-
Intesa Sanpaolo: nei primi nove mesi del 2025 l’utile netto consolidato è stato pari a circa 7,6 miliardi di euro, in crescita del +5,9% rispetto allo stesso periodo 2024. Per l’intero anno la banca conferma un obiettivo ben oltre i 9 miliardi di euro di utile.
-
UniCredit: per il terzo trimestre 2025 l’utile netto è di circa 2,6 miliardi di euro, +12,9 % (o comunque in crescita) sull’anno precedente. Nei primi nove mesi dell’anno l’utile netta si è attestata a circa 8,7 miliardi di euro.
In breve: le banche italiane non solo vincono in termini di utile, ma lo fanno in un contesto dove i margini tradizionali (ad esempio l’interesse netto) sono sotto pressione.
Perché questi utili così robusti?
Alla base di questi risultati ci sono alcuni fattori principali:
-
Commissioni e servizi non‐interessi
Per Intesa Sanpaolo, ad esempio, le commissioni nette sono cresciute del +5,1% nei primi nove mesi, mentre gli interessi netti sono diminuiti del 6,8%. In uno scenario di tassi bassi o in calo, le banche si orientano verso servizi, gestione del risparmio, attività assicurativa e trading. -
Efficienza operativa e controllo dei costi
Intesa segnala costi operativi in calo dello 0,4% nei nove mesi. UniCredit dichiara costi praticamente stabili o in calo nonostante contesto complesso. Queste banche riescono a ottenere “di più” con “meno” o comunque con costi sotto controllo. -
Qualità del credito
Intesa Sanpaolo evidenzia un’incidenza molto bassa dei crediti deteriorati (1,1% al netto delle rettifiche) nei nove mesi. Questo significa che le banche non sono troppo esposte a perdite da crediti “cattivi”, il che aiuta gli utili.
La critica ai risparmiatori: passività che fa utili alle banche
E qui entra in gioco una riflessione importante: mentre le banche prosperano, molti risparmiatori italiani restano in una condizione di passività che finisce per avvantaggiare proprio le banche.
-
Molti clienti mantengono conti correnti tradizionali, depositi a tassi praticamente nulli o molto bassi, e non cercano alternative o strumenti più efficienti. Questo significa che le banche raccolgono liquidità a costo quasi nullo (o molto basso) e possono impiegarla in modo profittevole (o anche venderla ad altri strumenti finanziari) guadagnando ampiamente.
-
Spesso i risparmiatori non “cambiano banca” o non cercano condizioni migliori, accettando passivamente le condizioni che la banca impone. Questa comodità /incoscienza dà un vantaggio competitivo alle stesse banche.
-
I consigli delle banche stesse (o dei consulenti interni) possono essere interessati: se la banca vuole gestire un attivo con margine elevato, può proporre prodotti dove guadagna più lei che il risparmiatore, o in condizioni che non sono pienamente ottimali per il cliente.
In sostanza: più i risparmiatori restano “seduti” e passivi, più le banche possono sfruttare la loro liquidità a basso costo, impiegarla in attività redditizie e generare utili elevati. È una dinamica che merita attenzione.
Qualche suggerimento per i risparmiatori
Per non essere “contributori involontari” agli utili delle banche, i risparmiatori potrebbero:
-
Rivedere le condizioni del proprio conto corrente: canoni, tassi sui depositi, offerte alternative (fintech, banche online) vs banca tradizionale.
-
Verificare quanto costano i servizi bancari che utilizzano: carte, bonifici, prelievi, gestione risparmio.
-
Considerare la diversificazione: non lasciare tutto parcheggiato a tasso zero o quasi, valutare placement alternativi (con consapevolezza del rischio) o semplicemente negoziare condizioni migliori con la propria banca. In questo periodo oltre ai conti depositi, i soliti Btp e Bot sono un'alternativa valida e ben remunerata.
-
Chiedersi: “Quanto la banca guadagna da me?”: se la banca prende commissioni elevate o il mio conto costa molto rispetto ai servizi che utilizzo, è forse il momento di riflettere.
Informarsi attivamente: capire i rendimenti dei prodotti che ci vengono proposti, non accettare passivamente.
Il messaggio è chiaro: le banche italiane stanno vivendo una fase molto proficua, riuscendo a generare utili robusti grazie a una combinazione di commissioni, efficienza e qualità del credito. Ma questo risultato non è sovrannaturale: parte del “carburante” che alimenta questi utili viene dalla raccolta a basso costo e dal comportamento passivo del risparmiatore medio italiano.
Se i risparmiatori diventassero più attivi — controllando le condizioni, cambiando banca, negoziando — parte di quel margine extra potrebbe restare nelle loro tasche piuttosto che diventare utile per la banca.
Per diventare più autonomo nelle tue decisioni di investimento o per lo meno per capire se i consigli in banca fanno al caso tuo o c'è di meglio, leggi il libro Impara a Investire come i Guru


Nessun commento:
Posta un commento