In settimana si è conclusa l’offerta di scambio (swap) sulle obbligazioni greche. E’ la conclusione (almeno per ora) di una lunga tragedia che è durata diversi mesi. In tutto questo periodo ho preferito astenermi da giudizi per due motivi.
Il primo è che ritengo che se non tutti, la maggior parte dei lettori di Banca del Risparmio (investitori tradizionalisti e molto prudenti) non abbiano nei loro portafogli bond greci.
Il secondo è che la vicenda risultava molto complessa e
qualsiasi consiglio sarebbe stato inutile: non si seguiva più una logica finanziaria ma puramente politica. E in tale logica qualsiasi mossa era solo una scommessa, non un investimento. E i fatti mi hanno dato ragione.
Ovviamente poi non tutti hanno acquistato le obbligazioni elleniche a 100, in ogni caso praticamente tutti, chi più chi meno, perderanno qualcosa.
Dico tutti perché l’offerta di scambio seppur volontaria, è stata poi resa obbligatoria dalla Grecia (o quasi visto che alcune obbligazioni non di diritto ellenico si sono salvate). Non entro tanto nei tecnicismi (clausole CAC, default, CDS), la sostanza è che si è segnata una brutta pagina nel settore del risparmio.
I piccoli risparmiatori retail sono stati i più danneggiati essendo stati costretti allo scambio. Ovviamente hanno perso anche gli altri creditori, ma le banche possono rifarsi con i finanziamenti BCE mentre gli speculativi Hedge Funds potranno rifarsi con la riscossione dei CDS (una sorta di assicurazione contro il fallimento di un debitore).
Ma soprattutto lo swap greco ha visto metter in atto dalle autorità europee e mondiali comportamenti scorretti e al limite della legalità , tali da minare la fiducia nei mercati finanziari.
Si sono prima illusi i creditori che gli interventi di salvataggio del 2011 fossero efficaci per scongiurare futuri pericoli. Per poi procedere a formulare un’offerta di scambio volontaria che infine si è trasformata in obbligatoria, salvaguardando però alcuni creditori come la BCE.
La realtà è che la vicenda greca non è ancora conclusa e si farà quindi sentire in futuro sui mercati. Nonostante i soldi dell’Europa e il sacrificio degli obbligazionisti, la Grecia difficilmente raggiungerà gli obiettivi previsti. Lo scenario più realistico è la sua uscita dal sistema europeo, e il tentativo di trattenerla potrà solo fare ulteriori danni all’Europa.
Ma più di tutti sono i mercati finanziari che potranno punire l’Europa. Nella vicenda greca gli Hedge Funds hanno ottenuto quello che volevano: la dichiarazione di fallimento con conseguente incasso dell’assicurazione dei CDS. Ora questi fondi speculativi, con le casse rimpinguate, potranno puntare sulle prossime prede: Portogallo e Irlanda, ma anche la Spagna che presenta problemi di bilancio e difficilmente raggiungerà gli obiettivi di indebitamento previsti per quest’anno.
D’altra parte molti investitori europei sono usciti scottati dalla vicenda greca e cominceranno a non fidarsi più delle obbligazioni dei paesi traballanti. Immaginate di essere un risparmiatore tedesco, dopo il caso Grecia manterreste i titoli portoghesi e spagnoli, e forse anche italiani? O preferireste vendere subito?
Quali sono le ripercussioni per l’Italia, a parte l’aumento del debito per pagare il Fondo di Salvataggio Europeo? In questo periodo abbiamo visto gli spread tra Btp e Bund tedesco ridursi ai 300 punti. I mercati apprezzano la fine dell’incertezza, e la fine della prima parte della telenovela greca ha sicuramento risolto molti dubbi.
Ma così come a novembre, di fronte alla caduta delle quotazioni dei Btp, non ci si doveva far prendere dal panico, a maggior ragione ora non si deve diventare euforici. Chi mi legge sa che sono stato sempre positivo sui Btp consigliandoli anche durante la bufera (in particolare per il risparmiatore prudente consigliavo di acquistare le scadenze brevi).
