In questi giorni sulla Borsa Italiana sono in corso diverse operazioni: aumenti di capitale da parte di alcune banche e i collocamenti di società come Fincantieri, Cerved e soprattutto Fineco (codice Isin IT0000072170).
Fineco è un marchio noto, soprattutto ai piccoli investitori. Normale quindi che abbia attirato l’attenzione.
Con questo articolo non intendo comunque indicare se sottoscrivere o meno l’offerta, ma semplicemente trarne spunto per evidenziare i principali elementi da valutare in occasione delle IPO (Initial Public Offering, in parole povere il collocamento iniziale di una società in Borsa).
L’operazione è in sostanza una vendita di azioni da parte di Unicredit, controllante di Fineco, che ne collocherà direttamente sul mercato il 30% più un 4,5% in opzione alle banche coordinatrici dell’operazione.
L’offerta aperta per due settimane si concluderà il 26 giugno, le nuove azioni saranno negoziabili in Borsa dal 2 luglio.
Il prezzo di aggiudicazione sarà definito dopo la chiusura dell’offerta, per ora è stato indicato un intervallo compreso fra 3,5 e 4,4 euro per azione, che corrisponde a una valutazione della società tra 2,1 e 2,66 miliardi.
Agli investitori istituzionali è riservato il 90% dell’offerta, il resto va al pubblico retail (piccoli investitori) che possono acquistare lotti da 1.000 azioni (investimento minimo quindi 3.500 – 4.400 euro).
Motivazioni dell'operazione
La prima cosa da valutare sono le ragioni dell’offerta.
Una IPO può essere:
Inutile dire che il primo tipo di offerta è una situazione migliore per l’acquirente, in quanto dà maggiori garanzie sullo scopo del collocamento. E’ però anche vero che Fineco è in grado di autosostenere la crescita con i propri mezzi.
Controllo e flottante
Sulla base del punto precedente va anche considerato chi avrà il controllo della società e quale quota sarà collocata in Borsa e quindi potrà essere liberamente scambiata (cosiddetto flottante).
Il controllo di maggioranza assoluta rimarrà a Unicredit che ne potrà quindi condizionare le scelte.
Il 34% collocato sul mercato è invece una buona percentuale che garantisce scambi e liquidità sul titolo.
Business e prospettive future
Ovviamente poi va considerata l’attività della società collocata. Fineco è il leader del trading online in Italia ed è il primo broker in Europa per ordini eseguiti. Ma ha anche una rete di promotori finanziari.
E se si va a vedere quale attività contribuisce di più ai ricavi si scopre con sorpresa che non è il trading online (28,13%) né la vendita di prodotti di risparmio gestito e affini (23,31%) ma l’attività bancaria (49,57%).
Soldi ricavati investendo la raccolta dei clienti in prestiti diretti soprattutto alla capogruppo Unicredit (sia come impieghi sia come acquisto di obbligazioni). E’ evidente che questo forte legame con la Capogruppo non sia un bene per il piccolo azionista.
Fineco rimane comunque un’azienda sana, che fa utili e con buone prospettive di crescita, soprattutto sfruttando il business già avviato dei prodotti del gestito ( fondi multimanager della casa) e l’invitabile crescita dell’investing online in Italia, ambito dove è leader.
E’ già stata annunciata una politica di dividendi generosi, gradita ovviamente alla controllante ma che, se sostenibile come appare, porterà vantaggi a tutti gli azionisti.
Bilancio e confronti statistici
Un elemento importante da monitorare sono i valori statistici di bilancio che vanno confrontati con quelli dei competitor.
L'indicatore maggiormente utilizzato per le valutazioni delle azioni è il P/E, il rapporto tra il prezzo e l’utile per azione.
Nel caso di Fineco questo sarà piuttosto alto, compreso tra 24,9 e 31,3 in base al prezzo finale di aggiudicazione dell’offerta, ma se si considera l’utile netto rettificato da alcune poste straordinarie, il rapporto p/e scende a 20,5 – 25, valori più in media con quello delle principali banche dirette europee. Alcuni hanno azzardato un paragone con l'americana Charles Schwab che, quotata nel 1987, ha messo a segno una performance pari a +7395. Ma è evidente come il paragone non regga per tempistica e mercato.
Il problema è che come abbiamo visto Fineco è una banca ibrida, non solo di trading online. Il futuro si appoggerà soprattutto sulla raccolta del gestito, per questo è utile compararle con società del settore.
Qui possiamo utilizzare un altro indicatore. Le azioni Fineco saranno collocate ad un prezzo pari a 3/4 volte il patrimonio, mentre le banche italiane hanno mediamente un rapporto inferiore a uno. Ma se si guardano società più affini, in particolare Mediolanum (banca con rete di promotori che punta anch’essa a prodotti del gestito fatti in casa) il rapporto si avvicina con Fineco.
Resta il fatto che il prezzo di collocamento delle azioni, se confrontato con i competitors, è mediamente alto.
