Banca del Rispamio

Utili consigli per risparmiare in banca!

28/04/23

Risparmio e investimenti cambiano tra generazioni?

I ragazzi che sono usciti dalla guerra e anche la generazione successiva, i cosiddetti baby boomer, erano molto diversi da oggi. Anzitutto erano tempi in cui, nonostatne certa assurda retorica che si legge oggi, avevano molto meno dei ragazzi nati dopo il 2000. Meno soldi, meno possibilità di viaggiare e studiare. Anzi, salvo i pochi di buona famiglia, già a 14-15 anni si iniziava a lavorare (ufficialmente, perché di fatto si lavorava già prima anche se non in età legale).  Per questo avevano fin da giovane età maggiore capacità di risparmio ma anche propensione a farlo.

Mi fa specie infatti la retorica dei vecchi che si sono presi tutto, i giovani che non avranno la pensione e che guadagnano sempre di meno. La tentazione di parlare di generazioni diverse solo per sottolineare le distanze e le contrapposizioni è forte.  Riprendo un articolo interessante sull'argomento che recensisce un libro che consiglio in proposito.

Il lavoro di Diego Martone —Senza età, Come generazioni diversecoesistono e insieme creano valore, edizioni Egea, prova ad offrire una chiave di lettura positiva del nuovo che avanza e dell’antico che resiste. Come si vedono e si giudicano le diverse generazioni? Quali sono le più simili e quali le più distanti tra loro? Quali sono i terreni culturali su cui possono coesistere obiettivi e modalità di azione? Come migliorare le interazioni negli spazi di lavoro e in tutti i rapporti interpersonali? 

Martone, fondatore e presidente di Demia, trent’anni nel mercato delle ricerche demoscopiche e di mercato, parte dai numeri per invitare al dialogo. Perché non c’è nulla di più inesatto delle statistiche, ma nulla è meglio delle statistiche per discutere del mondo andando oltre le ideologie. 

Sulla base di dati aggiornati e originali, il libro propone una fotografia accurata di Silent Generation (i nati prima del 1945), Baby Boomer (quelli degli anni Sessanta), Generazione X, Millennial, Generazione Y (i giovani a vario titolo) e persino degli Alpha (quelli nati dopo il 2012), indagandone peculiarità, differenze e soprattutto relazioni reciproche. 

«Come i cinque cerchi delle Olimpiadi, ogni generazione si interseca con le altre a formare un simbolo, una realtà unica, in cui differenze e similitudini non tolgono forza all’insieme complessivo ma anzi aggiungono valore», spiega Martone. Stati, aziende, organizzazioni e gruppi che vogliono far collaborare persone anagraficamente diverse devono orientare i propri sforzi su questo nuovo paradigma: dalla contrapposizione alla contaminazione fino a giungere all’«interoperabilità » tra persone. 

Il volume affronta in un capitolo specifico la questione del risparmio: il modo di rapportarsi con il denaro dice molto delle persone e della loro cultura. Ma spesso l’approccio verso i clienti dell’industria specializzata è basato su caratteri strettamente patrimoniali e troppo poco su quelli generazionali. Martone racconta esempi di successo che coniugano le abitudini digitali—ad esempio degli Zero e dei Millennial — con la possibilità di accantonare risparmio inmodo innovativo (ad esempio arrotondando le cifre degli acquisti fatti con carte di credito e debito) o la loro necessità di rateizzare gli acquisti, direttamente sul sito del venditore. 

Sappiamo però che i servizi digitali possono essere particolarmente ostici per Boomers o Silent, costringendoli ad esperienze frustranti nell’utilizzo di strumenti di gestione dei propri conti e alla necessità di richiedere aiuto a figli/nipoti. 

Ma la globalizzazione è finita? Dipende anche in questo caso dalle generazioni, dicono i numeri elaborati da Martone.Al diminuire dell’età si nota una progressiva apertura verso una visione del mondo «casa» e anche opportunità di crescita economica. Non per caso, dunque, la pensa così solo il 4% della Silent Gen, ma si sale al 47% deiMillennials e fino al 53% della GenZ. 

E poi c’è il tempo. Il presentismo, l’eccessiva focalizzazione sul «qui ed ora», senza curarsi troppo di un futuro che è vissuto come pieno di incognite e quindi imperscrutabile per definizione, è un modo di rapportarsi alla realtà tipico delle generazioni più giovani. Ma ormai è diventato un modo di pensare che coinvolge anche le generazioni più anziane. E anche qui ci sono dei ragionamenti finanziari da mettere in campo. 

Il passaggio degli asset ereditari, per esempio, sta subendo delle profonde mutazioni. Inizia sempre più frequentemente già durante l’ultima fase di vita (senza quindi aspettare il testamento) non solo per libera scelta,ma per favorire l’incontro tra le difficoltà di chi fatica a farsi strada e il desiderio di rendersi utile percepito da chi possiede i soldi. Secondo Martone se si trovano le «chiavi di comunicazione intergenerazionale » per coniugare le esigenze e gli obiettivi di tutti, ilmondo degli investimenti e la società tutta possono diventare migliori.

Per chi è interessato, il libro Senza età. Come generazioni diverse coesistono e insieme creano valore di Diego Martone.

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