Come funziona lo schema della truffa
Lo schema tipico inizia in modo subdolo e apparentemente innocuo:
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L’aggancio: avviene tramite social o chat (WhatsApp, Telegram, Signal), dove circolano gruppi che parlano di “strategie vincenti” e analisi tecniche di mercato. 
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I primi guadagni: le vittime vengono spinte a fare piccoli investimenti, che spesso portano a risultati iniziali positivi (pilotati dagli stessi truffatori). Questo aumenta la fiducia. 
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Il salto di qualità : entra in gioco un “esperto” o “professore di finanza” che invita a usare una piattaforma dedicata, presentata come exchange o broker. In realtà si tratta di portali privi di autorizzazioni, con sedi inesistenti e senza alcuna trasparenza. 
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I versamenti ingannevoli: il denaro non viene inviato a un intermediario regolamentato, ma a conti di soggetti terzi, talvolta accompagnati da fatture false per giustificare i bonifici. 
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La perdita totale: dopo qualche operazione in apparenza riuscita, arriva il crollo improvviso. L’investitore perde quasi tutto, e ogni tentativo di recupero si traduce solo in ulteriori versamenti. 
Perché è difficile uscirne
Chi cade in queste trappole fatica ad ammettere subito di essere stato raggirato. I piccoli profitti iniziali e la pressione psicologica dei “consulenti” inducono a reinvestire sempre di più, fino a perdere capitali importanti. Inoltre, le fatture false e i pagamenti a soggetti terzi servono a ingannare anche le banche, rendendo più difficile bloccare in tempo i trasferimenti sospetti.
I segnali d’allarme
Ci sono alcuni indizi che devono far scattare subito il campanello d’allarme:
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piattaforma non autorizzata da Consob o da altre autorità europee; 
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assenza di un indirizzo fisico o di riferimenti societari chiari; 
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richieste di bonifici a soggetti terzi “esercizi” o “negozi”; 
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rendimenti troppo alti e costanti, senza rischio apparente; 
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figure carismatiche che si presentano come esperti e spingono a investire sempre di più; 
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documenti o fatture che non corrispondono a reali prestazioni o servizi. 
Come difendersi
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Verificare sempre le autorizzazioni: prima di affidare denaro a un intermediario, controllare sul sito della Consob se è regolarmente abilitato. 
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Diffidare dei guadagni facili: nel trading non esistono rendimenti garantiti, soprattutto a breve termine. 
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Non fidarsi dei gruppi social: i segnali di trading su WhatsApp o Telegram possono essere manipolati per trarre in inganno. 
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Rivolgersi a professionisti qualificati: se si vuole investire, è meglio affidarsi a banche, SIM o consulenti finanziari certificati. 
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Bloccare subito i pagamenti sospetti: se la banca segnala anomalie, non insistere ma chiedere chiarimenti e verifiche. 
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Segnalare le truffe: in caso di sospetti, è importante avvisare la Consob o le forze dell’ordine. 
Conclusione
Le truffe finanziarie legate al trading su cripto e azioni sono sempre più sofisticate e difficili da riconoscere. La regola d’oro resta la stessa: se un investimento sembra troppo bello per essere vero, probabilmente è una truffa. Meglio diffidare e chiedere sempre una verifica ufficiale, piuttosto che finire intrappolati in schemi che, purtroppo, lasciano solo perdite ingenti e tanta amarezza.
 

 

 
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