Rimango anche ora positivo sui titoli di stato italiano ma ciò non vuol dire che i rischi siano spariti. I problemi per l’Europa non sono infatti finiti e il ritorno della speculazione potrebbe accrescerli. Nonostante l'enfasi dei giornali, il problema dell’Italia non è lo spread ma la crescita economica; già i dati di gennaio lasciano prevedere un’economia peggiore rispetto alle previsioni. Occorre quindi che l’Italia e tutta l’Europa guardino meno all’economia finanziaria per puntare sull’economia reale. I mercati finanziari nel breve possono essere guidati da logiche strane, a volte anche assurde e impossibili da prevedere; ma nel lungo periodo sono la crescita economica e gli utili aziendali che ne determinano la direzione.
Nel frattempo l’investitore deve rimanere vigile e prudente. La diversificazione è uno dei pilastri della teoria dell’investimento per cui se il tuo portafoglio è troppo spinto sui titoli italiani, non accrescerne l’esposizione.
Per le scadenze brevi ora i Btp rendono meno di un conto deposito. Per scadenze più lunghe diversifica su altri titoli. Per le azioni, seppur offrano molte opportunità , un investitore prudente se non è già entrato è preferibile che attenda che i mercati finanziari prendano una decisa direzione. Anche in questo caso comunque non guardare solo al mercato nostrano, che rappresenta una piccola quota del mercato globale, piuttosto diversifica tramite ETF sui mercati europei, americani e emergenti.
Il primo è che ritengo che se non tutti, la maggior parte dei lettori di Banca del Risparmio (investitori tradizionalisti e molto prudenti) non abbiano nei loro portafogli bond greci.
Il secondo è che la vicenda risultava molto complessa e
qualsiasi consiglio sarebbe stato inutile: non si seguiva più una logica finanziaria ma puramente politica. E in tale logica qualsiasi mossa era solo una scommessa, non un investimento. E i fatti mi hanno dato ragione.
Lo swap sulle obbligazioni greche
Con l’offerta di scambio in pratica la Grecia aveva chiesto ai suoi creditori un accordo: per ogni 100 (valore nominale) dei vostri titoli vi pago 46,5 in nuovi titoli (in parte greci e in parte del fondo europeo). Il taglio del debito greco quindi sarà del 53,5% ma la perdita per gli obbligazionisti sarà ben superiore visto che alcuni dei nuovi titoli avranno poco valore. Si stima che questa perdita potrà arrivare al 70-75% del valore dei titoli detenuti.Ovviamente poi non tutti hanno acquistato le obbligazioni elleniche a 100, in ogni caso praticamente tutti, chi più chi meno, perderanno qualcosa.
Dico tutti perché l’offerta di scambio seppur volontaria, è stata poi resa obbligatoria dalla Grecia (o quasi visto che alcune obbligazioni non di diritto ellenico si sono salvate). Non entro tanto nei tecnicismi (clausole CAC, default, CDS), la sostanza è che si è segnata una brutta pagina nel settore del risparmio.
I piccoli risparmiatori retail sono stati i più danneggiati essendo stati costretti allo scambio. Ovviamente hanno perso anche gli altri creditori, ma le banche possono rifarsi con i finanziamenti BCE mentre gli speculativi Hedge Funds potranno rifarsi con la riscossione dei CDS (una sorta di assicurazione contro il fallimento di un debitore).
Ma soprattutto lo swap greco ha visto metter in atto dalle autorità europee e mondiali comportamenti scorretti e al limite della legalità , tali da minare la fiducia nei mercati finanziari.
Si sono prima illusi i creditori che gli interventi di salvataggio del 2011 fossero efficaci per scongiurare futuri pericoli. Per poi procedere a formulare un’offerta di scambio volontaria che infine si è trasformata in obbligatoria, salvaguardando però alcuni creditori come la BCE.