Attenzione e attese del mercato
La notorietà del marchio fa sì che il titolo sia molto atteso e seguito. Del resto l’offerta è già stata coperta in toto il terzo giorno di apertura. Ci sarà quindi un riparto tra i gli aderenti a cui verrà assegnata solo una quota di quanto richiesto.
Questo è ovviamente un aspetto positivo in quanto significa che molti, per speculazione di breve periodo o investimento di lungo, desiderano entrare sul titolo. Per quanto certi numeri lascino il tempo che trovino, si ritiene che con un rapporto tra domanda e offerta superiore a 7 o 8, sia lecito attendersi un rialzo nei primi giorni di contrattazione.
C’è un altro fattore da considerare nel caso di Fineco. La sua capitalizzazione supererà i 2 miliardi di euro (nel migliore dei casi 2,67 miliardi). Se la valutazione crescerà ulteriormente potrà facilmente entrare nella lista delle blue chips di Milano, quelle azioni che per esempio Fondi, ETF e derivati dovranno detenere per replicare l’indice di Borsa.
Momentum
Non si può poi considerare il momentum, inteso come l’andamento di Borsa dei giorni in cui si svolge l’IPO.
La Borsa Italiana viene da un periodo di euforia, in cui le banche italiane hanno beneficiato della politica monetaria della BCE. Il “sentiment” è quindi positivo anche se in questi ultimi giorni le quotazioni di mercato, ed in particolare le banche, sono calate..
Da notare poi che il primo giorno di negoziazione di Cerved, altra matricola di Borsa, è stato ampiamente negativo (-5%).
Orizzonte temporale
Un ultima considerazione all'ottica con cui si investe su una IPO. C'è chi punta solo ad una speculazione sul titolo nel breve, chi invece guarda più lontano.
E’ indubbio che Fineco si presti ad una “scommessa” di breve periodo, ossia puntare ad una crescita nei primi giorni di negoziazione per poi vendere in guadagno.
La forte domanda dell’IPO e la volontà di ben figurare di Unicredit, nonostante il calo recente della Borsa, rendono probabile una partenza positiva. Ma come detto le variabili da valutare sono molte, ancor più nel lungo periodo.
È bene non farsi prendere dall'euforia, valutando realmente se l'adesione all'Ipo è interessante per la tua situazione oppure no.
Fineco è un marchio noto, soprattutto ai piccoli investitori. Normale quindi che abbia attirato l’attenzione.
Con questo articolo non intendo comunque indicare se sottoscrivere o meno l’offerta, ma semplicemente trarne spunto per evidenziare i principali elementi da valutare in occasione delle IPO (Initial Public Offering, in parole povere il collocamento iniziale di una società in Borsa).
Carattetistiche dell’Ipo di Fineco
Iniziamo anzitutto a vedere le caratteristiche di questa offerta.L’operazione è in sostanza una vendita di azioni da parte di Unicredit, controllante di Fineco, che ne collocherà direttamente sul mercato il 30% più un 4,5% in opzione alle banche coordinatrici dell’operazione.
L’offerta aperta per due settimane si concluderà il 26 giugno, le nuove azioni saranno negoziabili in Borsa dal 2 luglio.
Il prezzo di aggiudicazione sarà definito dopo la chiusura dell’offerta, per ora è stato indicato un intervallo compreso fra 3,5 e 4,4 euro per azione, che corrisponde a una valutazione della società tra 2,1 e 2,66 miliardi.
Agli investitori istituzionali è riservato il 90% dell’offerta, il resto va al pubblico retail (piccoli investitori) che possono acquistare lotti da 1.000 azioni (investimento minimo quindi 3.500 – 4.400 euro).
Come valutare se conviene investire
Come si fa a decidere se investire in una Ipo? La risposta è complessa in quanto sono molti i fattori che entrano in gioco, sia interni alla società sia esterni. Vediamo quindi i principali elementi da valutare per prendere una decisione.Motivazioni dell'operazione
La prima cosa da valutare sono le ragioni dell’offerta.
Una IPO può essere:
- Ops (Offerta pubblica di sottoscrizione) che prevede che sul mercato siano collocate azioni di nuova emissione. Non vi è quindi la vendita di azioni già disponibili, bensì un'offerta che comporta un aumento di capitale e una raccolta di capitale fresco per l'impresa. Di solito l'obiettivo è raccogliere denaro per finanziare la crescita futura dell'azienda;
- Opv (offerta pubblica di vendita), vale a dire una cessione di quote da parte degli attuali azionisti controllanti. Non c’è quindi raccolta di capitale per l'impresa ma raccolta di liquidità per gli offerenti.
Inutile dire che il primo tipo di offerta è una situazione migliore per l’acquirente, in quanto dà maggiori garanzie sullo scopo del collocamento. E’ però anche vero che Fineco è in grado di autosostenere la crescita con i propri mezzi.
Controllo e flottante
Sulla base del punto precedente va anche considerato chi avrà il controllo della società e quale quota sarà collocata in Borsa e quindi potrà essere liberamente scambiata (cosiddetto flottante).
Il controllo di maggioranza assoluta rimarrà a Unicredit che ne potrà quindi condizionare le scelte.
