In quel clima molti, alla ricerca di rendimenti "normali" si sono lanciati su prodotti più speculativi, es. bond emessi da emittenti sicuri (come la BEI) ma in valute dei paesi emergenti (Brasile, Messico, Sud Africa, Turchia su tutti) o addirittura direttamente in bond in euro o in dollari di paesi con basso rating, esempi tipici Argentina e Venezuela. Spesso a questi investitori non è andata bene. A beneficio di chi ha in portafoglio obbligazioni venezuelane, riporte le ultime info dal Sole 24 Ore.
Riapertura negoziazione bond Venezuela
Il disgelo delle obbligazioni del Venezuela dà qualche speranza agli investitori che li detengono. I titoli di Stato del Paese sudamericano, infatti, sono di nuovo negoziabili sul mercato secondario da parte degli americani, perché in ottobre è stato levato l’embargo di Washington alla contrattazione in vigore dal 2019.
L’eliminazione del divieto ha esposto i bond venezuelani alla volatità , tant’è che appena sono tornati sul mercato il titolo di Stato a dieci anni in dollari ha perso oltre il 20% e adesso vale sotto i 16 centesimi. Di recente, tuttavia, questi bond hanno ripreso a salire.
La temporanea sospensione del divieto di contrattazione sui bond venezuelani da parte dell’amministrazione Usa ha avuto come conseguenza un forte recupero dei prezzi, seppure da livelli estremamente bassi. La notizia è ovviamente positiva, anche perché in molti si aspettano che la sospensione del divieto diventi definitiva. È un primo passo verso una sorta di normalizzazione dei titoli del paese sudamericano, grazie soprattutto alla situazione geo-politica creatasi negli ultimi due anni.
L’esistenza di un mercato dove poterli scambiare dà qualche opportunità di recuperare almeno in parte il valore. Anche perché si sono realizzate alcune condizioni che sostengono la domanda. Aumenta per i possessori la probabilità di partecipare alla ristrutturazione del debito, perché un giudice della corte di New York ha sentenziato una scadenza più lunga per alcune delle obbligazioni. In aggiunta, J.P. Morgan sta valutando la possibilità di riammettere i titoli venezuelani nei panieri dei loro indici e la decisione farebbe scattare gli acquisti da parte dei prodotti che replicano i parametri dove sono presenti.
Viceversa, ci sono ancora molti ostacoli a una riabilitazione completa dei bond del Governo di Caracas. Innanzitutto, l’impossibilità di emettere debito nuovo (le sanzioni degli Stati Uniti sulle nuove emissioni sono ancora in vigore) limita una ristrutturazione che potrebbe assegnare agli investitori nuova carta, più appetibile e con prezzi maggiori.
Il percorso è però accidentato e pieno di ostacoli, a partire da quelli politici. L’apertura Usa al debito venezuelano potrebbe non durare molto, perché è stata concessa in cambio del dialogo del presidente Maduro con l’opposizione. L’atteggiamento del Capo dello Stato, però, si è mantenuto finora poco democratico, visto che nel 2024 si dovrebbero tenere nuove elezioni, ma che i suoi sfidanti più insidiosi fanno fatica ad arrivare alle primarie. Gli esperti ritengono che difficilmente la situazione cambierà in breve tempo.
Dunque, le buone notizie non sono ancora sufficienti a fare delle obbligazioni del Venezuela opportunità per tutti i portafogli, perché il rischio su cedole e rimborso è sempre altissimo. I Bond venezuelani da un punto di vista tecnico restano in default, quindi ad altissimo rischio. Tuttavia, per chi li aveva in portafoglio, gli sviluppi degli ultimi mesi rappresentano, dopo molti anni, una prima notizia positiva per sperare di recuperare almeno in parte l’investimento originario».
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