Per diversificare il portafoglio obbligazionario può valer la pena considerare i bond in valuta estera? Prendiamo questa tabella pubblicata sul Corriere Economia che riporta emissioni in sei differenti divise con caratteristiche simili.
Nel caso di bond in valuta, occorre prestare attenzione non solo alla cedola e alla quotazione del titolo,ma anche alle oscillazioni dei rapporti di cambio tra l’euro e la moneta di riferimento dell’emissione.Nella tabella sono riportati titoli di emittenti sicuri, non così però può dirsi delle valute. Non che una valuta possa fallire ovviamente, ma può subire oscillazioni important.
Spicca per esempio la prima obbligazione della Banca europeaper la ricostruzione e losviluppo, che ha come monetadi riferimentola lira turca. Valuta che negli ultimi anni ha avuto fortissime oscillazioni e soprattutto perdite, dovute a una politica monetaria troppo blanda e politicizzata.
Il rendimento che ne consegue (26%) è di gran lunga superiore a quello che le emissioni d’area euro propongono per una scadenza pressoché simile e molto breve:meno di un anno. Come l’Oat francese (3,50%) o il bund(3,22%) che scadono nel febbraio del 2024, ovvero pochi giorni dopo quella del titolo in lire turche.
Anche i titoli in dollari, pur rendendo più di quelli denominati in euro, rendono molto meno. Supera l’11% l’obbligazionedellaBanca europeaper gli investimenti espressa nella moneta messicana.
La maggior parte dei titoli presenti è quotata dalla Borsa Italiana. Ma a chi sono adatte le emissioni della tabella? A investitori con propensione al rischio almeno media se parliamo di dollari, medio-alta per le altre.
Attenzione alla dinamica del rapporto di cambio che può esser maggiore pure del flusso cedolare andando a creare una plusvalenza o una minusvalenza.
La quota da destinare a questa tipologia di strumenti non dovrebbe superare il 10% del portafoglio, arrivando al 20% in caso di elevata propensione al rischio. E' comunque sconsigliato a chi non ha propensione al rischio e competenze finanziarie.
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