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11/09/19

Investire nel P2P Lending - le cose da sapere

investire p2p lending
Recentemente mi sono arrivate sempre più domande su forme alternative di investimento, in particolare nel cosiddetto crowdfunding. Si tratta di un nuovo settore dove aziende e privati possono raccogliere fondi da investitori privati superando la classica e costosa intemerdiazione bancaria tramite la vendita diretta di quote della società o semplici finanziamenti.

Il settore che sta attirando più l'attenzione dei piccoli risparmiatori è sicuramente quello del P2P Lending o social lending, una sorta di prestito da privati ad altri privati o anche aziende (in questo caso si dovrbbe parlare più appropriatamente di P2B).

Sono numerose oggi le società che offrono tali servizi, italiane (Prestiamoci, Smartika, Soisy, Younited Credit, BorsadelCredito.it, October, Housers ...) e straniere (Mintos, Bondora, Crowdestate, Envestio, Fastinvest, Grupeer, Robocash, Viventor, Twino, Crowdestor ...) e ci sono quindi una molteplicità di caratteristiche: chi si è specializzato più sull'immobiliare, chi sulle aziende chi sui prestiti personali.


Il fattore che sicuramente sta catalizzando l'attenzione degli investitori è il rendimento che può arrivare al 4-6% su quelle italiane e superare agevolmente il 10% su quelle straniere. Guadagni altissimi se paragonati ai tradizionali titoli di stato (oggi il Btp a 10 anni offre meno dell'1%) o ai conti deposito. Ovviamente tali rendimenti comportano rischi altrettanto alti. Concordo però con l'opinione di alcuni esperti che ritengono che il settore abbia buone prospettive. I tassi di interesse offerti sono infatti dovuti sia dalla necessità di crescere e quindi di attirare gli investitori (un po' come facevano i conti deposito qualche anno fa) sia dagli effettivi margini che il business consente, grazie al fatto di automatizzare i processi e disintermediare l'oneroso intervento delle banche.

Non è quindi un investimento per il buon padre di famiglia prudente, ma, per chi vuole rischiare un po' di più, senza esagerare, può anche valere la pena  metterci una piccola quota del proprio portafoglio al fine di diversificarlo.

Ci sono a questo punto diversi problemi per l'investitore che decida di lanciarsi:
  • capire come funziona il settore;
  • conoscere i rischi e come gestirli;
  • scegliere la piattaforma P2P dove investire: anzitutto italiana o estera? E poi quale fra le numerose proposte? Quali criteri seguire nella scelta?
  • dichiarazione fiscale: mentre oggi sembrano superati i dubbi sulla tassazione dei guadagni dalle piattaforme di social lending italiane, permangono parecchi punti aperti su quelle straniere.
Ammetto che avevo pensato di scrivere una serie di articoli in proposito conscio però, come si vede dalle mie ultime pubblicazioni, dello scarso tempo di cui in questo periodo dispongo per seguire il blog.
Nella mia ricerca di informazioni, mi sono imbattuto in una guida sull'argomento già pronta che risponde a tutte le domande di cui sopra.

Credo sia quindi inutile reinventare la ruota, per cui se sei interessato ti rimando all'ebook in questione. Una lettura non fa sicuramente male, mentre ricordo di prestare sempre attenzione prima di investire. Se non hai capito dove investi e/o la tua avversione al rischio è troppo alta, evita. Se invece credi di aver buone conoscenze finanziarie, aver compreso il business e di poter gestire il rischio, come detto puoi provarci. Ma sempre con un piccola quota del tuo capitale. 

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