Annualmente Plus 24 (settimanale del sabato del Sole 24 Ore) dedica un’inchiesta al mondo dei prestiti sociali delle Coop. Il motivo è semplice: questi prodotti sono posseduti da circa 1,2 milioni di soci per un controvalore di quasi 11 miliardi di risparmio raccolto.
Sono quindi molte le persone interessate dall’andamento di questi prodotti. Riporto quindi un breve sunto della recente inchiesta pubblicata dal settimanale economico.
La raccolta del pubblico risparmio è un’attività tutelata a livello costituzionale, per questo in Italia è riservata solo a società sottoposte a rigidi controlli e vigilanza.
In pratica però anche i prestiti sociali Coop lo sono, ma per aggirare tale vincolo vengono definiti come prestiti dei soci alla cooperativa, la quale dovrebbe destinarli al conseguimento dell'oggetto sociale della società .
In cambio la Coop si impegna a garantire al prestatore un compenso. Se in passato i tassi proposti erano semplicemente in linea con i titoli di Stato a breve termine (Bot), in tempi più recenti le Coop sono state costrette a modificare l’offerta per fronteggiare la concorrenza dei conti deposito delle banche.
Per questo ora si sono affiancati ai libretti di risparmio liberi anche quelli vincolati, in cui analogamente ai conti deposito, le somme depositate sono vincolate fino ad una determinata scadenza offrendo in cambio rendimenti superiori.
Attualmente i tassi pagati partono dallo 0,65% annuo lordo; rispetto al passato ora scontano la ritenuta fiscale del 26% sugli interessi divenuti esigibili dal primo luglio 2014, con effetto retroattivo anche su quelli maturati in precedenza.
Il tema è noto da tempo, anche Banca d’Italia ha già segnalato più volte come non abbia poteri di intervento anche se di fatto si tratta di raccolta di risparmio, un’attività solitamente riservata ad enti vigilati.
Le regole quindi sono lasciate alle singole Coop e l’unica tutela per il depositante è il patrimonio della Cooperativa. Patrimonio che spesso è composto da beni immobili e strumentali che all’atto pratico sono registrati in bilancio a valori superiori a quelli ottenibili in caso di liquidazione o vendita forzata. Inoltre i prestiti sociali possono essere persino multipli del patrimonio dell’azienda, il caso limite è l’Unicoop Tirreno che detiene prestiti sociali pari a 5 volte il suo patrimonio.
Non tutte le Coop poi pubblicano il loro bilancio, rendendo impossibile per il socio prestatore quanto meno verificare la solidità del patrimonio e l’andamento della società .
Sicuramente non investimenti idonei all’oggetto sociale e nemmeno oculati se si pensa che le prime due banche sono proprio quelle che negli ultimi stress test sono risultate le peggiori a livello italiano (e per questo obbligate ad un nuovo aumento di capitale), e la Banca di Spoleto è sottoposta ad amministrazione straordinaria.
Prestiti sociali quindi che invece di essere destinati ai fini cooperativistici, sono stati destinati per ben il 16% alla pura finanza. Tanto che, per effetto delle svalutazioni delle partecipazioni, complessivamente le principali cooperative hanno chiuso gli ultimi bilanci consolidati in perdita. E nei bilanci i valori delle partecipazioni non sono stati ancora svalutati ai correnti valori di Borsa (e questo ancor prima delle ultime vicende legate agli aumenti di capitale che sia MPS che Carige dovranno effettuare).
Nelle ultime settimane infatti la Procura della Repubblica di Trieste ha chiesto al Tribunale civile il fallimento delle Cooperative Operaie di Trieste, Istria e Friuli. E’ quindi stato nominato un amministratore giudiziario che per tutelare il patrimonio societario ha sospeso i rimborsi del prestito sociale. 17 mila piccoli risparmiatori che hanno prestato 100 milioni di euro non possono ora riavere i loro soldi. Ed il rischio di perdite è elevato, quei soldi non ci sono più: spariti in mala gestione, anche truffaldina (come tra l’altro già segnalato dall’inchiesta di Plus 24 del gennaio 2013, ma ci sono voluti quasi due anni per arrivare all’intervento della magistratura). Visto i debiti pregressi e il fatto che i possessori dei prestiti sociali sono debitori di ultima istanza (cioè vengono dopo dipendenti, fisco, fornitori etc.), rischiano di ricevere solo circa il 30% dei lori risparmi, l'importo garantito da una fideiussione ad hoc. Comunque vada, verranno rimborsati solo parzialmente.
