Se hai la fortuna di aver del denaro da investire ti sarà successo di sentirti dire dal tuo gestore in banca, o semplicemente leggere, che nel lungo periodo le azioni rendono più delle obbligazioni (tra cui i Titoli di Stato).
I detrattori di questa regola replicano solitamente con la scontata battuta keynesiana per cui “nel lungo periodo saremo tutti morti” o con la banale ma fondamentale domanda in merito a “quanto è lungo il lungo periodo?”.
Ma vediamo se, dati alla mano, possa ritenersi vero l’assunto iniziale per cui le azioni danno un rendimento maggiore rispetto alle obbligazioni (titoli a reddito fisso).
Quando l’investitore sceglie dove collocare il proprio capitale, prende in considerazione varie tipologie di investimento che si differenziano per vari elementi fra cui durata e rischio. In generale i titoli a reddito fisso presentano meno rischi dei titoli azionari. E’ chiaro quindi che per assumersi maggiori rischi, l’azionista si attende anche maggiori rendimenti. Questo extra rendimento è definito come premio al rischio.
Il primo è lo studio di Siegel (pubblicato in “Stocks for the Long Run”) che ha analizzato i rendimenti reali (vale a dire al netto dell’inflazione) del mercato azionario statunitense degli ultimi due secoli, dal 1802 al 2001.
Senza entrare nei dettagli dell’analisi, le tesi finali di questo studio sono che:
La principale risposta viene da Dimson, Marsh e Staunton che hanno analizzato l’andamento dei mercati di 17 paesi (fra cui l’Italia) fra il 1900 e il 2005.
Le principali critiche allo schema di Siegel sono riassunte in due concetti:
Non mi interessa però entrare nelle discussioni teoriche o propendere per una versione o l'altra, ma individuare pragmaticamente dei consigli pratici da seguire in materia di investimenti.
Dalle analisi si può evincere come nell’investimento azionario, più che in quello a reddito fisso che è meno volatile, conti il market timing ossia il momento in cui si acquista sul mercato. Appare chiaro infatti che se si ha la malaugurata idea di comprare quando i mercati sono ai massimi, spinti magari da una bolla speculativa ormai pronta ad esplodere (e purtroppo sono spesso i piccoli risparmiatori che entrano sul mercato proprio in questa situazione) si rischia di dover aspettare a lungo prima di rivedere i propri soldi. Un concetto banale che però spesso si dimentica: se investi 100 in Borsa, e questa perde il 50%, ti ritrovi con 50. Ci vorrà quindi poi un guadagno del 100% (e non del 50%) per recuperare il tuo capitale iniziale.
Le analisi rimarcano inoltre come l’investimento azionario dovrebbe sempre intendersi come un investimento di medio lungo periodo. Se è giusto valutare periodicamente se si stia seguendo la giusta strategia, è anche vero che bisogna avere una certa tolleranza al rischio e saper affrontare (anche emotivamente) delle perdite di breve periodo. Comprare e vendere azioni nel breve è sempre speculazione, da lasciar fare a chi ha un’alta propensione al rischio e soprattutto maggiori conoscenze. Premesso che in Borsa bisognerebbe investire solo i soldi di cui non si ha stretta necessità, se non sei disposto a perdere anche nel breve periodo, evita di acquistare azioni.
Ma soprattutto le analisi ci ricordano che quando si parla di mercati finanziari non si deve mai dare nulla per scontato e che nessuno è in grado di azzeccare le previsioni (prova per esempio a leggerti i report relativi alle aspettative sull’economia e sui mercati per il 2008). Quando effettui un investimento quindi ascolta pure i consigli di amici e consulenti ma ricorda che guadagni e soprattutto perdite saranno solo tue.
I detrattori di questa regola replicano solitamente con la scontata battuta keynesiana per cui “nel lungo periodo saremo tutti morti” o con la banale ma fondamentale domanda in merito a “quanto è lungo il lungo periodo?”.
Ma vediamo se, dati alla mano, possa ritenersi vero l’assunto iniziale per cui le azioni danno un rendimento maggiore rispetto alle obbligazioni (titoli a reddito fisso).
Cosa dice la teoria: il premio al rischio
Che le azioni debbano offrire rendimenti superiori ai titoli a reddito fisso è un assunto dell’attuale teoria finanziaria ma anche del buon senso.Quando l’investitore sceglie dove collocare il proprio capitale, prende in considerazione varie tipologie di investimento che si differenziano per vari elementi fra cui durata e rischio. In generale i titoli a reddito fisso presentano meno rischi dei titoli azionari. E’ chiaro quindi che per assumersi maggiori rischi, l’azionista si attende anche maggiori rendimenti. Questo extra rendimento è definito come premio al rischio.
