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Utili consigli per risparmiare in banca

06/11/25

Cedole in ritardo: quando le banche pagano tardi (e cosa può fare il risparmiatore)

ritardi cedole certificati
Negli ultimi mesi sono aumentate le segnalazioni di ritardi nei pagamenti delle cedole dei certificati d’investimento, un tema che sta diventando sempre più rilevante tra i piccoli risparmiatori italiani. Il problema riguarda i tempi con cui le banche accreditano le cedole dovute agli investitori: in molti casi, anche un semplice slittamento di pochi giorni può rappresentare un danno economico reale.

 

Un fenomeno sempre più diffuso

La questione è tornata alla ribalta dopo una recente decisione dell’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF), che ha condannato un intermediario al risarcimento di 296 euro, oltre agli interessi legali, per un ritardo di dieci giorni nel pagamento di una cedola da 2.625 euro. La banca, pur avendo poi pagato la somma, ha dovuto anche versare 400 euro di sanzione alla Consob.

 

L’ACF ha ricordato che l’intermediario resta sempre responsabile verso il cliente, anche se il ritardo deriva da passaggi tecnici tra l’emittente, la banca depositaria e l’istituto presso cui il risparmiatore ha il proprio conto. In altre parole, per l’investitore conta solo una cosa: ricevere puntualmente la cedola.

 

Come funziona il pagamento delle cedole

Ogni certificato prevede una “record date”, cioè la data in cui si identificano i titolari che hanno diritto alla cedola, seguita dalla “payment date”, il giorno effettivo del pagamento. L’emittente versa la somma dovuta alla banca depositaria, che poi la trasferisce agli istituti presso cui i risparmiatori detengono i titoli. È in questa fase di passaggio che spesso si verificano i ritardi.

Come spiega l’esperto finanziario Gabriele Bellelli (Zefiro SCF), il problema non nasce quasi mai dall’emittente, ma dal trasferimento del denaro tra le banche coinvolte. Eppure, la legge è chiara: l’intermediario finale è l’unico referente del cliente, e non può scaricare la responsabilità su altri.

 

Un danno non solo simbolico

Molti investitori sottovalutano l’impatto di questi ritardi, ma se si moltiplica il danno per migliaia di risparmiatori, il conto complessivo diventa significativo. Il boom dei certificati di investimento, che nel 2025 hanno già superato i 24 miliardi di collocamenti, rende il problema ancora più urgente.

Le tipologie più diffuse — quelle a capitale protetto o condizionatamente protetto — prevedono infatti cedole periodiche, spesso utilizzate come fonte di reddito integrativo. Quando queste cedole arrivano tardi, anche la pianificazione finanziaria del risparmiatore ne risente.

 

Come far valere i propri diritti

Pochi sanno che in Italia esiste uno strumento gratuito e accessibile per tutelarsi: l’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF) della Consob. È un organismo indipendente che si occupa delle controversie tra investitori e intermediari su temi di trasparenza, correttezza e diligenza.

In caso di ritardi o disservizi, il risparmiatore può presentare un ricorso online, anche senza avvocato. Se l’ACF accerta una violazione, l’intermediario è tenuto a rimborsare il danno.

 

In sintesi

  • Anche pochi giorni di ritardo nei pagamenti possono giustificare un risarcimento.

  • L’intermediario (cioè la banca) è sempre responsabile nei confronti del cliente.

  • Il risparmiatore ha diritto a segnalare i casi di ritardo all’ACF Consob.

  • Conviene monitorare le date di pagamento e conservare la documentazione per eventuali ricorsi.

 

In un mercato dove la fiducia è tutto, anche un piccolo disguido può minare il rapporto tra banca e cliente. I risparmiatori devono imparare a essere più consapevoli e meno rassegnati: conoscere i propri diritti è il primo passo per farsi rispettare.


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