Contemporaneamente (il 21 novembre) la Coop Carnica ha presentato richiesta di concordato preventivo al Tribunale di Udine facendo scattare il blocco dei 30 milioni depositati da circa 3mila soci nei libretti di risparmio della Coop di Tolmezzo. Analogo rischio lo hanno corso anche 800 soci della Coop Risparmio di Rieti, in liquidazione coatta amministrativa dal 2012 che hanno atteso il rimborso di oltre 2 milioni di euro.
Peggio ancora per i 3 mila soci della Coopcostruttori di Argenta (Ferrara) che avevano sottoscritto prestiti sociali per 42 milioni di euro oltre all’acquisto di azioni di partecipazione cooperativa per 37 milioni. Dopo mesi si sono visti rimborsare il 50% del prestito e il 42% delle azioni.
E’ importante capire quindi che ogni investimento ha un rischio. Solitamente per una legge della finanza a maggior rischio corrisponde anche maggior rendimento. Ma questi prodotti sono del tutto svincolati dal mercato, e nonostante la poca trasparenza e gli alti rischi, pagano rendimenti risicati. Nell’attesa e nella speranza che, dopo anni di richieste, la politica intervenga a sanare questa anomalia, è bene che i risparmiatori siano informati dei rischi che corrono.
Sono quindi molte le persone interessate dall’andamento di questi prodotti. Riporto quindi un breve sunto della recente inchiesta pubblicata dal settimanale economico.
Prestiti sociali Coop - cosa sono
Questi prodotti, più propriamente chiamati libretti di risparmio Coop, sono strumenti tramite cui varie società cooperative raccolgono risparmio presso i soci.La raccolta del pubblico risparmio è un’attività tutelata a livello costituzionale, per questo in Italia è riservata solo a società sottoposte a rigidi controlli e vigilanza.
In pratica però anche i prestiti sociali Coop lo sono, ma per aggirare tale vincolo vengono definiti come prestiti dei soci alla cooperativa, la quale dovrebbe destinarli al conseguimento dell'oggetto sociale della società .
In cambio la Coop si impegna a garantire al prestatore un compenso. Se in passato i tassi proposti erano semplicemente in linea con i titoli di Stato a breve termine (Bot), in tempi più recenti le Coop sono state costrette a modificare l’offerta per fronteggiare la concorrenza dei conti deposito delle banche.
Per questo ora si sono affiancati ai libretti di risparmio liberi anche quelli vincolati, in cui analogamente ai conti deposito, le somme depositate sono vincolate fino ad una determinata scadenza offrendo in cambio rendimenti superiori.
Attualmente i tassi pagati partono dallo 0,65% annuo lordo; rispetto al passato ora scontano la ritenuta fiscale del 26% sugli interessi divenuti esigibili dal primo luglio 2014, con effetto retroattivo anche su quelli maturati in precedenza.
Vigilanza e trasparenza
Nonostante le notevoli somme di denaro in ballo, si tratta di prodotti non sottoposti ad alcuna vigilanza finanziaria da parte della Banca d’Italia o di altra istituzione, e privi di un sistema di garanzia tipo il fondo di garanzia sui depositi.Il tema è noto da tempo, anche Banca d’Italia ha già segnalato più volte come non abbia poteri di intervento anche se di fatto si tratta di raccolta di risparmio, un’attività solitamente riservata ad enti vigilati.
Le regole quindi sono lasciate alle singole Coop e l’unica tutela per il depositante è il patrimonio della Cooperativa. Patrimonio che spesso è composto da beni immobili e strumentali che all’atto pratico sono registrati in bilancio a valori superiori a quelli ottenibili in caso di liquidazione o vendita forzata. Inoltre i prestiti sociali possono essere persino multipli del patrimonio dell’azienda, il caso limite è l’Unicoop Tirreno che detiene prestiti sociali pari a 5 volte il suo patrimonio.
Non tutte le Coop poi pubblicano il loro bilancio, rendendo impossibile per il socio prestatore quanto meno verificare la solidità del patrimonio e l’andamento della società .
