Questa settimana sono in pagamento i dividendi di diverse e importanti società quotate alla Borsa di Milano. Molte grandi banche (Unicredit, Intesa, Ubi Banca, Credem, Popolare Milano, Sondrio e Emilia Romagna), Generali, Eni, Atlantia, Italcementi, Brembo, Pirelli, Snam, Tenaris etc.
Come al solito in queste occasioni i media, anche quelli finanziari, generano confusione lasciando intendere che i dividendi siano assimilabili a cedole obbligazionarie. Cito per esempio Milano Finanza di qualche tempo fa “Con i dividendi di Piazza Affari si può ottenere un rendimento medio del 3%, quasi tre volte di più del Btp a dieci anni sceso al minimo storico …”.
Ovviamente si tratta di un confronto che non ha senso, come ho già avuto più volte modo di ribadire. Se possiedi azioni che hanno staccato il dividendo lunedì, avrai visto che a fronte dello stacco accreditato poi sul conto corrente, il valore dell’azione è stato decurtato per il medesimo importo.
Il dividendo infatti è una fetta del valore di capitalizzazione che viene pagata periodicamente (anche se potrebbe non essere pagato) e va a ridurre il valore di capitalizzazione della società quindi il valore della singola azione (che poi ovviamente nella giornata dello stacco subirà le normali fluttuazioni di prezzo di una giornata borsistica). La cedola dell’obbligazione invece rappresenta l’interesse periodico offerto, interesse che quando pagato non incide sul prezzo del titolo.
Non si deve quindi valutare un’azione sulla base del dividendo (o del rapporto dividendo – prezzo azione). Così come chi ancora oggi acquista l’azione prima dello stacco per rivenderla a dividendo incassato, pensando appunto che sia come una cedola obbligazionaria.
Certo, il dividendo può essere un indicatore da tenere in considerazione ma solo in quanto una società che riesce annualmente a produrre buoni utili, e quindi a staccare un buon dividendo con costanza, è sinonimo di società in salute. Bisogna infatti saper capire (e prevedere) se la società sarò in grado di fare utili con costanza. La storia finanziaria è piena di aziende che pagavano buoni dividendi e poi sono tracollate in quando nella realtà non erano in grado di sostenere quel flusso in uscita.
Per l’azionista che non vuole disinvestire da Unicredit e non ha bisogno di liquidità , può essere una buona opzione per mantenere la quota societaria e non anticipare le tasse su una parte dei guadagni (dividendo). E’ comunque importante sapere che puoi richiedere alla tua banca il normale pagamento del dividendo. Puoi farlo presentando richiesta in banca da martedì 19 maggio a venerdì 29 maggio; riceverai poi l’accredito sul conto con valuta 5 giugno.
Come al solito in queste occasioni i media, anche quelli finanziari, generano confusione lasciando intendere che i dividendi siano assimilabili a cedole obbligazionarie. Cito per esempio Milano Finanza di qualche tempo fa “Con i dividendi di Piazza Affari si può ottenere un rendimento medio del 3%, quasi tre volte di più del Btp a dieci anni sceso al minimo storico …”.
Ovviamente si tratta di un confronto che non ha senso, come ho già avuto più volte modo di ribadire. Se possiedi azioni che hanno staccato il dividendo lunedì, avrai visto che a fronte dello stacco accreditato poi sul conto corrente, il valore dell’azione è stato decurtato per il medesimo importo.
Il dividendo infatti è una fetta del valore di capitalizzazione che viene pagata periodicamente (anche se potrebbe non essere pagato) e va a ridurre il valore di capitalizzazione della società quindi il valore della singola azione (che poi ovviamente nella giornata dello stacco subirà le normali fluttuazioni di prezzo di una giornata borsistica). La cedola dell’obbligazione invece rappresenta l’interesse periodico offerto, interesse che quando pagato non incide sul prezzo del titolo.
Non si deve quindi valutare un’azione sulla base del dividendo (o del rapporto dividendo – prezzo azione). Così come chi ancora oggi acquista l’azione prima dello stacco per rivenderla a dividendo incassato, pensando appunto che sia come una cedola obbligazionaria.
Certo, il dividendo può essere un indicatore da tenere in considerazione ma solo in quanto una società che riesce annualmente a produrre buoni utili, e quindi a staccare un buon dividendo con costanza, è sinonimo di società in salute. Bisogna infatti saper capire (e prevedere) se la società sarò in grado di fare utili con costanza. La storia finanziaria è piena di aziende che pagavano buoni dividendi e poi sono tracollate in quando nella realtà non erano in grado di sostenere quel flusso in uscita.
Lo scrip dividend di Unicredit
Evidenzio poi, visto che ci sono molti azionisti Unicredit, che la banca quest’anno pagherà uno scrip dividend. In parole semplici il dividendo viene pagato con l’assegnazione di nuove azioni: verrà offerta 1 azione ordinaria ogni 50 azioni ordinarie possedute, e 1 azione risparmio ogni 72 azioni risparmio possedute.Per l’azionista che non vuole disinvestire da Unicredit e non ha bisogno di liquidità , può essere una buona opzione per mantenere la quota societaria e non anticipare le tasse su una parte dei guadagni (dividendo). E’ comunque importante sapere che puoi richiedere alla tua banca il normale pagamento del dividendo. Puoi farlo presentando richiesta in banca da martedì 19 maggio a venerdì 29 maggio; riceverai poi l’accredito sul conto con valuta 5 giugno.
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