Cosa dicono i dati storici
Sul tema sono diversi gli studi effettuati, mi soffermo sui due probabilmente più importanti, o per lo meno più discussi.Il primo è lo studio di Siegel (pubblicato in “Stocks for the Long Run”) che ha analizzato i rendimenti reali (vale a dire al netto dell’inflazione) del mercato azionario statunitense degli ultimi due secoli, dal 1802 al 2001.
Senza entrare nei dettagli dell’analisi, le tesi finali di questo studio sono che:
- l’investimento azionario è rischioso nel breve periodo ma su un orizzonte temporale di almeno 20 anni è sicuro e con rendimento costante (circa il 7%);
- su tale arco temporale (20 anni) l’investimento azionario offre rendimenti sempre superiori all’inflazione e alle altre forme di investimento;
- l’investimento in azioni è quindi nel lungo termine il più sicuro in termini di mantenimento del potere d’acquisto.
La principale risposta viene da Dimson, Marsh e Staunton che hanno analizzato l’andamento dei mercati di 17 paesi (fra cui l’Italia) fra il 1900 e il 2005.
Le principali critiche allo schema di Siegel sono riassunte in due concetti:
- “Sampling error”: i dati storici sono ancora pochi per fare previsioni sul futuro;
- “Success bias”: l’analisi di Siegel è limitata solo agli Stati Uniti, i quali hanno avuto una performance effettivamente ottima nel secolo scorso. Considerando un campione di altri sedici paesi le conclusioni non risultano più valide. Si allunga infatti il periodo minimo per avere sempre rendimenti reali positivi e soprattutto non in tutti i periodi ventennali le azioni battono il rendimento dei titoli a reddito fisso. Mediamente nel 14% dei periodi ventennali non c’è stato alcun premio al rischio (19% per quanto riguarda l’Italia).
La mia opinione
Sembrerebbe quindi che la tesi per cui le azioni rendano più delle obbligazioni sia vera solo per gli Stati Uniti. Anzi dovrei precisare gli Stati Uniti del secolo scorso. Per l’Italia questo non sempre si è verificato (19% dei periodi di 20 anni) .Non mi interessa però entrare nelle discussioni teoriche o propendere per una versione o l'altra, ma individuare pragmaticamente dei consigli pratici da seguire in materia di investimenti.
Dalle analisi si può evincere come nell’investimento azionario, più che in quello a reddito fisso che è meno volatile, conti il market timing ossia il momento in cui si acquista sul mercato. Appare chiaro infatti che se si ha la malaugurata idea di comprare quando i mercati sono ai massimi, spinti magari da una bolla speculativa ormai pronta ad esplodere (e purtroppo sono spesso i piccoli risparmiatori che entrano sul mercato proprio in questa situazione) si rischia di dover aspettare a lungo prima di rivedere i propri soldi. Un concetto banale che però spesso si dimentica: se investi 100 in Borsa, e questa perde il 50%, ti ritrovi con 50. Ci vorrà quindi poi un guadagno del 100% (e non del 50%) per recuperare il tuo capitale iniziale.
Le analisi rimarcano inoltre come l’investimento azionario dovrebbe sempre intendersi come un investimento di medio lungo periodo. Se è giusto valutare periodicamente se si stia seguendo la giusta strategia, è anche vero che bisogna avere una certa tolleranza al rischio e saper affrontare (anche emotivamente) delle perdite di breve periodo. Comprare e vendere azioni nel breve è sempre speculazione, da lasciar fare a chi ha un’alta propensione al rischio e soprattutto maggiori conoscenze. Premesso che in Borsa bisognerebbe investire solo i soldi di cui non si ha stretta necessità, se non sei disposto a perdere anche nel breve periodo, evita di acquistare azioni.
Ma soprattutto le analisi ci ricordano che quando si parla di mercati finanziari non si deve mai dare nulla per scontato e che nessuno è in grado di azzeccare le previsioni (prova per esempio a leggerti i report relativi alle aspettative sull’economia e sui mercati per il 2008). Quando effettui un investimento quindi ascolta pure i consigli di amici e consulenti ma ricorda che guadagni e soprattutto perdite saranno solo tue.
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