La crisi economica e finanziaria delle Coop
Ovviamente anche le Coop stanno subendo gli effetti della crisi dei consumi. Ma paradossalmente pagano ancora di più la crisi finanziaria. Infatti nei loro bilanci ci sono ben 1,8 miliardi investiti in partecipazioni, in particolare in Banca Monte dei Paschi di Siena, Banca Carige, Banca Popolare di Spoleto e Unipol, titoli che hanno subito pesanti svalutazioni.Sicuramente non investimenti idonei all’oggetto sociale e nemmeno oculati se si pensa che le prime due banche sono proprio quelle che negli ultimi stress test sono risultate le peggiori a livello italiano (e per questo obbligate ad un nuovo aumento di capitale), e la Banca di Spoleto è sottoposta ad amministrazione straordinaria.
Prestiti sociali quindi che invece di essere destinati ai fini cooperativistici, sono stati destinati per ben il 16% alla pura finanza. Tanto che, per effetto delle svalutazioni delle partecipazioni, complessivamente le principali cooperative hanno chiuso gli ultimi bilanci consolidati in perdita. E nei bilanci i valori delle partecipazioni non sono stati ancora svalutati ai correnti valori di Borsa (e questo ancor prima delle ultime vicende legate agli aumenti di capitale che sia MPS che Carige dovranno effettuare).
Fallimenti e rischi del prestito sociale
Ma i soci prestatori rischiano effettivamente? La risposta è data da una serie di fallimenti di cooperative degli ultimi anni. Abbiamo infatti visto che l’unica tutela per il prestatore è il patrimonio della società , ma cosa succede se la società fallisce o va semplicemente in difficoltà ? Vediamo alcuni casi recenti e reali.Nelle ultime settimane infatti la Procura della Repubblica di Trieste ha chiesto al Tribunale civile il fallimento delle Cooperative Operaie di Trieste, Istria e Friuli. E’ quindi stato nominato un amministratore giudiziario che per tutelare il patrimonio societario ha sospeso i rimborsi del prestito sociale. 17 mila piccoli risparmiatori che hanno prestato 100 milioni di euro non possono ora riavere i loro soldi. Ed il rischio di perdite è elevato, quei soldi non ci sono più: spariti in mala gestione, anche truffaldina (come tra l’altro già segnalato dall’inchiesta di Plus 24 del gennaio 2013, ma ci sono voluti quasi due anni per arrivare all’intervento della magistratura). Visto i debiti pregressi e il fatto che i possessori dei prestiti sociali sono debitori di ultima istanza (cioè vengono dopo dipendenti, fisco, fornitori etc.), rischiano di ricevere solo circa il 30% dei lori risparmi, l'importo garantito da una fideiussione ad hoc. Comunque vada, verranno rimborsati solo parzialmente.
Contemporaneamente (il 21 novembre) la Coop Carnica ha presentato richiesta di concordato preventivo al Tribunale di Udine facendo scattare il blocco dei 30 milioni depositati da circa 3mila soci nei libretti di risparmio della Coop di Tolmezzo. Analogo rischio lo hanno corso anche 800 soci della Coop Risparmio di Rieti, in liquidazione coatta amministrativa dal 2012 che hanno atteso il rimborso di oltre 2 milioni di euro.
Peggio ancora per i 3 mila soci della Coopcostruttori di Argenta (Ferrara) che avevano sottoscritto prestiti sociali per 42 milioni di euro oltre all’acquisto di azioni di partecipazione cooperativa per 37 milioni. Dopo mesi si sono visti rimborsare il 50% del prestito e il 42% delle azioni.
E’ importante capire quindi che ogni investimento ha un rischio. Solitamente per una legge della finanza a maggior rischio corrisponde anche maggior rendimento. Ma questi prodotti sono del tutto svincolati dal mercato, e nonostante la poca trasparenza e gli alti rischi, pagano rendimenti risicati. Nell’attesa e nella speranza che, dopo anni di richieste, la politica intervenga a sanare questa anomalia, è bene che i risparmiatori siano informati dei rischi che corrono.
Esiste il modo sicuro - oltre il materasso - per parcheggiare il risparmio, che non sia il conto corrente?
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