La realtà è che la vicenda greca non è ancora conclusa e si farà quindi sentire in futuro sui mercati. Nonostante i soldi dell’Europa e il sacrificio degli obbligazionisti, la Grecia difficilmente raggiungerà gli obiettivi previsti. Lo scenario più realistico è la sua uscita dal sistema europeo, e il tentativo di trattenerla potrà solo fare ulteriori danni all’Europa.
Conseguenze per l’Europa e i Btp italiani
La Grecia già ora pesa sui bilanci di tutti gli Stati europei. Il suo pseudo-salvataggio costerà all’Italia tra i 31 e i 47 miliardi di euro (da rilasciare in due anni); più della manovra Monti che era di 20 miliardi.Ma più di tutti sono i mercati finanziari che potranno punire l’Europa. Nella vicenda greca gli Hedge Funds hanno ottenuto quello che volevano: la dichiarazione di fallimento con conseguente incasso dell’assicurazione dei CDS. Ora questi fondi speculativi, con le casse rimpinguate, potranno puntare sulle prossime prede: Portogallo e Irlanda, ma anche la Spagna che presenta problemi di bilancio e difficilmente raggiungerà gli obiettivi di indebitamento previsti per quest’anno.
D’altra parte molti investitori europei sono usciti scottati dalla vicenda greca e cominceranno a non fidarsi più delle obbligazioni dei paesi traballanti. Immaginate di essere un risparmiatore tedesco, dopo il caso Grecia manterreste i titoli portoghesi e spagnoli, e forse anche italiani? O preferireste vendere subito?
Quali sono le ripercussioni per l’Italia, a parte l’aumento del debito per pagare il Fondo di Salvataggio Europeo? In questo periodo abbiamo visto gli spread tra Btp e Bund tedesco ridursi ai 300 punti. I mercati apprezzano la fine dell’incertezza, e la fine della prima parte della telenovela greca ha sicuramento risolto molti dubbi.
Ma così come a novembre, di fronte alla caduta delle quotazioni dei Btp, non ci si doveva far prendere dal panico, a maggior ragione ora non si deve diventare euforici. Chi mi legge sa che sono stato sempre positivo sui Btp consigliandoli anche durante la bufera (in particolare per il risparmiatore prudente consigliavo di acquistare le scadenze brevi).
Rimango anche ora positivo sui titoli di stato italiano ma ciò non vuol dire che i rischi siano spariti. I problemi per l’Europa non sono infatti finiti e il ritorno della speculazione potrebbe accrescerli. Nonostante l'enfasi dei giornali, il problema dell’Italia non è lo spread ma la crescita economica; già i dati di gennaio lasciano prevedere un’economia peggiore rispetto alle previsioni. Occorre quindi che l’Italia e tutta l’Europa guardino meno all’economia finanziaria per puntare sull’economia reale. I mercati finanziari nel breve possono essere guidati da logiche strane, a volte anche assurde e impossibili da prevedere; ma nel lungo periodo sono la crescita economica e gli utili aziendali che ne determinano la direzione.
Nel frattempo l’investitore deve rimanere vigile e prudente. La diversificazione è uno dei pilastri della teoria dell’investimento per cui se il tuo portafoglio è troppo spinto sui titoli italiani, non accrescerne l’esposizione.
Per le scadenze brevi ora i Btp rendono meno di un conto deposito. Per scadenze più lunghe diversifica su altri titoli. Per le azioni, seppur offrano molte opportunità , un investitore prudente se non è già entrato è preferibile che attenda che i mercati finanziari prendano una decisa direzione. Anche in questo caso comunque non guardare solo al mercato nostrano, che rappresenta una piccola quota del mercato globale, piuttosto diversifica tramite ETF sui mercati europei, americani e emergenti.
La Grecia a mio avviso uscirà dall'UE, e ciò è voluto in modo particolare dalla Germania, che diversamente, sembrerebbe pronta a salvare il Portogallo.
RispondiEliminaServe un capro espiatorio per far capire a tutti i paesi che bisogna cambiare atteggiamento economico/finanziario