Il 34% collocato sul mercato è invece una buona percentuale che garantisce scambi e liquidità sul titolo.
Business e prospettive future
Ovviamente poi va considerata l’attività della società collocata. Fineco è il leader del trading online in Italia ed è il primo broker in Europa per ordini eseguiti. Ma ha anche una rete di promotori finanziari.
E se si va a vedere quale attività contribuisce di più ai ricavi si scopre con sorpresa che non è il trading online (28,13%) né la vendita di prodotti di risparmio gestito e affini (23,31%) ma l’attività bancaria (49,57%).
Soldi ricavati investendo la raccolta dei clienti in prestiti diretti soprattutto alla capogruppo Unicredit (sia come impieghi sia come acquisto di obbligazioni). E’ evidente che questo forte legame con la Capogruppo non sia un bene per il piccolo azionista.
Fineco rimane comunque un’azienda sana, che fa utili e con buone prospettive di crescita, soprattutto sfruttando il business già avviato dei prodotti del gestito ( fondi multimanager della casa) e l’invitabile crescita dell’investing online in Italia, ambito dove è leader.
E’ già stata annunciata una politica di dividendi generosi, gradita ovviamente alla controllante ma che, se sostenibile come appare, porterà vantaggi a tutti gli azionisti.
Bilancio e confronti statistici
Un elemento importante da monitorare sono i valori statistici di bilancio che vanno confrontati con quelli dei competitor.
L'indicatore maggiormente utilizzato per le valutazioni delle azioni è il P/E, il rapporto tra il prezzo e l’utile per azione.
Nel caso di Fineco questo sarà piuttosto alto, compreso tra 24,9 e 31,3 in base al prezzo finale di aggiudicazione dell’offerta, ma se si considera l’utile netto rettificato da alcune poste straordinarie, il rapporto p/e scende a 20,5 – 25, valori più in media con quello delle principali banche dirette europee. Alcuni hanno azzardato un paragone con l'americana Charles Schwab che, quotata nel 1987, ha messo a segno una performance pari a +7395. Ma è evidente come il paragone non regga per tempistica e mercato.
Il problema è che come abbiamo visto Fineco è una banca ibrida, non solo di trading online. Il futuro si appoggerà soprattutto sulla raccolta del gestito, per questo è utile compararle con società del settore.
Qui possiamo utilizzare un altro indicatore. Le azioni Fineco saranno collocate ad un prezzo pari a 3/4 volte il patrimonio, mentre le banche italiane hanno mediamente un rapporto inferiore a uno. Ma se si guardano società più affini, in particolare Mediolanum (banca con rete di promotori che punta anch’essa a prodotti del gestito fatti in casa) il rapporto si avvicina con Fineco.
Resta il fatto che il prezzo di collocamento delle azioni, se confrontato con i competitors, è mediamente alto.
Attenzione e attese del mercato
La notorietà del marchio fa sì che il titolo sia molto atteso e seguito. Del resto l’offerta è già stata coperta in toto il terzo giorno di apertura. Ci sarà quindi un riparto tra i gli aderenti a cui verrà assegnata solo una quota di quanto richiesto.
Questo è ovviamente un aspetto positivo in quanto significa che molti, per speculazione di breve periodo o investimento di lungo, desiderano entrare sul titolo. Per quanto certi numeri lascino il tempo che trovino, si ritiene che con un rapporto tra domanda e offerta superiore a 7 o 8, sia lecito attendersi un rialzo nei primi giorni di contrattazione.
C’è un altro fattore da considerare nel caso di Fineco. La sua capitalizzazione supererà i 2 miliardi di euro (nel migliore dei casi 2,67 miliardi). Se la valutazione crescerà ulteriormente potrà facilmente entrare nella lista delle blue chips di Milano, quelle azioni che per esempio Fondi, ETF e derivati dovranno detenere per replicare l’indice di Borsa.
Momentum
Non si può poi considerare il momentum, inteso come l’andamento di Borsa dei giorni in cui si svolge l’IPO.
La Borsa Italiana viene da un periodo di euforia, in cui le banche italiane hanno beneficiato della politica monetaria della BCE. Il “sentiment” è quindi positivo anche se in questi ultimi giorni le quotazioni di mercato, ed in particolare le banche, sono calate..
Da notare poi che il primo giorno di negoziazione di Cerved, altra matricola di Borsa, è stato ampiamente negativo (-5%).
Orizzonte temporale
Un ultima considerazione all'ottica con cui si investe su una IPO. C'è chi punta solo ad una speculazione sul titolo nel breve, chi invece guarda più lontano.
E’ indubbio che Fineco si presti ad una “scommessa” di breve periodo, ossia puntare ad una crescita nei primi giorni di negoziazione per poi vendere in guadagno.
La forte domanda dell’IPO e la volontà di ben figurare di Unicredit, nonostante il calo recente della Borsa, rendono probabile una partenza positiva. Ma come detto le variabili da valutare sono molte, ancor più nel lungo periodo.
È bene non farsi prendere dall'euforia, valutando realmente se l'adesione all'Ipo è interessante per la tua situazione oppure no.
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