Molte banche, praticamente tutte le principali (Unicredit, Intesa Sanpaolo, la ex Ubi Banca, Mps, Banco Bpm) collocavano diamanti in banca, spesso facendoli passare come investimenti alternativi e soprattutto sicuri. Un diamante è per sempre diceva una famosa pubblicità e chi l'aveva comprati infatti rischiava di tenerli per sempre perché rivendendoli avrebbe incassato la metà o pure meno. Prezzi ben superiori persino a quelli delle gioiellerie, che essendo un esercizio al pubblico, ovviamente già non applicano prezzi economici che si possono trovare all'ingrosso. Addirittura prezzi doppi rispetto a quelli del listino Rapaport, un listino comunque da prender con le pinze visto che normalmente si possono acquistare pietre preziose a sconto rispetto a questo prezziario.
Alle banche in questa occasione sono arrivate anche pesanti sanzioni milionarie da Banca d’Italia. Pesanti ma tardive perché ormai il danno era fatto ed era da tempo che le banche operavano. Un esempio di scaricabarile delle autorità italiane. Consob non intervenne perché l'acquisto di diamanti non era configurabile come investimento, anche se molte banche nella loro documentazione e soprattutto nel supporto alla vendita, lo trattavano come tale.
Banca d'Italia invece è intervenuta addirittura 3 anni dopo le sanzioni dell'Antitrust, sanzioni ancora più pesanti. Nell'ottobre 2017 infatti erano state già sanzionate dall’Antitrust con una multa di 3,35 milioni per BPM, 4 milioni per Unicredit, 3 milioni per Banca Intesa e 2 milioni per Mps.
Delle multe però i clienti non se ne potevano far molto. Da lì sono iniziate le iniziative per il recupero. Alcune banche hanno transato, con proposte di riacquisto. Ma ancora oggi non tutti i clienti sono stati rimborsati e in generale in tanti hanno transato un valore di riacquisto che nella migliore delle ipotesi restituiva quanto pagato.
Ma in questo articolo mi interessa più dimostrare come ancora una volta tanti clienti siano caduti in un acquisto come minimo incauto. Non sapevano nulla di diamanti e si sono fidati ciecamente di un intermediario che prende commissioni non da lui ma dal venditore. Credo che la vicenda dei diamanti sia l'esempio più evidente di come ancora troppe persone non abbiano capito che in banca non fanno consulenza, in banca vendono i loro prodotti. Del resto perché dovrebbero farti consulenza visto che non la paghi? Siamo rimasti il bot people, ma oggi in banca non propongono più i bot o i btp, ma fondi di investimento, certificati e polizze vita finanziarie. E' l'ora che sia chiaro a chi investe.
E' anche un peccato che la vicenda abbia "rovinato" anche il settore dei diamanti. Ora infatti molti non si fidano ad acquistare. Il diamante non è sicuramente per tutti, non è detto che sia un investimento, specie se incastonato in un anello o altro gioiello. Ma per chi ha molte disponibilità o interesse nel settore, è un ambito interessante, consiglio in proposito la lettura di Investire in Diamanti.
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