finalmente sarà disponibile, dal 19 giugno, la versione in italiano di The Intelligent Investor di Benjamin Graham. E' un libro di cui ti ho parlato più volte, una delle bibbie per l'investimento in Borsa basato sull'analisi fondamentale, il libro di riferimento di Warren Buffett. Puoi già prenotare la tua coppia online: L'investitore intelligente.

Nessun commento:

Posta un commento