Ho già scritto in merito alla tassa sugli extraprofitti delle banche approvata dal Governo. Come già detto, ritengo che lo Stato debba evitare intromissioni nell'economia. Purtroppo questo mantra, nonostante ci si lamenti del liberismo, è venuto sempre meno negli ultimi anni anche in Occidente, e non solo per la pandemia o la guerra. Premesso questo, ritengo che se valga un'eccezione a questa regola questo è il caso. Le banche negli anni passati hanno ricevuto decine di miliardi di aiuti ed è ragionevole e soprattutto equo che si chieda loro qualcosa indietro. Troppo comodo chieder lo Stato quando fa comodo e lamentarsene quando chiede il conto. Anche perché le banche hanno fatto orecchie da mercante quando da più parti si chiedeva loro di aumentare anche i tassi sulla raccolta a favore dei clienti.
Le critiche al provvedimento sono ovviamente lecite. Si possono criticare modalità e retroattivitÃ
Si possono richieder aggiustamenti soprattutto per le piccole banche su cui la tassa potrebbe in effetti aver effetti distorsivi perché impossibile valutare a priori ogni caso. Sull'intervento dello Stato invece la critica è accettabile se c'è coerenza vale a dire si sono criticate anche misure analoghe fatte negli ultimi anni e soprattutto i salvataggi pubblici a costo totale del contribuente (ricordo che per es. Banca Intesa acquisì le banche venete depurate di tutti i debiti dubbi e ricevendo pure 4 miliardi di euro per gli esuberi con cui pagò anche esuberi propri. Dopo il primo trimestre in ISP le banche venete erano già in utile e questo più di tutto spiega chi si è accollato le perdite e chi i guadagni).
Conseguenze della tassa sulle banche
Ancor più insensato quanto leggo sui giornali italiani con interviste anche a economisti e pseudo esperti che di mercati non conoscono nulla. Mi riferisco a che preannuncia chissà quali conseguenze come riduzione del credito o aumento dei costi sui conti correnti.
In merito al credito, questo purtroppo si è già ridotto sia per le imprese che per i privati, basta guardare il tracollo nei numeri dei mutui casa. Ma il motivo non si trova nell’offerta ma nella domanda. I tassi alti stanno frenando e facendo rinviare le scelte di finanziamento, come normale che sia visto che a questo mira la politica monetaria. Se si teme una riduzione del credito va giocoforza criticata la Bce, il colmo che alcuni che se ne escono con questa trovata siano invece favorevoli al rialzo dei tassi.
Sui costi dei conti correnti la valutazione è altrettanto ridicola. Anzitutto un aumento richiede per legge un giustificato motivo. Non lo può essere una tassa per quanto "straordinaria". Tra l’altro proprio l’ultimo numero del Sole Plus segnala come molte banche debbano ancora ridurre le commissioni aumentate con la scusa dei tassi negativi. Per legge, ora che i tassi sono ampiamente positivi ed è quindi venuto meno il giustificato motivo tali modifiche andrebbero cancellate.
Che tutto il discorso non regga e sia artificioso e di comodo lo dimostrano però anzitutto i numeri. La tassa peserà per circa il 10% sulle grandi banche nel 2023 (ancor meno per il 2022). La stima per Intesa Sanpaolo, primo istituto italiano, è di 850 milioni. Cifra importante ma che sparisce di fronte ai 5 miliardi di euro di dividendi previsti. Le principali banche italiane negli ultimi due anni hanno fatto a gara a distribuire acconti di dividenti e buyback (riacquisti azioni proprie) dimostrando di aver liquidità in abbondante eccesso. Ora come si fa a dire che una banca che distribuisce 5 miliardi di dividendi possa esser inficiata da 850 milioni di tasse? Ovviamente il ragionamento è rivolto anche alla BCE che fa il suo mestiere ma anche qui male. Perché se la BCE temesse che le banche italiane in futuro potrebebro aver problemi può, anzi deve, limitare al massimo la distribuzione degli utili.
Le opinioni sono lecite appunto ma se coerenti e non avventate sulla base dei numeri. Invece leggo molti interventi dal settore finanziario che somigliano al classico sistema del chiagni e fotti, o quello della Fiat di socializzare le perdite e privatizzare gli utili. Che per intenderci è pure quello che fanno i mutuatari a tasso variabile che si lamentano: hanno fatto una scelta che gli ha fatto guadagnare all’inizio, non possono lamentarsi ora che la scommessa è andata male. Quindi anche qui sono d’accordo che salvo casi limite non sia nemmeno giusto usar risorse pubbliche per questa casistica.Sono banalità di buon senso e soprattutto di coerenza, ciò che manca spesso nei media e nel settore finanziario italiano.
Le vere conseguenze su banche e economia derivano dalla politica della BCE. Non entro nemmeno nella questione se questa politica sia giusta o sbagliata. Ma è banale capire che il credito che si riduce e l'economiache rallenta e magari va in recessione, aumentando le sofferenze bancarie, è appunto una delle possibili e ovvie conseguenze.
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