Deduzione dei contributi
La prima fase riguarda i contributi che un lavoratore versa al fondo pensione. In Italia, questi versamenti sono deducibili dal reddito imponibile per un massimo di 5.164,57 euro annui. Questo meccanismo di deducibilità consente di ridurre l'imponibile fiscale su cui viene calcolata l'Irpef, con conseguente risparmio d'imposta. Gli scaglioni Irpef attualmente in vigore sono quattro, con aliquote che vanno dal 23% al 43%, in base al reddito imponibile:
- 23% per i redditi fino a 15.000 euro;
- 25% per i redditi da 15.001 a 28.000 euro;
- 35% per i redditi da 28.001 a 50.000 euro;
- 43% per i redditi oltre i 50.000 euro.
Il risparmio fiscale dipenderà , quindi, dall'ammontare dei contributi versati e dal reddito imponibile del contribuente. Se i contributi versati superano la soglia massima deducibile, la parte eccedente non sarà soggetta a imposta quando verrà erogata come prestazione pensionistica. Questo rappresenta un vantaggio significativo per chi riesce a versare importi superiori al limite deducibile.
Alcuni esperti suggeriscono che la soglia di deducibilità annuale dovrebbe essere rivista e aumentata, come già avviene per altre forme di investimento, come i Piani Individuali di Risparmio (PIR). Un'altra proposta avanzata riguarda la possibilità di applicare una deducibilità su base pluriennale per i lavoratori autonomi, poiché i loro versamenti potrebbero non essere regolari di anno in anno a causa della variabilità dei loro redditi.
Tassazione dei rendimenti
La seconda fase riguarda la tassazione dei rendimenti maturati all'interno del fondo pensione. Dal 2015, i rendimenti sono soggetti a un'imposta sostitutiva del 20%, aumentata rispetto al precedente 11,5%. Tuttavia, esistono delle eccezioni: i rendimenti derivanti da titoli di Stato italiani e da quelli equiparati (emessi da Paesi inclusi nella "white list") sono tassati al 12,5%. Questo regime di tassazione mira a incoraggiare gli investimenti nei titoli di Stato, considerati meno rischiosi e più vantaggiosi dal punto di vista fiscale.
La tassazione dei rendimenti si applica solo sui guadagni effettivamente maturati nel fondo pensione, e non sui contributi versati. Questo significa che i vantaggi fiscali si concentrano maggiormente nella fase di accumulo, consentendo ai partecipanti di ottenere un maggior rendimento netto.
Tassazione delle prestazioni finali
La terza fase riguarda la tassazione delle prestazioni erogate dal fondo pensione, che possono essere percepite sotto forma di rendita o di capitale. Le aliquote previste per la tassazione delle prestazioni finali vanno dal 15% al 9%, a seconda del numero di anni di partecipazione al fondo. L'aliquota iniziale del 15% può infatti essere ridotta dello 0,30% per ogni anno di partecipazione che eccede i 15 anni, fino a una riduzione massima del 6%. Pertanto, chi ha contribuito per oltre 35 anni può beneficiare di un'aliquota ridotta del 9%. Questa riduzione premia la costanza nel versare contributi al fondo pensione, incentivando una partecipazione a lungo termine.
Inoltre, sono previste altre agevolazioni fiscali, come l'esenzione da imposta per i contributi eccedenti il limite deducibile. In aggiunta alla rendita o al capitale, è possibile usufruire di alcune opzioni per anticipare parte delle somme accumulate nel fondo pensione. Ad esempio, è possibile richiedere un'anticipazione per spese sanitarie, in questo caso esentata da imposte, oppure per l'acquisto o la ristrutturazione della prima casa, in questo caso con una ritenuta del 23%.
Il sistema di tassazione dei fondi pensione in Italia è strutturato per offrire incentivi fiscali significativi, sia nella fase di contribuzione che in quella di erogazione. La deducibilità dei contributi permette di ottenere un risparmio immediato sull'Irpef, mentre la tassazione agevolata dei rendimenti e delle prestazioni finali premia chi partecipa a lungo termine. Tuttavia, esistono margini di miglioramento, come un possibile aumento della soglia di deducibilità annua o l’introduzione di una deducibilità pluriennale per i lavoratori autonomi.
Inoltre, un'ulteriore revisione delle aliquote potrebbe rendere ancora più attraente la previdenza complementare come strumento di pianificazione finanziaria per il futuro.
In conclusione, la previdenza complementare, attraverso i fondi pensione, rappresenta una valida soluzione per integrare la pensione pubblica, beneficiando al contempo di un trattamento fiscale favorevole.
Per approfondimenti e aver tutte le risposte sul tema, ti consiglio “Le 90 Domande Sui Fondi Pensione”.
Purtroppo i lavoratori autonomi che hanno adottato nella loro professione il "regime forfettario" non hanno la possibilità di detrarre nulla. Pertanto non è assolutamente conveniente per questa categoria di lavoratori autonomi.
RispondiElimina