Recupero obbligazioni Venezuela - aggiornamenti

Nella consueta rubrica in cui posto risposte date ai lettori del Sole Plus (sempre di qualche settimana dopo) riporto un interessante quesito sulle obbligazioni del Venezuela.

Domanda: Vi chiedo informazioni sul rimborso di capitale e cedole dei bond sovrani del Venezuela bloccati dal 2017. In particolare sono interessato a capire che ne sarà dell’emissione in dollari Usa di cui sono detentore che è scaduta a maggio 2023 (cedola al 9%).

Risposta sul bond Venezuela

Ricordiamo che le emissioni del governo venezuelano trattano ormai da tempo su valori estremamente bassi (tra il 5% e il 10% del valore nominale). Il tutto dopo aver subito, non solo una serie di eventi di sospensioni di pagamenti (default), ma anche un divieto, imposto dalle autorità Usa a tutti gli intermediari, di effettuare qualsiasi scambio sui mercati internazionali. 

Per il lettore quindi, il primo problema è quello di dover aspettare che il divieto delle autorità Usa venga tolto, circostanza che da un lato deprime il valore delle obbligazioni e dall’altro ne impedisce di fatto qualsiasi scambio. La possibilità di un parziale riavvicinamento degli Usa al Venezuela, che sembrava prima del 2022 del tutto improbabile, dopo l’invasione dell’Ucraina potrebbe essere leggermente meno lontana, visto che le economie occidentali sono alla ricerca di fonti energetiche alternative al gas e al petrolio russo, e il Venezuela potrebbe rappresentare un “male minore”. 

Al momento però, non sembrano esserci svolte prevedibili a breve e anzi, le economie occidentali negli ultimi 12 mesi sembrano aver trovato fonti energetiche alternative senza l’aiuto del petrolio venezuelano. 

Di fatto quindi il lettore non ha grandi possibilità di manovra. In teoria, per tentare un recupero almeno parziale in questa fase, l’unica alternativa (che abbiamo già segnalato in nostre precedenti risposte), può essere quella di adire a vie legali attraverso le “class action” e richiedere il risarcimento direttamente al Paese emittente, magari richiedendo la confisca di eventuali beni all’estero (e che non siano già stati confiscati). È però un processo molto lungo, complicato e costoso, che ha economicamente senso solo se le cifre molto elevate