Recentemente sulla Borsa di Wall Street si è quotata Lending Club , la principale società americana di social lending. Lending Club è operativa dal 2007, ha affrontato quindi tutto il periodo della crisi finanziaria uscendone benissimo anche grazie al sistema americano che gli ha permesso di trovare importanti e sostanziosi finanziatori senza dover ricorrere alle banche.
D’altronde il social lending consiste proprio nel disintermediare il classico sistema bancario mettendo a contatto diretto finanziato e finanziatore. L’idea al fondatore venne proprio quando si accorse, nel 2006, di pagare tassi di interessi a due cifre sui suoi debiti mentre sui soldi depositati in banca riceveva ben poco.
Di fatto, nonostante il termine inglese anche un po’ fuorviante (di social c’è ben poco) siamo di fronte ad un semplice prestito tra privati che si effettua tramite una piattaforma online. Le società di social lending infatti non prestano soldi direttamente, ma mette in contatto chi li ha e chi ne ha bisogno, facendosi pagare una commissione per ogni transazione.
Complice probabilmente la crisi però il settore non è mai riuscito a raggiungere i numeri di altri paesi. La stessa Prestiamoci è stata rilanciata da qualche mese da nuovi soci, e a novembre acquistata dalla norvegese TrustBuddy, il maggior operatore internazionale nel social lending, operante in diversi paesi europei e quotato al Nasdaq.
La società di Ivrea indica oggi di intermediare intorno ai 150-200 mila euro a settimana, mentre Smartika ha erogato finora circa 3.000 prestiti per un totale di 16 milioni di euro erogati.
I richiedenti devono indicare importo e finalità del finanziamento richiesto, oltre che tutta una serie di dati necessari per determinarne il profilo di rischio. Se possiede i requisiti di merito creditizio definiti dalla piattaforma la sua richiesta è inserita nel marketplace.
Il Prestatore mette a disposizione un capitale che viene suddiviso in piccole quote (da 20 o 50 euro in base alla piattaforma) in modo da diversificare il rischio. Può quindi investire ogni singola quota su una determinata richiesta di finanziamento, oppure stabilire un rendimento atteso minimo lasciando alla piattaforma il compito di abbinare le proposte.
Una volta raccolta la cifra necessaria, il Richiedente ottiene il finanziamento tramite bonifico sul suo conto corrente, da cui mensilmente verranno poi prelevate le rate. Il Prestatore riceve quindi ogni mese il rimborso delle singole quote investite nei vari finanziamenti, comprensive degli interessi maturati.
I tassi di interesse si aggirano tra il 5% abbondante e il 10% circa in base al profilo di rischio. Smartika indica un tasso medio per l’investitore pari al 6,59%, al netto della commissione della piattaforma.
Per chi viene finanziato il beneficio è subito più evidente, in quanto è subito in grado di vedere il tasso proposto e confrontarlo con quello che otterrebbe in banca o presso una finanziaria.
Per l’investitore invece ci sono diversi rischi. Il primo è il rischio di non vedere rimborsata la propria quota, in tutto o in parte. Rischio contenuto sia per la buona affidabilità della piattaforma, sia per la suddivisione del capitale in mini-quote. Più frequente invece il rischio di vedere una parte del proprio capitale immobilizzato sul conto corrente in attesa di essere investito. Visto i numeri del social lending italiano infatti i tempi per abbinare le proposte non sono immediati, e nel frattempo quindi la quota rimane non impegnata e senza rendimento.
Si tratta insomma di un fenomeno che sebbene presente da vari anni è di fatto ancora agli inizi. Inutile dire che, per chi vuole provarlo, si tratta di investire cifre di modico valore (per cui bassi rischi ma anche bassi interessi).
D’altronde il social lending consiste proprio nel disintermediare il classico sistema bancario mettendo a contatto diretto finanziato e finanziatore. L’idea al fondatore venne proprio quando si accorse, nel 2006, di pagare tassi di interessi a due cifre sui suoi debiti mentre sui soldi depositati in banca riceveva ben poco.
Di fatto, nonostante il termine inglese anche un po’ fuorviante (di social c’è ben poco) siamo di fronte ad un semplice prestito tra privati che si effettua tramite una piattaforma online. Le società di social lending infatti non prestano soldi direttamente, ma mette in contatto chi li ha e chi ne ha bisogno, facendosi pagare una commissione per ogni transazione.
Il prestito tra privati in Italia
Il social lending non è nuovo nemmeno in Italia. Da diversi anni esistono società operanti nel settore, con alterne fortune tra sospensioni e chiusure (es. Boober). Oggi sono attive due società, Prestiamoci e Smartika.Complice probabilmente la crisi però il settore non è mai riuscito a raggiungere i numeri di altri paesi. La stessa Prestiamoci è stata rilanciata da qualche mese da nuovi soci, e a novembre acquistata dalla norvegese TrustBuddy, il maggior operatore internazionale nel social lending, operante in diversi paesi europei e quotato al Nasdaq.
La società di Ivrea indica oggi di intermediare intorno ai 150-200 mila euro a settimana, mentre Smartika ha erogato finora circa 3.000 prestiti per un totale di 16 milioni di euro erogati.
Come funziona
Ai siti di social lending si rivolge sia chi cerca un finanziamento che chi ha soldi che desidera investire in modo più proficuo rispetto al tradizionale conto corrente.I richiedenti devono indicare importo e finalità del finanziamento richiesto, oltre che tutta una serie di dati necessari per determinarne il profilo di rischio. Se possiede i requisiti di merito creditizio definiti dalla piattaforma la sua richiesta è inserita nel marketplace.
Il Prestatore mette a disposizione un capitale che viene suddiviso in piccole quote (da 20 o 50 euro in base alla piattaforma) in modo da diversificare il rischio. Può quindi investire ogni singola quota su una determinata richiesta di finanziamento, oppure stabilire un rendimento atteso minimo lasciando alla piattaforma il compito di abbinare le proposte.
Una volta raccolta la cifra necessaria, il Richiedente ottiene il finanziamento tramite bonifico sul suo conto corrente, da cui mensilmente verranno poi prelevate le rate. Il Prestatore riceve quindi ogni mese il rimborso delle singole quote investite nei vari finanziamenti, comprensive degli interessi maturati.
I tassi di interesse si aggirano tra il 5% abbondante e il 10% circa in base al profilo di rischio. Smartika indica un tasso medio per l’investitore pari al 6,59%, al netto della commissione della piattaforma.
Per chi viene finanziato il beneficio è subito più evidente, in quanto è subito in grado di vedere il tasso proposto e confrontarlo con quello che otterrebbe in banca o presso una finanziaria.
Per l’investitore invece ci sono diversi rischi. Il primo è il rischio di non vedere rimborsata la propria quota, in tutto o in parte. Rischio contenuto sia per la buona affidabilità della piattaforma, sia per la suddivisione del capitale in mini-quote. Più frequente invece il rischio di vedere una parte del proprio capitale immobilizzato sul conto corrente in attesa di essere investito. Visto i numeri del social lending italiano infatti i tempi per abbinare le proposte non sono immediati, e nel frattempo quindi la quota rimane non impegnata e senza rendimento.
Si tratta insomma di un fenomeno che sebbene presente da vari anni è di fatto ancora agli inizi. Inutile dire che, per chi vuole provarlo, si tratta di investire cifre di modico valore (per cui bassi rischi ma anche bassi interessi).
ottimo sistema per perdere tutto.
RispondiEliminafiguriamoci in italia truffano le banche figuriamoci i privati....