La vicenda delle obbligazioni Oi Sa, la società con cui Portugal Telecom si fuse nel 2015 e che nel 2016 finì in default (di fatto la garante delle emissioni di Pt) è esemplare e purtroppo emblematica dei pericoli della finanza, soprattutto quanto ci si avventura in ambiti poco conosciuti e lontani, dove la regolamentazione non è così certa come in Occidente.
Il paradosso è che molti avevano acquistato obbligazioni Portugal Telecom convinti di investire su una società portoghese e quindi Ue. Invece si sono ritrovati un bond brasiliano non è il massimo. E ora da anni sono impantanati in uno dei più lunghi e assurdi default finanziari, complice anche l'instabilità di un paese, il Brasile, che anche le ultime vicende hanno ripiombato a livello di repubblica delle banane.
La procedura concorsuale della socità sembrava in grado di stabilizzare, almeno parzialmente, le perdite attraverso un lento rilascio di flussi cedolari. Ma ora Oi Sa ha comunicato di non essere più in grado di distribuire agli obbligazionisti la cedola in scadenza il 5 febbraio 2023. La società ha reso noto infatti di avere debiti per 29 miliardi di real (circa 5,3 miliardi di euro) di cui la metà denominati in dollari, con circa 600 milioni di real (110 milioni di euro) in scadenza, appunto, il 5 febbraio con la cedola del bond 2025. Ovvio che sia una comunicazione che testimonia la gravità della situazione societaria non in grado nemmeno di pagare una cedola.
La società ha dichiarato che: «Sfortunatamente fattori imponderabili e incontrollabili, conseguenze della situazione economica e finanziaria hanno reso assolutamente necessario il tentativo di un ricorso alla protezione giudiziaria che renda possibile implementare un nuovo piano di ristrutturazione del debito che possa garantire la sopravvivenza di una società che genera posti di lavoro e ricavi». La società ha anche annunciato il fallimento di ogni tentativo di negoziato per giungere a un accordo con i detentori di obbligazioni (in cui ci sono molti italiani).
Il default sulla cedola farebbe scattare automaticamente le richieste di esigibilità di parte del debito. Quindi le clausole che impongono la scadenza anticipata di debiti e contratti risultano sospese. L'obiettivo principale è sicuramente evitare la procedura fallimentare, interesse di tutti, inclusi ovviamente possessori. Ma le soluzioni sono quanto mai imprevedibili, in uno Stato in cui pure la politica ha dimostrato di aver regole da barzelletta.
Una lezione per chi si lamenta dell'Italia o di altre situazioni. Se devi assumere rischi, evita paesi in cui le tutele degli investitori, e in generale i diritti delle persone, non sono regolate, o se ci sono regole non sono fatte rispettare.
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